PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Soffia sulla brace! (veglia di Pasqua)

don Angelo Casati  

Venerdì Santo - Deposizione del Signore (31/03/2018)

Vangelo: Mt 27,57-61 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 27,57-61

57Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. 58Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. 59Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito 60e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. 61Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

Siamo venuti dal buio. Dal buio della città. Poi fu acceso un fuoco, A seguire il cero pasquale. E dal buio un accendersi di volti, i vostri, che prima erano come inghiottiti dal buio, un accendersi di occhi, i vostri, quasi al riverbero. E poi, seduti, in ascolto delle grandi narrazioni. Che passavano i secoli. Una veglia in cui ascoltare racconti. Qualcuno ci raccontava. Ebbene per un attimo il fuoco e il racconto mi trasportarono lontano nel tempo: il ricordo, immagino, vive solo nella mente dei più vecchi di noi, il ricordo di un camino acceso in una vecchia casa o di un fuoco acceso sull'aia, e il più vecchio, un antico di giorni, che racconta storie antiche, storie, non favole, e nomi..., nomi ed eventi che accendono la fantasia e il cuore.

Quasi mi sembrava che gli occhi, questa sera, non solo si accendessero alla luce, ma si accendessero anche ai racconti. E una cosa ancora, ascoltando, mi colpiva: che la veglia della risurrezione si legasse inestricabilmente ad altre veglie, ad altre notti. Le nostre. Altri uomini, altre donne hanno vegliato prima di noi. Ricordate Abramo, chiamato nella notte: "Prendi il tuo figlio, il tuo unico figlio che ami". Quella notte fu il passaggio di Dio. Ricordate la veglia degli ebrei nella notte, con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano. Mangiarono in fretta. Quella notte fu il passaggio di Dio. Ricordate la veglia nella notte intorno al sepolcro sigillato, il sepolcro di Cristo: vegliavano i soldati, vegliava il vecchio sinedrio, vegliava la paura, la paura che il sepolcro si aprisse. Ma vegliava anche il Padre che è nei cieli: "Venisti come un ladro, o Dio per rubare alla morte il nostro fratello Gesù, che ci aveva amati fino a farci dono della sua vita."

Quella notte fu notte di Pasqua, notte del passaggio di Dio. Queste notti del mondo, queste veglie dell'umanità, veglie che si prolungano nei tempi, veglie di donne e di uomini che cercano, che soffrono, che lottano, che amano. E questo passaggio, quasi insperato, di Dio nelle notti dell'umanità. Anche noi dunque questa notte qui a vegliare. Ma non per nostro conto, partecipi nel cuore di tutte le veglie dell'umanità. Penso a quelle nei campi di Gaza o di Afrin, in innumerevoli altre terre. E nella veglia, vorrei aggiungere, sedotti dal fascino dei simboli. Ne ricordo alcuni. La luce. Dio arriva nelle nostre notti con l'irruzione della luce, con la luce della risurrezione.

Un simbolo di sconvolgente bellezza. Simbolo evocato questa notte nella preghiera del fuoco: "Signore, luce perenne, benedici questo fuoco. Come il volto di Mosè per la tua presenza divenne raggiante, così rifulga in noi lo splendore di Cristo, vera luce del mondo e ci sia dato di camminare sulla strada della vita, come figli della luce". Siano diversi i nostri volti, vi abiti una luce nuova. È la notte della luce. Ma è anche la notte dell'acqua, dell'acqua nuova. Tra poco verrà benedetta l'acqua, un'acqua di rinascita, un'acqua che ci ridona giovinezza. Lasciamo nell'acqua le stanchezze, le miopie, gli egoismi, le stupidità, le insensibilità, lasciamo nell'acqua tutto ciò che è vecchio e meschino. E respiriamo la vita nuova. È la notte dell'acqua, l'acqua del passaggio.

Ed è la notte del pane, pane senza fermento, senza il vecchio fermento dell'ipocrisia. Pane di sincerità. Pane che custodisce la sincerità dell'amore. Dell'amore di un Dio che si consegna senza condizioni. Anche noi lo prendiamo questa notte. In piedi, quasi in fretta. Per non mancare all'appello di Dio e dell'umanità. Per essere, a nostra volta, noi stessi pane, per essere dappertutto segno che la vita è più forte della morte, che lo spirito è più forte della legge, che l'amore è più forte degli egoismi. Per testimoniare che la notte è passata e il giorno è vicino. In che senso la notte è passata se quando usciremo troveremo ancora le ombre della notte? Nel senso che nei solchi di questa terra è stata seminata una speranza che racchiudiamo in un passaparola: "Gesù è risorto".

Con in cuore questa certezza usciamo dalle chiese, noi amiamo la nostra terra. Arde, nonostante tutto, nel buio la brace. Guardiamoci dal pessimismo di coloro che vanno dicendo che tutto è spento. Si tratta di avvicinarci alla brace e portare il soffio della risurrezione. Soffialo sulla brace. Sia vento che disperde le ceneri, le ceneri che ci soffocano e ci avviliscono. E la brace ritorni ad ardere. Per il soffio dello Spirito. Per il soffio di Gesù risorto, il Vivente. La brace. Immagine a me cara, che ho ritrovata in una poesia di Domenico Ciardi, un monaco di Bose. Che scrive: Questo canto sommesso per la vittoria più grande questa brace di pasqua che pare stentare a incendiare la terra o Madre, non cessare di raccontare ai nostri cuori avviliti.

Che la brace ritorni ad ardere. E qualcuno torni a raccontare. Che Gesù è risorto, veramente risorto.

 

Ricerca avanzata  (54016 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: