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TESTO Ecco il Pane dei viandanti verso l'eternita'

padre Antonio Rungi

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (29/05/2005)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Celebriamo oggi la solennità del Corpus Domini, che fino a qualche decennio fa si festeggiava il giovedì. La manifestazione esterna più significativa di tale solennità è la processione del SS. Sacramento per le vie delle nostre città. Il significato più vero di questa speciale giornata sta nel meditare sul mistero della presenza reale di Gesù nell'Ostia Santa. Presenza in corpo, sangue, anima e divinità, ovvero una presenza piena e totale. E' il grande miracolo al quale assistiamo ogni volta che un sacerdote, ricordando e facendo ciò che fece Gesù nell'ultima cena, consacra il Pane ed il Vino, che diventano il Corpo ed il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo.

La solennità di quest'anno assume poi uno speciale significato per tutta la Chiesa, essendo in corso l'Anno dell'Eucaristia, indetto da Giovanni Paolo II, di venerata memoria, e per la Chiesa italiana, che oggi, a Bari, alla presenza del Santo Padre, Benedetto XVI, chiude il Congresso eucaristico nazionale. Tanti motivi occasionali e ricorrenti per dare la giusta importanza ad una solennità che è la sintesi di tutto il nostro itinerario spirituale, in quanto dall'Eucaristia attingiamo la forza interiore per camminare ogni giorno verso il Signore e nel Signore incontrare ogni uomo, nostro fratello nella professione dell'unica fede nel Cristo morto e risorto, di cui la S. Messa è memoriale. Facciamo nostra la sequenza della Messa del Corpus Domini: "Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli: non dev'essere gettato. Con i simboli è annunziato, in Isacco dato a morte, nell'agnello della Pasqua, nella manna data ai padri. Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi. Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi".

Gesù eucaristia è il nostro pane che ci sostiene nel cammino della vita e ci introduce progressivamente verso i pascoli eterni. Soprattutto nei momenti di difficoltà e di sofferenza è il sostegno indispensabile per fronteggiare le sofferenze e il patire quotidiano, come pure il viatico per aiutarci a vivere serenamente il nostro passaggio verso l'eternità. Tale Pane degli Angeli ci costituisce in comunità fraterne e noi, alimentandoci ad esso, cresciamo nell'unità e nella comunione reciproca. Questa dimensione ecclesiale del mistero eucaristico ce la rammenta l'Apostolo Paolo nel brano della prima lettera ai Corinzi che leggiamo oggi. "Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane". O come meglio esprimiamo "Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio perenne; a te per primo si offrì vittima di salvezza, e comandò a noi di perpetuare l'offerta in sua memoria. Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa".

La dottrina teologica su questo "Grande Sacramento", che adoriamo oggi e sempre ogni volta che partecipiamo alla S. Messa o celebriamo il culto eucaristico al di fuori della Messa, la troviamo espressa in modo mirabile nel testo del Vangelo di Giovanni, che leggiamo in questa solennità: "In quel tempo, Gesù disse alle folle dei Giudei: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".

Questo Pane disceso dal Cielo è Cristo stesso che ha voluto perpetuare la sua vicinanza all'umanità ed alla sua Chiesa nel sacramento dell'Eucaristia, fino al secondo e definitivo Avvento. Da qui la necessità di questa speciale e singolare compagnia di Gesù nella nostra vita, quella che nella fede noi comprendiamo meglio e quella che avvertiamo in modo personale ogni volta che riceviamo l'Ostia Santa o ci fermiamo in silenzio e contemplazione davanti al Tabernacolo o all'Ostensorio e sgorga dalle nostre labbra la preghiera che ben conosciamo: "Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede

il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione".

Non possiamo concludere questa riflessione senza citare il testo della Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, Mane Nobiscum Domine, circa il Giorno del Signore, la nostra Pasqua settimanale: "In particolare auspico che in questo anno si ponga un impegno speciale nel riscoprire e vivere pienamente la Domenica come giorno del Signore e giorno della Chiesa. Sarei felice se si rimeditasse quanto ebbi a scrivere nella Lettera apostolica Dies Domini. «È proprio nella Messa domenicale, infatti, che i cristiani rivivono in modo particolarmente intenso l'esperienza fatta dagli Apostoli la sera di Pasqua, quando il Risorto si manifestò ad essi riuniti insieme (cfr Gv 20,19). In quel piccolo nucleo di discepoli, primizia della Chiesa, era in qualche modo presente il Popolo di Dio di tutti i tempi». I sacerdoti nel loro impegno pastorale prestino, durante questo anno di grazia, un'attenzione ancor più grande alla Messa domenicale, come celebrazione in cui la comunità parrocchiale si ritrova in maniera corale, vedendo ordinariamente partecipi anche i vari gruppi, movimenti, associazioni in essa presenti" (MND, 23).

Ma questa solennità non può far passare sotto silenzio i tanti testi splendidi scritti da Santi, Pontefici, Vescovi, Sacerdoti, religiosi, laici o semplicemente devoti della SS. Eucaristia su questo insondabile mistero della fede, con quale annunciamo la morte del Signore, proclamiamo la sua risurrezione, nell'attesa della sua venuta.

Come, pure, non possiamo dimenticare il giorno della nostra Prima Comunione, con quanta gioia e devozione abbiamo ricevuto il Signore dentro il nostro cuore. Ricordiamo anche tutte le volte che, probabilmente, ci siamo accostati a questo grande mistero della fede non con le dovute disposizioni interiori o addirittura in peccato, mangiando di fatto la nostra condanna, piuttosto che ricevere la grazia di una ritrovata comunione con il Signore ed in Lui con i nostri fratelli.

 

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