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TESTO Commento su Marco 3,20-35

fr. Massimo Rossi  

X Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (10/06/2018)

Vangelo: Mc 3,20-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 3,20-35

20Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. 21Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».

22Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». 23Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? 24Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; 25se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. 26Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. 27Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. 28In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; 29ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». 30Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

31Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 32Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 33Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

“Che tempismo!” la madre di Gesù.... proprio nel bel mezzo di una disputa. E che disputa!

Gesù si è appena sentito dare del ‘posseduto', dell'indemoniato, anzi, capo dei demoni.

Ma Lui non si scompone, e sta al gioco! Invece di ribattere all'accusa, affermando di essere Figlio di Dio, il nemico peggiore che un demonio possa incontrare sulla sua strada, Gesù smonta l'accusa degli scribi, pezzo per pezzo, mettendo in luce la contraddittorietà della stessa: “Come può Satana scacciare Satana? Se Satana si ribella contro se stesso, è giunto al capolinea...”. In un altro passo parallelo (Lc 11,14ss.), alla stessa accusa mossagli dalle autorità religiose e dai capi del popolo, Gesù risponde: “Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli, in nome di chi li scacciano?”.

Ma ecco che arriva la famiglia di Gesù, al completo...non proprio al completo... manca suo padre: forse il falegname di Nazareth era in ritardo con le consegne? o forse era già passato a miglior vita? I commentatori mettono in parallelo, praticamente sinonimi, la convinzione dei farisei - ha uno spirito immondo - con quella dei parenti del Signore - è fuori di sé -.

Per la cronaca, gli altri evangelisti non riportano il commento dei familiari... questo fatto rende ancor più complicata l'interpretazione dei versetti in questione: chi sono i suoi? i parenti in senso stretto, o i discepoli? Chi è che dice: “è fuori di sé!” ? La gente? i suoi? oppure si tratta di un impersonale generico, del tipo: “Si dice in giro che costui sia fuori di sé...”?

Infine, chi è il soggetto di “è fuori di sé!”? Gesù o la folla? La critica testuale è divisa.

Dalla semplice osservazione della scena, emerge immediatamente il fatto dell'assembramento di gente attorno alla casa: non c'è da stupirsi che i parenti di Gesù fossero preoccupati dell'incolumità di Gesù, al punto da accorrere per portarlo in salvo...

Il giudizio su di lui - “è fuori di sé” - potrebbe essere motivato dalla sua attività e dalle sue parole, decisamente in controtendenza rispetto alla tradizione e alla morale farisaica...

I parenti temono che questo modo di fare del figlio di Maria possa compromettere il buon nome della famiglia., la quale non era ricca, però godeva di una certa fama. Per questo avrebbero deciso di intervenire per riprendere il controllo della situazione.

Ora, che Gesù avesse deluso le aspettative dei familiari, suscitando non poche preoccupazioni, è indicato da Marco anche altrove: il flop della predicazione a Nazareth era stato commentato dallo stesso Gesù con un velo di amarezza: “Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, fra i suoi parenti e in casa sua.” (cfr. 6,4).

La reazione di Gesù: “Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli?”, lungi dall'essere solo un rifiuto, e neanche tanto implicito, dell'atteggiamento della famiglia eccessivamente protettivo, vuole sottolineare la vicinanza di lui a tutti coloro che hanno ascoltato la sua parole e si sono lasciati liberamente coinvolgere nel suo annuncio di salvezza.

Il grado di parentela non assicura l'appartenenza di diritto alla (nuova) comunità dei salvati.

La salvezza appartiene a coloro che si sono assunti l'impegno di lavorare per il Regno dei Cieli, secondo le condizioni dettate da Cristo: prendere la croce tutti i giorni e seguirlo.

La fedeltà al progetto che il Signore ci ha rivelato, esige la dedizione di tutta la vita... e, in certi momenti della storia, in certi luoghi del mondo, anche al presente, può costare la vita, può costare il martirio.

Se i parenti cercavano di neutralizzare l'azione di Gesù in nome della normalità e dell'equilibrio - la fede cristiana è per sua natura trasgressiva! non ama la normalità e rompe gli equilibri consolidati - gli scribi, invece, vantavano dalla loro parte un sistema religioso forte, un'ortodossia plurisecolare, il potere politico dell'oligarchia sacerdotale, che agiva ai massimi livelli della società, con la pretesa di porsi come diretto interlocutore di Roma. Conosciamo l'ascendente esercitato sul popolo dai Sommi Sacerdoti, al punto di convincere Pilato a condannare il Nazareno.

Per l'entourage del Tempio, Gesù è dunque posseduto da satana e suo complice.

Nella triplice sentenza di Gesù, soprattutto nella parabola della casa dell'uomo forte, il Messia riassume e spiega la Sua missione, nei termini di vittoria sul male e liberazione del mondo dalle potenze demoniache. Le parabole usate, a forte impatto simbolico, ci rivelano la presenza di entità negative ben superiori alla natura... Si tratta di immagini che richiamano il linguaggio dell'AT, ove l'intervento di Dio è descritto dal profeta Isaia come la vittoria di un prode valoroso (49,24.25). Gesù realizza questa profezia nelle parole e nei fatti: “Io ho vinto il mondo!” (Gv 16), dichiara il Signore; nel Cristo, Dio ha veramente vinto il mondo!

Il rifiuto dell'azione di Dio operante nella persona di Gesù, costituisce un vero e proprio insulto alla potenza di Dio; è un peccato contro lo Spirito, la potenza divina che agisce in Gesù dal giorno del battesimo al Giordano. Con questo atteggiamento gli scribi dichiarano il rifiuto radicale della proposta di salvezza annunciata dal Signore.

Il peccato contro lo Spirito Santo non può essere perdonato, non perché sia più grave di tutti gli altri peccati, ma perché rappresenta la mancanza totale della fede, la rinuncia a convertirsi e dunque l'inutilità del perdono...

L'arroganza e la pretesa autosufficienza del potere - di ogni potere! - non sono mai così funeste come quando si ostinano a voler evitare il confronto con Dio, misconoscendo la Sua azione nella storia, rifugiandosi dietro il comodo alibi di chi vorrebbe coprire i segni della presenza di Dio con il sospetto dell'irrazionale, del fideismo, della superstizione, della pazzia, delle potenze oscure del male personificato...
Esiste il diavolo? certo che esiste!!

Ma ricordate: più si parla del diavolo, più (il diavolo) si radica nelle convinzioni della gente, fomentando la paura, risvegliando vecchi orrori...

Insomma, continuiamo a parlarne, e gli faremo reclame, rendendogli il miglior servizio!

Predichiamo Cristo, piuttosto! Il tempo a disposizione è così poco... se ancora lo sprechiamo a parlare di ciò che Cristo non è...

 

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