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TESTO Commento su Matteo 11,27-30

don Michele Cerutti

VI domenica dopo Pentecoste (Anno B) (01/07/2018)

Vangelo: Mt 11,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 11,27-30

27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Mosé è salvato dalle acque, scappa dall'Egitto dopo aver ucciso una guardia colpevole di aver maltrattato un ebreo. Si rifugia a Madian e qui conosce la figlia di Ietro, pastore. Ietro assume Mosè che un giorno sull'Oreb è testimone di un evento grandioso di cui la liturgia oggi ci narra.
Sull'Oreb Dio si rivela con forza intende vincere i timori e le paure di Mosé. Jahvé sprona Mosé e lo esorta a tornare in mezzo a quel popolo che sta soffrendo in Egitto.
La chiamata di sequela al Signore non è mai un estraniarsi dal mondo, ma aiutare il mondo a uscire dalle sue schiavitù.
Questa è la grande lezione che impariamo da questi versetti tratti dal Libro dell'Esodo.
Rileggere questo brano mi aiuta a comprendere quali roveti ardenti sono stati importanti nella mia vita che mi hanno portato a scegliere di consacrarmi al Signore nella vita sacerdotale.
Tenendo fissa la memoria sugli eventi più significativi siamo aiutati a considerare che il Signore ti invia per uno scopo ben preciso e a questo scopo occorre essere fedeli.
Siamo invitati ancora una volta a pregare perché il Signore stimoli i giovani a rispondere generosamente alla Sua chiamata e nello stesso tempo li stimoli a un impegno deciso vincendo timori e preoccupazioni.
Il riferimento rimane Gesù che oggi conosciamo come il mite e umile di cuore. Il compito rimane quello di rimandare tutti coloro che vivono sotto l'affaticamento e l'oppressione dell'ingiustizia e del peccato. Da sempre il consacrarsi a Gesù vuol dire questo e il non assumersi questo compito vuol dire travisare la vocazione.
Esempi di sacerdoti, religiosi e suore sante ci dimostrano proprio questo che il compito primo è rimandare a Lui vincendo tutte le preoccupazioni e cercando di compiere il proprio compito sfidando il contesto sociale ostile sull'esempio di Mosé che è stato inviato a discutere con il Faraone.
Non è richiesta una sublimità di parole, ma come dice Paolo nella seconda Lettura occorre presentare Cristo e questi crocifisso.
Cristo è l'umile e il puro di cuore ci dice il Vangelo e noi dobbiamo semplicemente rifarci al suo modello.
Il pensiero corre a due grandi beati prossimi a ottobre alla santità Paolo VI e Oscar Romero.
Paolo VI che ha stimolato la Chiesa, portando avanti il Concilio Vaticano II, ad essere attenta ai segni dei tempi. E' un pontefice che con molta semplicità si rivolse all'Assemblea ONU perché in tempi caratterizzati dalla guerra fredda questa organizzazione tracciasse una via per la pace. Andò in visite in paesi difficili rischiando anche la vita, come a Manuela dove subì un attentato ad opera di un pazzo.
L'altra figura è Oscar Romero, vescovo caratterizzato da una forte passione per il suo popolo. Vescovo che parlava in difesa dei poveri della sua Diocesi di San Salvador. La sua passione per la difesa dei poveri lo porterà alla sua uccisione.
Chiediamo per intercessione di questi santi che non vengano mai a mancare alla Chiesa uomini di questa tempra.

 

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