TESTO ... e se Dio passasse di lì?
don Angelo Casati Sulla soglia
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III domenica dopo Pentecoste (Anno B) (10/06/2018)
Vangelo: Mc 10,1-12
1Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. 2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Ho letto: "Alcuni farisei si avvicinarono per metterlo alla prova...". Perdonate, vorrei confessarvi una prima reazione a queste parole. Forse discutibile. Mi dicevo: "Non se ne può proprio più! Ma basta con questi che vanno sempre a fare questioni di legge, di lecito e di non lecito, senza mai guardare in faccia una situazione reale, una persona concreta. Basta! Per loro esiste solo il codice". E Gesù in qualche modo glielo fa sputare fuori il codice, l'ordine di Mosè, che permette il ripudio della moglie. Si fa dire ciò che sta scritto, ed ecco che subito aggiunge un "ma". Forte quel "ma", suona come un prendere le distanze dalla stessa legge. Che può nascondere una durezza, la durezza del cuore, anche la durezza di coloro che fanno appello alla legge. Non so se ha colpito anche voi la reazione di Gesù che dà del "duri di cuore" proprio a quelli che passavano come i puri.
Dice - e lo dice scavalcando i tempi -: "Per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma. Ma...". Ecco il "ma": "Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina, per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola". E' è stato bello che la liturgia abbia annodato a questo vangelo la pagina della Genesi a cui Gesù fa riferimento. E' come se Gesù dicesse: "Non immiseritevi in legalismi. Che non hanno altro esito se non questo: fare di voi dei giudici presuntuosi e duri di cuore. Ditemi voi, non aveva forse trovato la durezza del cuore il giorno in cui gli portarono, facce gelide, una donna adultera? Anche quel giorno, a quelli che lo interrogavano, proprio non gliene importava della donna: andava lapidata. Secondo la legge.
Ecco la legge! E Gesù a scrivere per terra. Quasi volesse scrivere - perdonatemi - sui granellini di sabbia un'altra legge. "Toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne": aveva detto un giorno suo Padre. E lui, lui aveva imparato. Ebbene, con il racconto della Genesi, cui fa appello Gesù, noi lasciamo alle spalle il fondale cupo della durezza, della durezza e anche della freddezza, di certe dispute teologiche, per far tesoro di pagine colme di simboli, di parole sapienti, che ci raccontano dell'uomo e della donna come sono nel pensiero bello di Dio.
C'è una parola che sta all'inizio del nostro brano, una di quelle parole che senti e, una volta sentita, la sua eco ti accompagna, e non finisce tanto è netta, senza smarginature e sapiente. E quasi la vorresti scrivere dappertutto: su ogni stipite di casa, sulle pareti dell'anima. Il racconto ha appena finito di dire che, dopo aver plasmato il terrestre da polvere del suolo, Dio ha per lui creato un giardino da favola, alberi e acque a non finire. Non bastava. Ecco la parola! E Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo". Da stampare, da stampare sulle pareti, soprattutto sule pareti dell'anima! E allora - voi mi capite - aldilà di tutti i nostri sofismi, non dovrebbe essere questo il male contro cui lottare: la solitudine? Che non è bene, è il male.
E Dio cosa fa? Porta ogni sorta di animali all'uomo, sarà l'uomo a dare loro un nome: dare un nome è creare un rapporto: "Tu per me hai un nome". Posso sbagliare, ma non sono d'accordo con il commento che precede la lettura sul nostro foglio domenicale, dove, parlando degli animali, si dice che "chiamandoli per nome l'uomo li assoggettava al proprio bisogno". Non è parola di Dio, come la mia peraltro non è - e voi lo sapete - parola di Dio: mai mi azzarderei di dire "parola di Dio", dopo una mia omelia!.
Posso sbagliarmi, ma vi devo dire che non mi sembra corretto, e nemmeno bello, dare spazio nel racconto al verbo "assoggettare". E' un verbo brutto. E anche pericoloso: Il giardino e quanto conteneva Dio lo aveva dato all'uomo - è scritto - perché lo coltivasse e lo custodisse. Verbi ben diversi dall'"assoggettare". Ma anche gli animali non bastavano, anche se c'è un rapporto, e vero; basterebbe pensare a chi in casa ha, che so io, un cane o un gatto o un uccello. Ma non bastava. E che bello che Dio desideri che si colmi anche quel vuoto che, nel cuore, senti quando non c'è qualcuno con cui "corrispondere", dice il testo, con cui condividere profondità dell'anima, sentimenti e passioni. Che bello questo Dio.
Non so se ci avete pensato: se stiamo al testo, non è, di per sé, un Dio che dice: "Io ti basto", come qualche volta troviamo scritto in qualche monastero. Abbiamo bisogno anche di altro. Dopo tutto - perdonate se mi esprimo così - forse non bastava nemmeno lui a se stesso. E perché mai ci ha creato? Sentiva forse bisogno di uscire, di amare e di essere amato? E amare non è rimanere in un bozzolo, è uscita. Uscire incontro all'altro. E non per assoggettare. Verbo brutto e pericoloso! Anzi vorrei dirvi che il verbo "assoggettare", verbo di dominio, è la rovina delle relazioni. In questo caso, infatti, io dispongo dell'altro, dell'altra e finisce che lo derubo, la derubo di ogni mistero.
Se succede, quando succede, non c'è relazione, non c'è amore. C'è possesso, c'è dominio. Vedete, a volte penso che ci siano amori che non siano mai stati amori, e che ci siano state relazioni che non siano mai state veramente relazioni... E poi penso anche, inseguendo le immagini della Genesi, che ci siano solitudini che vanno colmate. A tutti i livelli. E quando sono colmate è un bene - Non è bene la solitudine! - un bene, di cui dovemmo rallegrarci, anzi dovremmo mettere tutta la nostra passione perché nessuno sia nella solitudine. Potremmo inseguire, chissà quanto a lungo, le immagini del nostro racconto.
Permettete che dica ancora una cosa, l'ultima. Ed è questa: quando una solitudine è colmata, sappi che lì è passato Dio. E se tu hai aiutato una donna, un uomo, un'amica, un amico a colmare un po' la solitudine, hai aiutato il passaggio di Dio sula terra. Sono vecchio, ma non finisco di commuovermi al fatto che Dio la donna la porta all'uomo nel sonno, quasi a dire che lì è accaduto qualcosa che non era sotto il tuo controllo, al di là del controllo, o dentro il mistero dei sogni che ti abitano. Adamo ed Eva non vedono Dio. L'uno per l'altra sono il segno che Dio di lì è passato. E li ha sfiorati.
Sono segno del suo passaggio sulla terra.