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TESTO Chi mangia questo pane vivra'

Monastero Janua Coeli  

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (29/05/2005)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

La lettera agli Ebrei sintetizza l'aspetto sacrificale del Corpo di Cristo, quando dice: «Non hai voluto né sacrificio né offerta; un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10, 5-7). Nell'Antico Testamento il sacrificio era un atto compiuto dal sacerdote. In Gesù il sacrificio è una condizione vitale: sacerdote e vittima, compie le promesse antiche e realizza la Pasqua ultima e definitiva con l'atto irripetibile e unico del suo passare da questo mondo al Padre attraverso il dono di sé definitivo e senza condizione. Gesù compie il vero Pesach della storia umana: «Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano...» (Gv 13,1). Passare: la nuova Pasqua è proprio in questo passaggio di Cristo da questo mondo al Padre attraverso il sangue del suo sacrificio. L'eucaristia ne è il memoriale, pane del deserto e presenza di salvezza, patto di fedeltà e di comunione scritto nella persona del Verbo. Non c'è simbolismo più profondo di quello del sangue: esso crea tra le due parti quasi una comunità fisica. Il sangue per gli ebrei è l'anima; quando le due parti che contraggono l'alleanza ne sono aspersi, attraverso il contatto con una sola e stessa anima, diventano una sola anima: è un rito di comunione... Il sangue dell'alleanza è un sangue di comunione. Ne deriva una verità centrale per l'intelligenza della redenzione: il sangue di Gesù opera la redenzione del mondo perché comunica al mondo la vita di Dio. In questo spargimento di sangue si consuma la nostra unità con Dio, si compiono le nozze divine (M. MAGRASSI, Vivere la liturgia, Ed. La Scala, Noci BA 1978, p. 308).

Chi mangia questo pane vivrà

MEDITAZIONE

Domande

Transustanziazione? Cosa significa? Che Cristo non è nel pane, in quanto la sostanza del pane e del vino non sono più. Gli elementi materiali sono trasformati dallo Spirito, e restano mutati. Cristo è presente sotto ciascuna specie per intero. Il Risorto non muore più, perciò il suo Corpo e il suo Sangue non possono più essere realmente separati. La presenza concomitante del Corpo col Sangue e del Sangue col Corpo dice la presenza del Figlio del Dio vivente, Cristo nella sua umanità e nella sua divinità, nel suo corpo e nella sua anima.

Chiave di lettura

La mia carne è vero cibo. Quanto mangia l'uomo di oggi! Mangia di tutto: parole, pensieri, progetti, cibi, vestiti... la sua ingordigia è diventata incommensurabile perché i morsi della fame di senso lo dilaniano senza pietà. E nel desiderio di sentirsi in qualche modo appagato non sceglie cosa mangiare, trangugia di tutto. L'indigestione è assicurata! Cristo nutre e da vita, placa la fame. Ma chi cerca la carne di Cristo? Noi che siamo abituati a fare la comunione abbiamo forse il coraggio di assumere come nostro il suo pensiero, i suoi desideri, le sue speranze? Mangiamo un pezzo di ostia, ma non passa forse tra le tante cose senza lasciare traccia?! Quel senso di disperazione che resta addosso, quella percezione di non centrare il bersaglio della vita, quella soffusa amarezza che assale nei momenti più impensati.. non sarà forse indice che Cristo non è diventato nostra carne, ma che noi lo abbiamo lasciato andar via senza trattenerlo nelle fibre del nostro essere? Pane vivo. Vita per sempre. Si può discutere con queste verità eterne, ed è quello che puntualmente si fa quando non si da credito al fatto che egli dimori in noi e noi in lui. Se lui è carne della mia carne perché il vangelo non è diventato il mio criterio di verità? Perché faccio fatica ad amare gli altri se sono membra del corpo di Cristo che ricevo nell'Eucaristia? Mangio la mia condanna se non amo i fratelli, perché sono essi il corpo di Cristo. Con la comunione io mi nutro del Capo del corpo, ma le sue membra, queste sono i credenti! La linfa della vita che il suo Sangue mi comunica mi conferisce consanguineità con tutti coloro che vivono sulla terra. E con quale coraggio dico di avere nemici, persone che non mi vanno a genio, estranei? È un pane disceso dal cielo quella Parola che come una miccia fa esplodere interrogativi che sono ordigni in cuore, capaci di aprire voragini di attesa per risposte lungamente cercate.

PREGHIERA

«Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo» ( Gn 14, 18).

CONTEMPLAZIONE

La presenza del tuo Verbo fatto carne che mi attrae e mi avvolge mi spinge a vivere nella peregrinazione del tempo l'esperienza di Pesach, il passaggio dalla schiavitù del mio peccato alla libertà di essere figlio tuo, Padre. Fammi diventare come Gesù, capace di esultare nello Spirito e di contemplare le opere meravigliose della tua ammirabile luce, offrendo l'eucaristia della mia corporeità: sacrificio vivente, santo e gradito in un culto spirituale che si addice al popolo di tua conquista, stirpe eletta, sacerdozio regale: la tua Chiesa santa.

Per i piccoli

Gesù ci dice: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo»...

Quando noi "mangiamo" Gesù lui diventa il nostro sangue, entra nelle nostre membra, diventa un tutt'uno con noi. E noi diventiamo un tutt'uno con lui. Quindi lui si fa piccolo con noi, e noi diventiamo grandi come lui. Stando in lui, quando lui viene mangiato da qualcuno, noi entriamo in quella vita. Questo è un mistero. Perché il mangiare fisico è la via perché avvenga il mangiare spirituale. Fare la comunione equivale a essere uniti a tutti, avere il cielo in cuore, entrare in cielo, essere Gesù... comunione significa: avere tutto di Gesù, il suo modo di guardare, di parlare, di camminare... è straordinaria questa cosa. Nel suo Corpo noi abitiamo come in casa nostra perché da lui riceviamo vita e gioia. Chi mangia Gesù, non può essere triste o disperato. Non è solo! Diventa due, tre, dieci, cento, mille, milioni, miliardi... è Chiesa, una lampada che brilla nell'universo.

Gesù, vieni nella mia vita,
perché io non posso fare a meno di te.
Tu che vivi in me
rendimi parola viva
del tuo amore infinito...
Ti mangerò ogni giorno, Gesù, perché no?!
Tu se il mio amico più caro!!!!!!

 

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