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don Walter Magni  

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VII domenica T. Pasqua (Anno B) (13/05/2018)

Vangelo: Gv 17,11-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.

12Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. 13Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. 14Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.

15Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. 16Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 17Consacrali nella verità. La tua parola è verità. 18Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; 19per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità.

In questa domenica dopo l'Ascensione ci troviamo davanti a due partenze: quella di Gesù, che salendo viene sottratto al nostro sguardo; e la partenza degli apostoli per le strade del mondo, in ogni angolo della terra. Come Gesù risorto proclama: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (16,15), aprendo il cuore di tutti alla speranza.

Gesù ascende al cielo
Anzitutto Gesù che ascende al cielo diventa invisibile: "fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo" (At 1,9). Nasce così la festa dell'Ascensione. “Cenerentola delle feste cristiane” (P. Ricca), sempre meno sentita, se non altro per la sua collocazione feriale, 40 giorni dopo Pasqua. Per quanto la Scrittura parli molto dell'Ascensione, tuttavia si fatica a festeggiare il Signore che se ne va. Questa Sua invisibilità è un problema. Come anche dice un proverbio: "Lontano dagli occhi, lontano dal cuore". Ma è proprio così? La lontananza fisica è anche distacco del cuore, distanza spirituale? È finita quella relazione profonda che Gesù intratteneva coi Suoi prima di morire in croce? Dobbiamo tornare a imparare che l'invisibilità non significa assenza, ma un altro tipo di presenza. Quella propria dello Spirito col quale Gesù Si rende presente in modo definitivo ai Suoi amici. Prima Gesù stava con loro; con la resurrezione abita ormai dentro di loro. Ricordo un bambino che aveva fatto presente al Papa di non riuscire a vedere Gesù nell'ostia consacrata. Certo, “non lo vediamo - gli risponde il Papa -, ma anche tante cose non vediamo, eppure esistono. Non vediamo la nostra intelligenza, ma pure l'abbiamo (...), come non vediamo la corrente elettrica che fa funzionare questo microfono e alimenta queste luci accese. Le cose più profonde, che sostengono la vita del mondo non le vediamo, ma possiamo vederne e sentirne gli effetti. Così è il Signore Risorto: non Lo vediamo coi nostri occhi, eppure vediamo che dove c'è Gesù, gli uomini cambiano e diventano migliori” (Benedetto XVI, 22/04/2011).

Gli apostoli si disperdono nel mondo
E mentre Gesù ascende in cielo, degli apostoli che assistevano la scena si dice che “partirono e predicarono dappertutto” (Mc 16,20). Come dice Gesù nel Vangelo di oggi, rivolgendosi al Padre Suo: “come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo”. C'è però una domanda che, stando al Libro degli Atti, due angeli rivolgono ai discepoli al momento dell'Ascensione. Quasi una provocazione nei confronti di qualche loro incertezza: “perché state a guardare il cielo?” (1,11). Come gli angeli dicessero anche a noi: dove state cercando Dio? In cielo o sulla terra? Qual è il luogo più vero della vostra esperienza di Dio? Di fatto, tuttavia, seguendo il racconto dell'Ascensione secondo Luca, i discepoli del Signore “tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio” (Lc 24,52-53). Alla fine, il risultato è che Gesù ascende in cielo e i Suoi si avviano gioiosi per le strade dell'evangelizzazione. Perché l'Ascensione di Gesù è il segno della vittoria sul male e sulla morte, su ogni potenza e prepotenza di questo mondo. Così che “né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun'altra creatura potrà separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,38-39). Gesù che sale al cielo dice il compimento definitivo dell'opera che Dio aveva iniziato in Lui, rendendoLo definitivamente Signore: “per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome” (Fil 2,9).

“Consacrali nella verità”
Così con l'Ascensione s'avvia concretamente il tempo della speranza. Una speranza reale, impastata della carne e del sangue del Signore. Dove l'amore di Dio lo si può toccare, sperimentare. Come se gli apostoli del Signore fossero i messaggeri di una speranza che annuncia che questo nostro mondo si porta un altro mondo nel ventre. Costruendo e coltivando nel presente un futuro possibile, reale. Al termine del brano di Giovanni che proprio la liturgia di oggi propone, sta un'espressione che descrive una domanda precisa che Gesù fa al Padre mentre guarda con tenerezza ai Suoi: “consacrali nella verità (...) per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità”. Cos'è una verità che consacra? Non certo un insieme di dogmi, di definizioni, ma quella piena rivelazione di Dio che Gesù porta a compimento con la Sua morte e resurrezione. Coinvolgendo anche noi: associandoci a Lui, consacrandoci come Lui è consacrato!
Per questo già S'era identificato con questa verità divina, piena e totale affermando deciso: “io sono la verità!” (Gv 14,6). “Consacrali nella la verità” significa che Gesù chiede al Padre Suo di avvolgerci, di coprirci, di rivestirci continuamente del Suo respiro. Di quello Spirito che è amore, e che fa scoprire appieno la verità del rapporto di Dio con gli uomini. Rendendoli capaci di ricondurre il mondo intero a Dio. A quel Suo amore incandescente che dove arriva s'accende, generandolo così ad una speranza certa e sicura. Signore assistici, continua a consacrarci nell'amore Tuo.

 

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