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TESTO Commento su Pr 9,1-6; Sal 33; Ef 5,15-20; Gv 6,51-58

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (19/08/2018)

Vangelo: Pr 9,1-6; Sal 33; Ef 5,15-20; Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,51-58

51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Nel brano evangelico, che la liturgia domenicale offre alla nostra contemplazione è contenuta la conclusione del discorso di Gesù sul pane di vita.
Per tutte le religioni e civiltà di questo mondo mangiare alla stessa tavola crea vincoli sacri che si evidenziano con l'accoglienza e la confidenza. Il vangelo è pieno di banchetti, a cominciare da quello di Cana per finire con quello di Pasqua. È durante il banchetto sacro, che celebrava l'uscita di Israele dalla schiavitù dell'Egitto che, Gesù di Nazaret, si confidò con umanissima intimità ai suoi discepoli.
Tutto il discorso, contenuto nei vv. di questo brano evangelico, riflettono il ricordo, che ha Giovanni della rivelazione che Gesù ha fatto di se stesso per mezzo delle sue parole e della sua croce: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo”, cibo di vita eterna, di risurrezione e ora continua ad esserlo anche per noi. Questo è il discorso che il Figlio di Dio fa ai suoi intimi quando stare offrire la propria persona per la nostra redenzione e lo dice ai suoi discepoli perché lo riferiscano a noi che viviamo la fine dei tempi.
Accoglierlo con sincerità e grazia sotto i segni sacramentali significherà, per noi cristiani, giungere, in questo mondo a una unità nuova con lui e ricevere la promessa della risurrezione nell'ultimo giorno.
In questo mondo esistono due circostanze importanti: la cultura e la sapienza. La cultura è una conquista dell'uomo che può diventare strumento di dominio e garanzia di privilegio. La sapienza viene da Dio e chiede a noi un atteggiamento di conquista ma di accoglimento, per questo essa è riservata ai poveri, agli anawin.
La parola di Dio è rivelata in maniera definitiva da Gesù di Nazaret e non attraverso le università di teologia, di filosofia o i colossi della comunicazione, come si tende a far credere oggi. Questa Parola rivelata è stata messa a morte dalla coalizione cultura del tempo tra potere religioso, potere civile e potere economico, ma Dio lo ha risuscitato e costituito Signore di tutte le cose.
A noi, che esuli viviamo in questo mondo, di Gesù non ci rimane che un pezzo di pane e con le parole che ci invitano a prenderlo e mangialo per entrare in comunione con lui.

L'ufficio delle letture ha inizio con il libro dei Proverbi (9,1-6), un libro poetico, che fa parte della Bibbia dei LXX scritto in greco ma pensato in ebraico, intorno al 30 a.C.. Esso non fa parte del canone ebraico come pure non ne fanno parte altri sei libri: Tobia, Giuditta, Primo e Secondo Maccabei, Siracide e Baruc. La divergenza tra canone ebraico e canone cattolico dipende dal fatto che il concilio di Trento, nel 1546, scelse come canone di la Bibbia dei LXX in quanto i luterani avevano scelto il canone ebraico e anche perché fin dai primi secoli fu caro ai cristiani per le citazione che ne aveva fatto gli evangelisti. Ma veniamo ai vv 6-1 del capitolo 9°.
L'autore personifica ls Sapienza come una donna saggia, intenta a invitare i giovani inesperti a un banchetto. Essa è la manifestazione di Dio sulla terra.
La sapienza possiede una dimora sontuosa, da lei stessa costruita e mentre lei, con le sue proprie mani, prepara il banchetto per gli invitati, le sue ancelle stanno sulle alture della città in cerca di invitati. a casa della sapienza è una cassa particolarmente bella, ha sette colonne, come sette sono i doni dello Spirito Santo, le virtù che la sostengono, i sacramenti.
Ha ucciso gli animali: in queste parole alcuni hanno visto il riferimento al Figlio unigenito immolato in modo cruento sulla croce e in modo incruento sugli altari.
Ha mandato le sue ancelle: conio termine ancelle si intendono coloro che sono incaricati dell'educazione dei fanciulli, cioè i genitori, i catechisti, i sacerdoti e quanti invitano i fanciulli a partecipare alla mensa eucaristica.
In sintesi siamo tutti invitati a tavola per condividere con Dio il pane vi vita e il calice della salvezza tutte le volte che lo vogliamo, partecipando all'Eucaristia.

Il Salmista invita tutti gli anawin a partecipare al convito da Dio preparato. Oggi c'è l'opinione che dice “bisogna essere attenti ai più poveri”. Ma se guardiamo le statistiche vediamo che il numero dei poveri è aumentato mentre il numero dei ricchi è diminuito ma le ricchezze di questi è aumentata, solo in coloro che hanno i mezzi per poterlo fare, le grandi ricchezze e il grande potere.
Chi vuole essere felice deve fuggire il male e praticare rio bene, adorare e cercare Dio, Signore del vero bene.

La lettera di san Paolo Ef 5, 15-20, suggerisce che quanti sono stati svegliati dal loro porpore da Gesù Cristo non devono condurre una vita da comatosi ne dire che i tempi attuali sono cattivi, ogni giorno che passa è pieno della presenza di Cristo, ogni domenica dovrebbe donarci la gioia di vivere la promessa da Lui fateci.

Per gli ebrei l'Haggadah di Pasqua era la celebrazione-memoriale di un fatto storico: l'esodo dall'Egitto. Ma Gesù nel capitolo sesto del Vangelo di Giovanni ci dice che dopo di lui, durante la cena dell'Haggadah pasquale sarà servita la sua carne il suo sangue quali vero cibo e vera bevanda. Queste sono parole incredibili per un ebreo osservante che non poteva bere il sangue non solo di un essere umano ma neppure di un animale.Il mistero dell'eucaristia rientra nel piano di amore di Dio per l'umanità che offre suo figlio per la vita del mondo. Quanti si accostano al pane di vita in verità sanno di essere chiamati a viver nella gioia senza fine.
Carne e sangue sono due simboli importanti per capire questo brano evangelico. La carne è il simbolo che si riferisce al lavoro mentre il sangue è i simbolo del dolore dell'uomo, il quale ha senso e suscita speranza solo se vissuto alla luce di Cristo crocifisso e risorto

Revisione di vita
- Siamo ceri che l'Eucaristia che riceviamo nella messa è il Pane del Pellegrino in viaggio verso la vita eterna?
- Crediamo che questo nostro corpo, che porta i segni del peccato, è destinato a morire perché possa godere della vita per la quale è stato creato da Dio?
- L'Eucaristia è per noi il pegno messo da Dio nella nostra carne come garanzia del futuro che si fa sempre più vicino?

Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari.

 

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