TESTO Senza la domenica non possiamo vivere
Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (29/05/2005)
Vangelo: Gv 6,51-58

«51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Credo che tutti i miei cari lettori, che con tanta passione e fede cercano di fare della loro vita, una vita piena di significato, quale solo Dio può dare, sanno che la settimana dal 22 al 29 Maggio a Bari si celebra il solenne Congresso Nazionale Eucaristico. Tutta l'attenzione della Chiesa italiana si rivolge a "farsi ammaestrare" sul grande significato della "Domenica, giorno del Signore": giorno in cui Gesù si fa così vicino a noi da farsi non solo nostro grande ed insostituibile amico, ma "pane di vita" nella Eucarestia.
E' motivo di grande dolore vedere come la domenica non è più vista e vissuta come giorno del Signore e della comunità.
Quando ero ragazzo la domenica era tutta del Signore: la S. Messa al mattino e la Catechesi al pomeriggio: "senza Messa non ci può essere mensa": due momenti essenziali per la vita dell'anima e del corpo. Venivano sospesi tutti i lavori e quel giorno era veramente del Signore e della comunità, che si radunava accanto al Signore.
Oggi pare si sia perso questo grande significato, preferendo altro, e assume pieno significato il titolo che, i vescovi della Puglia, hanno voluto dare al Congresso Eucaristico "Senza domenica non possiamo vivere". Ma è davvero così per tutti?
"Il tema scelto dai Vescovi italiani, - scrivono - per il prossimo Congresso Eucaristico Nazionale è di viva attualità. E' del resto sotto gli occhi di tutti il fatto che questo giorno rischia di essere banalizzato in un "fine settimana" religiosamente neutro, dedicato allo sport, alla caccia, alla pesca o al riposo o, tutt'al più, valorizzato per andare a trovare i genitori anziani, i parenti ammalati, o per una visita al cimitero. Tutte queste cose sono buone e lodevoli. Ma è tutto qui il significato della domenica? La sua origine e la sua storia non è forse legata ad un fatto religioso?
Non solo il cristianesimo, ma anche le altre religioni monoteistiche hanno un giorno di riposo, giustificato da un motivo religioso. Così gli Ebrei ogni sabato si recano nella sinagoga o al Muro occidentale di Gerusalemme per prestare il culto a Dio...come i mussulmani ogni venerdì vanno in moschea per pregare. E
dobbiamo riconoscere che la pratica religiosa degli uni e degli altri è molto sentita.
Noi vorremmo che quella dei cattolici fosse ampiamente diffusa e più intensamente partecipata. Proprio per questo vogliamo parlarvi della domenica che per noi cattolici senza la Messa non è più domenica. Non si tratta soltanto dell'osservanza di un precetto, ma di una questione di identità da salvaguardare e testimoniare.
Non possiamo vivere il cristianesimo da soli, né possiamo imparare a diventare cristiani da autodidatti. Oggi più che mai è urgente la necessità di incoraggiarci a vicenda a ridarci le ragioni della fede e della speranza che è in noi. Noi abbiamo bisogno della Chiesa per essere cristiani. Senza la Chiesa la stessa conoscenza di Gesù risulterebbe molto impoverita e noi finiremmo per farci un "dio" a nostra immagine e somiglianza. E sarebbe svuotare la vita del suo vero significato.
Quale significato le possiamo dare?
Davvero senza la domenica non possiamo vivere. Una delle caratteristiche sociali della vita della comunità cristiana, all'alba della sua storia, sta nel fatto che essa si radunava "nel giorno dopo il sabato per spezzare il pane" ed esprimere la propria fede nella lode e nel ringraziamento a Dio. Il fatto era così significativo dell'esperienza religiosa della nuova comunità che questa prese il nome proprio dal convenire insieme dei cristiani in uno stesso luogo. Il significato originario del termine "Chiesa" vuol dire "assemblea di Dio", comunità cioè che Dio convoca insieme perché appartiene a Lui, ed essa si incontra per ringraziarlo e lodarLo. La mattina della domenica - quando la Chiesa si riunisce per innalzare le lodi al Signore, mentre sorge il sole, simbolo di luce-vita, e quindi di resurrezione, - la comunità dei credenti canta questo meraviglioso inno: "O giorno primo ed ultimo, giorno radioso e splendido del trionfo di Cristo". La Domenica detta anche "giorno ottavo" (primo ed ultimo, quindi doppio) rompe lo scorrere normale, e talvolta noioso, del tempo perché noi facciamo memoria del giorno "primo" (quello della creazione, quando Dio ci ha pensati, voluti e creati con le sue mani) e del giorno "ultimo" (quello della sua resurrezione, ma anche della nostra resurrezione)".
