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TESTO Commento su At 10,25-27.34-35.44-48; Sal 97; 1Gv 4,7-10; Gv 15,9-17

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VI Domenica di Pasqua (Anno B) (06/05/2018)

Vangelo: At 10,25-27.34-35.44-48; Sal 97; 1Gv 4,7-10; Gv 15,9-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,9-17

9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

La liturgia di questa domenica è tutta improntata sull'amore, o meglio, sull'agape (= amore di donazione), la cui essenza sta nella comunicazione di sé all'amato.
I versetti della Sacra Scrittura che la liturgia di oggi offrono alla nostra meditazione, dicono che Dio ci ama: con amore di amicizia come provvidenza, poiché sovviene alle nostre necessità; ma ci ama anche di un amore folle, morendo per noi sulla Croce. In tal modo, ci fa partecipi della sua natura divina, mediante la grazia, e dell'anima nostra santifica, fa di la sua dimora, tempio del Dio vivente. Questo è la maniera con cui Dio dimostra il suo amore per noi.
Ci sono, umanamente parlando, molti e diversi, fra loro, modi di amare: c'è innanzitutto, più comunemente, l'amore-passionale - ( esso vive di una menzogna e di una illusione: si crede eterno ma è effimero) - che maschera il desiderio dei sensi; c'è un amore disinteressato, con cui ci si dona in parte o completamente; c'è un amore materiale e un amore spirituale; c'è un amore di sé fino al disprezzo di Dio; ma anche un amore di Dio fino al disprezzo di sé.
Allorché si parla di amore, gli autori del Nuovo Testamento, che è scritto in greco, usano il termine agape e non il termine più comune di eros, che reputavano fosse un termine più passionale, anche se oggi mostosi parla di un eros redento. L'agape è, a mio parere l'amore del creatore per la sua creatura, esso ha la sua origine in Dio, giunge a noi sue creature e noi lo ricambiamo con amore, non perché abbia bisogno di essere amato da noi, ma perché ci ama. C'è una che lo manifesta in maniera piena ed è quella che più comunemente incontriamo quando entriamo in chiese e quando facciamo il segno della croce: il Crocifisso, segno ed espressione di Dio e del suo amore. Pertanto amare cristianamente segnica amare per primi, amare anche i nostri nemici, credere nell'amore nonostante tutti i tradimenti. Se riusciamo ad amarci così allora diciamo la verità quando recitiamo la Colletta: “Dio, che ci hai amato per primo e ci hai donato il tuo Figlio, perché riceviamo la vita per mezzo di lui, fa' che nel tuo Spirito impariamo ad amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati, fino a dare la vita per i fratelli”.

La prima lettura, della celebrazione odierna, è tratta dagli Atti degli apostoli. In questo brano si narra della visita di Pietro a Cesarea, alla casa del centurione Cornelio, dove: “trovate riunite molte persone e disse loro:.... “In verità mi sto rendendo conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga”. Questo è il discorso di Pietro col quale, in forza della visione di Giaffa, viene abbattuto il muro di separazione fra il popolo eletto e i pagani. ci si rende conto che il Risorto è risorto, non solo per gli ebrei, come riteneva la prima comunità cristiana di Gerusalemme, ma per l'intera umanità, formando così un popolo nuovo che abita una terra nuova, entrambi sorti il giorno di pasqua. Attraverso il discorso di Pietro siamo esortati a non considerare lontani ed estranei a Dio coloro che non sono cattolici.

Con questo Salmo regale, una volta l'anno, durante la festa delle capanne, Israele festeggiava il suo Re, Dio in persona, con altissima grida di gioia e viveva in per otto in capanne di frasche.
Che fossero grida di gioia lo indicano sei verbi adoperati in questi versetti: “ ha compiuto meraviglie”, “Gli ha dato vittoria”, “ha fatto conoscere la sua salvezza”, “ha rivelato la sua giustizia”, “si è ricordato del suo amore”, “Tutti i confini della terra hanno veduto”.
Anche noi, ora, uniamoci agli altri popoli della terra perché abbiamo visto e creduto a questo Re glorioso, morto e risorto per noi, e acclamiamolo, anche noi con le nostre voci di gioia che ci vengono dalla salvezza da lui operata.

Dio attraverso la 1 lettera di Giovanni, che costituisce la seconda lettura di questa sesta domenica di Pasqua, ci comunica che non cita atti perché riamassimo solo lui, ma perché, imitandolo nell'amore, ci amiamo gli uni gli altri con la stessa intensità, cioè fino alla morte: “ Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti un solo corpo: tutti infatti partecipi all'unico pane” unico pane che fa in modo che noi amiamo i nostri fratelli come ci ama Lui, e cosi amando ”Dio rimane con noi”.

Il Vangelo di Giovanni, terza lettura dell'ufficio delle letture della festività odierna, riporta il senso delle parole che Gesù, prima della passione, rivolge, durante i così detti discorsi di addio, ai suoi discepoli. In questi versetti Gesù, dopo essersi proclamato unico principio della vita soprannaturale ( Gv 15, 4 ), incita i discepoli a una intima unione con lui, richiamando alle loro menti l'amore che ha loro portato, ossia un amore ardente e sincero come lo è quello con cui lui è amato dal Padre. Il discorso continua con una breve esortazione: vivete in modo da essere sempre degni del mio amore. Nel versetto che segue egli spiega, ai presenti, in che modo potranno rendersi degni del suo amore. Fine che si raggiunge con l'osservanza del suo comandamento.
Queste parole che sono state dette da Gesù avranno come risultato l'unione dei discepoli a lui per cui la loro felicità sarà piena.
Quale sia pio questo comandamento, Gesù lo dice apertamente: che vi amiate l'un l'altro, come io ho amato voi. Se siamo stati attenti alla lettura del Vangelo ci rendiamo conto che nel termine amato vi è incluso l'amore di Dio. Ciò comporta l'osservanza dei precetti della legge ricevuta al Sinai.
Questo discorso si conclude con una affermazione che ci deve dare una grande gioia, perché ci dice che i discepoli, di tutti i tempi, sono i suoi amici perché tutto quello che ha sentito dal Padre, lui ce lo ha rivelato.

Revisione di vita
Crediamo veramente che Dio abbia a cuore quanti credono in lui e pratichino la giustizia, perché tutti creati da lui?
Crediamo con la mente e col cuore che già che ha valore davanti a Dio è la circoncisione del cuore? cerchiamo di perseguirla o è per noi solo una parola?
Ci amiamo realmente dandoci completamente e totalmente all'altro per ciò che è e non per ciò che ha?
Certamente l'amore come desiderio e passione, all'inizio del matrimonio debbono essere presenti il più possibile ma non debbono mai essere lo scopo essenziale. Il nostro matrimonio è riuscito a trasformare questo amore romantico in un amore reale e inestinguibile che va oltre la passione carnale e il desiderio?

Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari.

 

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