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TESTO Gesù ci ha messo la faccia. E il Corpo.

don Alberto Brignoli  

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno B) (03/06/2018)

Vangelo: Mc 14,12-16.22-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 14,12-16.22-26

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Le letture che abbiamo ascoltato (mi riferisco in particolare alla prima lettura e al Vangelo) hanno un elemento in comune: ed è il verbo “prendere”, riferito - come azione - ai due protagonisti dei testi proposti dalla Liturgia, ossia Mosè e Gesù. Entrambi stanno compiendo un rito: quello a conclusione dell'Alleanza, per quanto riguarda Mosè, e quello della cena Pasquale per quanto riguarda Gesù e i suoi discepoli. Entrambi, per compiere questo rito, prendono in mano alcuni elementi: Mosè prende un catino con il sangue dei sacrifici e il Libro dell'Alleanza, Gesù prende un pane e un calice con il vino. Presi in mano questi elementi, compiono entrambi dei riti che tra di loro hanno un altro elemento comune: l'Alleanza. Mosè sancisce in questo modo l'Alleanza tra Dio e il popolo d'Israele basandola sui sacrifici offerti a Dio e sul compimento delle Leggi scritte nel libro; Gesù sancisce la nuova Alleanza basandola su un pezzo di pane e un po' di vino condivisi con i suoi discepoli.

Ma mentre l'Alleanza stabilita da Mosè doveva essere continuamente rinnovata con sacrifici nuovi ogni volta che il popolo la rompeva a causa della sua disobbedienza, Gesù dice ai suoi discepoli: “Non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel Regno di Dio”. L'Alleanza di Mosè, quindi, ha carattere provvisorio; l'Alleanza di Gesù viene sancita “una volta per sempre”, come dice la lettera agli Ebrei. E l'altare su cui Gesù stabilisce e sancisce la sua alleanza è il patibolo della croce: ossia, non ci può essere Alleanza tra Dio e i suoi discepoli se non attraverso il sacrificio non di giovenchi o di agnelli, ma della sua stessa vita. Al tempo stesso, Gesù vuole che questo suo sacrificio rimanga nella memoria dei suoi discepoli, e venga ripetuto nei secoli, non per sancire da capo ogni volta un'Alleanza nuova, ma per farne “memoria”, anzi “memoriale”, qualcosa, cioè, che ogni volta che viene celebrato e vissuto si fa presente e vivo. Non lettera morta come quella scritta sul Libro dell'Alleanza; non sangue di animali sacrificati e ogni volta da immolare nuovi; bensì, presenza viva, reale, concreta.

E c'è un'ulteriore “marcia in più”, in questa nuova Alleanza: che a differenza di quella di Mosè, in cui il popolo assisteva da spettatore, la nuova Alleanza permette, a chi la celebra, di esserne partecipe, condividendo non un po' di cibo o qualche bevanda, e nemmeno un libro fatto di leggi, ma il corpo e il sangue dello stesso Cristo Gesù.

“Mistero imperscrutabile e inaccessibile”, come anche cantiamo nella Liturgia? Può darsi: ma di certo efficace, perché ha dato la salvezza ai suoi discepoli e, nei secoli a venire, al mondo intero. Da dove viene l'efficacia di questo misterioso sacrificio? Può sembrare banale dirlo, ma non lo è: dal fatto che Gesù, in questo sacrificio, ci ha messo la faccia e ha pagato di persona. Anzi, non ci ha messo solo la faccia: ci ha messo tutto il Corpo e tutto il Sangue. Ha bevuto fino in fondo il calice amaro della sofferenza che il Padre gli aveva chiesto di bere per la nostra salvezza; ha spezzato per noi la sua vita fino all'ultima briciola, come un pane consumato da un branco di persone affamate, in questo caso affamate di salvezza. Ma questo è stato possibile perché Gesù non si è tirato indietro: ci ha messo la faccia, ha pagato di persona. Invece di sangue di tori e di agnelli ha preso il proprio sangue; invece delle parole di un Codice di Alleanza ha preso la sua Parola, ha preso la Parola, anche quando i suoi nemici glielo volevano impedire. Perché ci ha messo la faccia. E così ha salvato il mondo.

Il frutto più bello di questa Solennità del Corpo e Sangue di Cristo, il frutto più bello del Memoriale della Nuova Alleanza, il frutto più bello della Comunione che riceviamo ogni volta che veniamo a messa è che impariamo anche noi a metterci la faccia, ad assumerci le nostre responsabilità, a pagare di persona per le scelte che facciamo. È quello che chiediamo al Maestro oggi: che ci insegni a fare come lui, a metterci la faccia. E che lo insegni a tutti, credenti o no.

Che lo insegni a coloro che ci governano, in particolare a quelli che iniziano una nuova esperienza di governo nel nostro paese, ai quali auguriamo buon lavoro, e non può essere altrimenti: ma chiediamo loro anche di saperci mettere la faccia, di prendersi le loro responsabilità e di ricordarsi che tutte le promesse che ci hanno fatto andranno a buon fine solo e quando ci metteranno la faccia e saranno disposti a pagare di persona.

Che lo insegni a ogni cristiano impegnato, a partire da noi pastori, perché il servizio che un cristiano svolge nella sua comunità o nel suo ambito di volontariato è efficace solo se è capace di metterci la faccia, di assumersi le proprie responsabilità, e di lavorare per il bene comune anche pagando di persona.

Che lo insegni anche al cristiano anonimo, a quello che partecipa a malapena alla messa domenicale, e che lo fa deliberatamente, evitando di impegnarsi a servizio della comunità e addossando la responsabilità di questa sua assenza agli altri, a quelli che non gli lasciano spazio, a quelli che sono incoerenti, a quelli che “dicono una cosa e ne fanno un'altra”.

Inizia tu, iniziamo noi, a metterci la faccia, ad assumerci le nostre responsabilità, a pagare di persona, a sacrificarci per gli altri senza doverlo far pesare a nessuno: questo vale molto più di tante comunioni eucaristiche fatte solo per assolvere il precetto domenicale.

E termino con le parole sincere, vere, profonde, del Santo Papa Giovanni XXIII, di cui ricorre proprio oggi il 55° anniversario della salita al cielo: “La vera devozione Eucaristica porta alla lealtà, alla rettitudine, alla dirittura morale, anche a costo di sacrificio personale, in vista del bene comune”.

 

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