Da tutto questo, se riflettiamo bene, viene fuori uno spaccato della domenica che, tante volte, è ben altra cosa: "giorno dell'uomo che vorrebbe farla a sua immagine e somiglianza, ossia senza più Dio e i fratelli.
C'è una bellissima icona di come i nostri primi fratelli nella fede celebravano la domenica, ogni giorno. La raccontano gli Atti degli Apostoli: "I fratelli erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nella unione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la stima di tutto il popolo" (At. 2,12-17).
C'era un tempo, quando la fretta, come oggi, non ci divorava, distruggendo così anche i necessari rapporti di amicizia che sono il sale della comunità e della domenica, in cui la gente faceva della piazza antistante la Chiesa, il luogo dell'incontro, della gioia, della amicizia. Era veramente bello sentirsi comunità. Era un prepararsi degnamente ad accostarsi alla Mensa del Signore che ci vuole con Lui una cosa sola, come veri amici, per sempre.
Ed era anche un momento di riflessione sulle necessità e sui mali del tempo, non solo della comunità, ma del mondo. La domenica così diventava "giorno della carità".
L'Apostolo Paolo, organizzando una colletta per le Chiese povere della Giudea, dice: "Ogni primo giorno della settimana (la domenica) ciascuno metta da parte ciò che gli è riuscito di risparmiare".
La Domenica diventa, quindi, scuola di accoglienza, di vera attenzione ai fratelli e ai loro bisogni concreti. Se l'Eucarestia è "pane di Dio spezzato", ossia sacramento dell'amore di Dio per noi, allora dobbiamo renderci sacramento di amore di Dio per i fratelli. Le molteplici forme di volontariato e di solidarietà sociale, le opere di misericordia spirituale (istruire gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, consolare gli afflitti, perdonare i nemici, ecc.) e corporale (dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, visitare i carcerati, curare gli infermi) sono concretezza storica di quella carità cristiana che trae origine e continuo impulso dalla carità di Dio, di cui la santa Eucarestia e la carità è ben significata dalla antica testimonianza del martire Giustino che, nel II sec., così descrive la celebrazione cristiana: "Nel giorno chiamato del Sole, ci raccogliamo nello stesso luogo...si recano pane e vino e acqua...I facoltosi e volenterosi spontaneamente danno ciò che vogliono e quanto viene raccolto è consegnato al capo della comunità che ne distribuisce agli orfani, alle vedove, ai bisognosi per malattia o altro, ai detenuti e ai forestieri: egli soccorre, in una parola, chiunque si trovi nel bisogno".
Credo proprio, carissimi, che dobbiamo, alla luce di questo Congresso Eucaristico, chiederci veramente come viviamo la nostra domenica. Chiederci se anche noi possiamo affermare con in primi cristiani: "Senza la domenica non possiamo vivere". Se infatti la Domenica fosse privata del suo significato originario, e in essa non fosse possibile dare spazio adeguato alla preghiera, alla Eucarestia, al riposo, alla comunione, che genera sempre gioia, potrebbe succedere che l'uomo rimanga chiuso in un orizzonte tanto ristretto che non gli consente di vedere il cielo. Allora, per quanto vestito a festa, la domenica, diventa intimamente incapace di fare festa. E senza la dimensione della festa la speranza non troverebbe una casa dove abitare.
In atre parole ha davvero ragione chi affermava, ed erano i nostri fratelli nella fede: "Senza la domenica non posso vivere...Non posso vivere senza stare con Gesù alla sua mensa eucaristica: senza dirgli grazie tutto il giorno per il bene che mi vuole e i doni di cui mi colma giorno per giorno: senza incontrare i fratelli e finalmente riconoscerci, amarci ed vere così la gioia di non essere soli, ma di essere una grande famiglia...come quella che abbiamo visto, ultimamente, a S. Pietro, in occasione della morte di Giovanni Paolo II e per l'elezione di Benedetto XVI. Non posso vivere senza sapere che Gesù è la mia vita e con Lui anch'io posso donare la vita ai miei fratelli.
Ma riusciremo a riportare la domenica al suo giusto posto? Riusciremo a dare senso anche al riposo, al ristoro, ma in questo spirito? Riusciremo a tornare a vedere la gioia delle famiglie che insieme la domenica vanno a Messa e lì trovano la forza di amarsi e stare insieme? Riusciremo a ridiventare comunità che si ama e non massa che si ignora?
Dio ce ne offre l'occasione con il Congresso Eucaristico di Bari. E che sia vero per tutti: "Senza domenica non possiamo vivere".