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TESTO Commento su Giovanni 15,26–16,4

don Michele Cerutti

VI domenica T. Pasqua (Anno B) (06/05/2018)

Vangelo: Gv 15,26–16,4 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

1Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. 2Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. 3E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. 4Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto.

Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con voi.

La figura su cui siamo invitati a confrontarci in questa domenica è quella di Paolo.
L'apostolo delle genti è davanti al re Agrippa e a questo rappresentante di Roma spiega come il Signore è intervenuto nella sua vita. Paolo sperimenta la gratuità di Dio che lo chiama alla sua sequela senza particolari meriti anzi immeritatamente.
Dalla chiamata di Paolo possiamo soffermarci per comprendere come l'amore di Dio che nella nostra vita ci ha abbracciato in maniera del tutto gratuito. Se l'amore di Dio è stato un dono della nostra vita anche la nostra vita deve essere un dono per altri. Paolo ha vissuto, dopo l'esperienza di Damasco, proprio in questa dimensione. Davanti alle minacce e alle persecuzioni l'apostolo non si è arreso non si è sottratto. La gioia dell'incontro con Gesù Paolo non lo ha trattenuto gelosamente. Egli lo ha annunciato al mondo.
Anche noi siamo chiamati a vivere l'esperienza cristiana senza paura, ma aprendoci e cercando di condividere. Certo questo porta inevitabilmente alla persecuzione.
Paolo subirà molte incomprensioni, ma mai egli si è sottratto all'annuncio nella consapevolezza che è Gesù che dà la forza.
Gesù lo avevo espresso nel suo ministero ai suoi discepoli: “Io vi ho dette queste cose, affinché non siate scandalizzati. Vi espelleranno dalle sinagoghe; anzi, l'ora viene che chiunque v'ucciderà, crederà di offrir servigio a Dio. Vi espelleranno dalle sinagoghe; anzi, l'ora viene che chiunque v'ucciderà, crederà di offrir servigio a Dio. E questo faranno, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io v'ho dette queste cose, affinché quando sia giunta l'ora in cui avverranno, vi ricordiate che ve l'ho dette. Non ve le dissi da principio, perché ero con voi”.
Quando Giovanni scrive il suo Vangelo siamo nel 70 d.c. quando le prime Comunità iniziano a sperimentare la persecuzioni. L'evangelista ricorda a quelle comunità che il cristiano è chiamato anche alla dimensione dell'incomprensione e della impopolarità.
Il pensiero corre alle comunità della Siria. Leggo da Euronews del 13 aprile in un articolo di Selene Verri & Aissa Boukanoun. Prima della guerra, i cristiani in Siria rappresentavano il 10 per cento dei 18 milioni. Si stima che la metà abbia lasciato la Siria a causa della violenza del conflitto, ma anche per una serie di fattori accumulatisi nel tempo, tra cui l'aumento dei prezzi e la perdita di opportunità lavorative. L'Isis oggi è sconfitto, tuttavia i cristiani stanno tornando, rischiando ancora di finire vittime dei vari gruppi e gruppuscoli estremisti islamici nati dal caos della guerra civile, dice Karen Tadevosyan, presidente del Comitato degli Armeni del Belgio: "I cristiani sono in prima linea proprio perché sono cristiani. Immaginiamo allora che cosa potrebbero fare di loro i jihadisti. L'abbiamo già vissuto un secolo fa, nel 1915. Se molti cristiani d'Anatolia sono stati massacrati è proprio perché erano cristiani".
Quando nel Vangelo leggiamo l'annuncio da parte di Gesù di periodi di persecuzioni pensiamo subito a queste realtà. Tuttavia, le incomprensioni e le persecuzioni sono del nostro Occidente e non arrivano dalle minacce islamiche come alcuni profeti di sventura affermano, ma nascono del diffondersi di una cultura pagana che si sta diffondendo sempre più. Le leggi sul trattamento fine vita, gli attacchi i migranti, i programmi televisivi che propagano su tematiche quali aborto, divorzio, infedeltà matrimoniale sono la dimostrazione che la cultura cristiana si sta estinguendo e poco vale rifarsi alle radici cristiane per sentirsi a posto con la coscienza.
Il cristiano in questo contesto vive la dimensione della minoranza.
Tuttavia Gesù in questi annunci di persecuzioni riconosce questo aspetto siamo chiamati a vivere nella dimensione della minoranza. Vivere nella dimensione della minoranza sorretti e aiutati dallo Spirito Santo. In una società come la nostra che non è più cristiana, il giudizio degli altri verso il cristiano spesso è ironico o anche aggressivo, fa soffrire. Ci potranno essere persone a cui vogliamo bene che ci trattano così, e ci spezza il cuore perdere quell'affetto, quell'amicizia, quella confidenza.
La fortezza mi sostiene a patire, a soffrire, persino a offrire la sofferenza per quelli stessi che me la procurano, a far sì che nessun giudizio mi impedisca di essere cristiano e di mostrarlo coi fatti. Invochiamo lo Spirito Santo nella nostra vita di credenti per sorreggerci in questo cammino di testimonianza della nostra fede.
In questo contesto povero di fede siamo chiamati ancora più con le parole a vivere con i fatti la nostra adesione a Gesù.
Chiediamo proprio l'abbondanza di Spirito Santo chiediamolo in questo mese di Maggio per intercessione di Maria.

 

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