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TESTO Commento su Matteo 28,16-20

Omelie.org (bambini)  

Santissima Trinità (Anno B) (27/05/2018)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Buongiorno ragazzi!

Oggi è la solennità della Santissima Trinità. Quindi non è soltanto una festa ma è una solennità: la parola stessa indica una festa importante, da sottolineare. È la solennità della Trinità: il nostro Dio che si esprime, che si mostra in tutta la sua intensità di amore per noi.

Dio trinitario che conosciamo con il nome di Padre creatore, di Figlio redentore, di Spirito Santo amore. È, se ci pensate bene, quello che proclamiamo nel Credo tutte le domeniche. Io credo in Dio Padre, in Dio Gesù suo figlio redentore, in Dio Spirito Santo, amore che vivifica, cioè dona vita e sostiene con la sua forza la comunità dei credenti, cioè tutti noi.

È una festa bella quella di oggi, perché questo Dio Trinità ha nella mente e nel cuore ciascuno di noi. E la sua azione costante e fedele è proprio quella di prendersi cura di noi, cioè di Piera, Matteo, Giovanni, Antonio, Lucia, Aurora, Andrea, Roberto, Valentina ecc. Loro tre sono meglio dei tre moschettieri che difendevano il re di Francia! Per loro noi siamo preziosi proprio come dei re, per questo ci custodiscono e ci difendono sempre e comunque, anche quando noi ne siamo lontani col pensiero, col cuore e con il comportamento.

Cerchiamo, come sempre, di entrare meglio nelle parole del Vangelo.

Come avete visto, Gesù risorto dà un appuntamento agli undici discepoli: quello di andare in Galilea e di ritrovarsi su un monte.

Va sottolineato che più volte Gesù risorto dice ai discepoli di tornare in Galilea. Questa indicazione è interessante. La buona notizia che Gesù ha proclamato l'ha proprio iniziata nella regione della Giudea e su un monte ben preciso. Se andate a vedere i primi capitoli del vangelo di Matteo, e precisamente il capitolo 5, c'è un monte importante dal quale prende vita tutto il progetto che Gesù offre ai discepoli e a tutti coloro che saranno battezzati nel NOME del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.

Questo monte è il monte delle beatitudini. Una pagina importantissima che dovremmo conoscere a memoria, un po' come le dieci parole che Dio ha dato al suo popolo sul monte Sinai.

“Beati” è la prima parola, è una parola di felicità, di gioia, di piena realizzazione. Dice Gesù: auoi realizzarti? Vuoi diventare una persona davvero grande e importante?

Condividi. Condividi ciò che hai e ciò che sei. Se farai questo sarai beato, sarai pienamente felice.

Si, in questa festa siamo chiamati a riprendere in mano questo progetto di vita che Gesù ci offre e che diventa come lo statuto del popolo dei credenti in Gesù. Se ci pensate bene ogni popolo, per dirsi tale, ha bisogno di una costituzione che lo descriva davanti a tutti gli altri popoli, con delle regole ben precise per il vivere insieme.

Anche Gesù ha proposto questa “costituzione” per noi che siamo battezzati. Il termine battesimo vuol dire immersione, ma non come quando ci immergiamo in una piscina... questa immersione è molto molto più forte, perché quest'acqua si impregna nella nostra vita! È come quando mettiamo un biscotto dentro il latte o il cappuccino: quel biscotto è ancora biscotto, ma è anche carico di latte o di cappuccino. La nostra vita di battezzati è impregnata della presenza di Dio in noi, una presenza vitale, se accogliamo e siamo in relazione con questo Dio.

Se vi ricordate, poche domeniche fa il verbo che Gesù ripete ai suoi discepoli è RIMANETE. Restare uniti a lui è fondamentale.

Gesù invia gli apostoli, e anche noi, ad essere questo seme di vita, di luce, di speranza, di gusto nel mondo. È come dire: in quella scuola metto Andrea. Con la sua vita, il suo comportamento, il modo di accogliere i compagni, di aiutare chi è in difficoltà mostra la sua fede perché le sue opere, afferma Gesù, somigliano alle mie. Bello no?

Noi siamo altri Gesù. Il termine cristiano vuol dire altri “Cristi”, consacrati per una missione importante.
Voi direte: chissà se ce la possiamo fare!

È lo stesso dubbio che avevano i discepoli e che abbiamo letto nel vangelo. I discepoli non dubitano che Gesù sia vivo o sia risorto... lo vedono!

Hanno invece un grosso dubbio sulla loro capacità di fare quanto il Signore chiede loro, proprio come ciascuno di noi.
E allora cosa fare?

Anche qui la Parola di Dio ci viene incontro. Il vangelo di Matteo termina con una bellissima espressione che non è solo scritta... noi sappiano, infatti, che ogni parola del Signore non è mai vuota o inutile: ogni parola significa, realizza quanto dice.

Il Vangelo termina con questa espressione di Gesù che è una promessa certa: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.

Queste parole ci riempiono il cuore di gioia, di certezza, di amore e di speranza. Se il Signore ci chiede di essere suoi strumenti nel mondo, ci sostiene e ci accompagna in questo impegno importante.

Allora coraggio! Ogni mattina mettiamo la nostra vita nelle mani del nostro Dio facendo un bel segno di croce e affidando la nostra volontà di bene, di gioia e di impegno a Dio perché sostenga i nostri sforzi nel compiere il bene, il bello, il buono verso coloro che incontriamo nella giornata.
Buona domenica!
Commento a cura di Sr. Piera Cori

 

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