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TESTO Commento su Es 16,2-4.12-15; Sal 77; Ef 4,17.20-24; Gv 6,24-35

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XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (05/08/2018)

Vangelo: Es 16,2-4.12-15; Sal 77; Ef 4,17.20-24; Gv 6,24-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,24-35

24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

26Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 29Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

30Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

Le letture che, la liturgia di questa domenica ci invita a contemplare, offrono un messaggio biblico che può essere letto come un cammino verso la libertà. Come dice il Concilio Vaticano II: la Chiesa è il popolo di Dio in cammino con tutto il genere umano e ci invita a non procedere per cammini separati, ma tutti siamo sollecitati a precedere dentro il cammino dell'umanità, come ci dice la parola del Vangelo, il cui messaggio è un messaggio di liberazione dalla schiavitù, non solo del peccato, ma anche da ogni male.
La parola di Dio va accolta e manifestata nel vivere quotidiano. Essa ci dice di rinunciare alla sicurezza, basata sulle garanzie dei beni materiali: la pentola della carne che bolle nel focolare, il pane, non importa se è di orzo, purché si risolva il problema della fame. La libertà è un rischio perché non offre garanzie. Per cui vivere la fede vuol significare accogliere il dono del giorno (dacci oggi il nostro pane quotidiano), senza volere la sicurezza per il domani, ma solo sperarla.
Il Cristiano non rimpiange il passato deve solo aprire spiragli di futuro così portare un contributo di speranza al resto dell'umanità, con il suo stile di vita, basato sul Vangelo.
Cercare Dio non è sufficiente, bisogna conoscere il motivo per cui lo si cerca. I modi per cui lo si cerca sono tanti ma non tutti sono giusti, perché noi cerchiamo spesso beni terreni mentre egli dispensa vita eterna che non è di questo mondo.
Mi si permetta di dire che Dio ava oltre il cibo che perisce: le quaglie, la manna e qualsiasi altro cibo lunga a lungo andare stancano perché “non di solo pane vive L'uomo.

La prima lettura è tratta dal libro dell'Esodo. Nel deserto di Sin quando ornai avevano terminato le scorte portate dall'Egitto, i figli di Israeliti mormorarono “ contro Mosè e contro Aronne” perché sentivano gli stimoli della fame. Essi, qui, rimpiangono di non essere morti per mano del Signore in Egitto, dove erano schiavi, ma nutriti a sazietà.
La scelta della libertà viene ora rifiutata, il desiderio impellente è quello più importante, il peccato (cipolle e carne bollita) è migliore della salvezza dalla schiavitù. Ma Dio, che tutto sente e tutto provvede, dice a Mosè, affinché lo riferisca al popolo, che mangeranno pane al mattino e carne alla sera. Così il popolo constaterà quanto è grande la potenza di Dio e capirà che mormorare contro Mosè e Aronne è mormorare contro Dio, poiché loro sono solamente esecutori di ordini.
Quale è il contenuto di questa lettura?: Dio è dalla parte di coloro che costruiscono l'avvenire; non ama quelli che trovano sempre che ai loro tempi era meglio.

Il Salmista per mezzo di questo lungo salmo (il più lungo dopo il 118), nonostante le apparenze, non porta alla disperazione perché, quantunque l'uomo rinnovi continuamente le sue infedeltà, Dio risponde con misericordia e ci perdona dandoci il Pane della vita per “salvare il suo popolo”.

La seconda lettura che la Chiesa, questa settimana, ci invita a meditare, è un brano tratto dalla lettera agli Efesini di san Paolo. In essa l'apostolo delle genti dichiara che, nella vita terrena cogliere i piaceri immediati, a portata di mano, specie al giorno d'oggi, sono tentazioni comuni da cui nessuno è esente. Egli dichiara, in maniera esplicita, che ci vuole molta esperienza e molta fede perché “l'uomo non si corrompa dietro le passioni ingannatrici”. Per l'autore della lettera la fonte della felicità zampilla dentro di noi, ed è pertanto in noi che siamo esortare a cercarla, non dietro le cose del mondo. È questo il solo modo possibile per deporre l'uomo vecchi...e rivestire l'uomo nuovo, creato da Dio nella giustizia e nella santità vera”.

Il Vangelo, che la liturgia odierna offre alla nostra meditazione, è tratto da quello di Giovanni (Gv 6, 24-35). Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci Gesù raggiunge Cafarnao dove tiene il “discorso del pane eucaristico”. In questo discorso Egli inizia a parlare del “cibo che perisce” e conclude con il pane “ che dura per la vita eterna”, Questo pane, necessario per la vita eterna, lo si ottiene, non andando al supermarket, ma con la fede in Lui, presente in mezzo a noi, anche se non lo vediamo con i nostri sensi.
Cercare Gesù per motivi materiali non è la ragione sufficiente per trovarlo: “Voi mi cercate perché avete visto dei segni...avete mangiato quei pani e vi siete saziati”. Egli ci invita a cercarlo “non per il cibo che perisce ma (per) quello che dura per l'eternità”. Questo cibo che ci conduce alla vita eterna è lui: “Io sono il pane della vita” anche se in questo mondo abbiamo necessità di pane materiale, ma allo stesso tempo restiamo affamati è questa la nostra fortuna giacché: non viviamo di solo pane, ma anche di amore e di affetto di quanti ci circondano.
Se guardiamo bene, in questo periodo di benessere materiale come mai, l'uomo è diventato più povero perché non fa altro che rifiutare la presenza di Dio in mezzo all'umanità. Ma come dice sant'Agostino “l'uomo sarà sempre inquieto, finché non raggiunge Dio”, ma al contrario non fa altro che chiedere segni per poter credere in Lui. Come dice Gaudium e spes al n.12 “solo Dio dà una risposta piena e certo” all'uomo che cerca segni.

Revisione di vita
- In famiglia e come coppia che solo Dio dà una risposta certa all'uomo di oggi?
- Siamo capaci ancora di stupirci guardando le notti stellate e pensiamo che esse sono frutto di una intelligenza immensamente più grande di noi?
Crediamo che la sazietà non crei i geni ma solamente dei poveri uomini come sta accadendo ora con la globalizzazione?

Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari.

 

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