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TESTO Commento su At 4,32-35; Sal 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31

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II Domenica di Pasqua (Anno B) (08/04/2018)

Vangelo: At 4,32-35; Sal 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,19-31

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Potremmo definire questa 2a domenica come “Il problema della fede”, oppure “la trasmissione della fede”, e andrebbero bene tutti e due.
Se si parlassi del se dubbioso di Tommaso, l'uomo di oggi, che di fronte alla notizia della risurrezione di N.S.G.C., esclama il famoso “se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, non credo” avremmo buon gioco, ma si cadrebbe nel banalmente conosciuto e risaputo, anche se Tommaso ci ricorda che ogni vera esperienza di fede va vissuta in prima persona, perché nessuno può credere al posto nostro. L'esperienza di fede è un incontro, una relazione tra me e Dio, per la quale poi potrò decidere se “credere” o meno in Lui.
La parolina di questa domenica invece è “perseveranti”: “Erano perseveranti nell'insegnamento degli Apostoli e nella comunione... Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia...
Ecco due facce di una stessa dinamica: considerare la fede un problema oppure credere e trasmetterla con azioni identificative della stessa?
Con quale dei due atteggiamenti ogni giorno io vivo la fede? Con il dubbio? Con la continua messa in discussione di una fede e religiosità basata più sul pragmatismo umano piuttosto che non su quello spirituale?
Gli Atti degli Apostoli non ci vogliono richiamare a una fase idilliaca del primo cristianesimo, ma bensì a comprendere che solo vivendo una fede personale ma comunitaria e fatta di gesti concreti possiamo evitare il possibile rischio del fuoco di paglia dato dalla prima emozionalità rituale fideistica.
Oggi viviamo sempre più una fede personalistica, intima, privata, sia a livello di comunità ecclesiale che di piccola famiglia domestica, laddove per pigrizia o per credenza superficiale non riusciamo a essere veri testimoni del credo della Chiesa e del nostro credo come cristiani credenti.
La perseveranza è continuità, è credibilità, è coscienza, è fatica spirituale e materiale, che sostengono la nostra azione di cristiani cattolici, per essere ogni giorno testimoni credibili e autorevoli chiamati più a trasmettere la speranza che non a seminare il comodo dubbio del disimpegno di fede e religioso.
Concludo anche questa 2° domenica di Pasqua con una sola domanda:
“Con quale dei due atteggiamenti ogni giorno io vivo la fede? Con il dubbio? Con la continua messa in discussione di una fede e religiosità basata più sul pragmatismo umano piuttosto che non su quello spirituale, o piuttosto con quello della testimonianza fatta di vicinanza e piccoli gesti di attenzione all'ultimo?”

Buona Pasqua in N.S.G.C.

Mariagrazia e Claudio Righi di Pisa

 

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