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TESTO Questo è il giorno che ha fatto il Signore; rallegriamoci e in esso esultiamo

don Walter Magni  

Domenica di Pasqua (01/04/2018)

Vangelo: Gv 20,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Il pianto di Maria
“Era ancora buio” (Gv 20,1) quando Maria di Magdala correva al sepolcro. Era rimasta sveglia quella notte, ripensando a Gesù crocifisso avvolto dalle tenebre “fino alle tre del pomeriggio” (Mc 15,33). Ancora risentiva l'eco della Sua voce che gridava a Dio: “perché mi hai abbandonato?”. Un poeta ci ricorda: “No, credere a Pasqua non è giusta fede: / troppo bello sei a Pasqua! / Fede vera è al venerdì santo / quando Tu non c'eri lassù! / Quando non una eco risponde / al suo alto grido... (Turoldo). Persino quella tomba vuota era buia, senza più il corpo martoriato di Gesù. “Era ancora buio”. Nota evangelica che intende segnalare un'alba nuova, ma soprattutto un ritmo del cuore, uno stato d'animo. Maria, infatti, “piangeva”. E non le bastavano gli angeli a consolarla. Neppure quello sconosciuto scambiato per il custode. C'è un'insistenza, un impatto col pianto di Maria, che il Vangelo della resurrezione non intende cancellare. Perché proprio da quel pianto scaturisce la bellezza della Pasqua. Gesù Risorto non appare anzitutto in un santuario o in una chiesa. Sta scritto nei Vangeli che Gesù, in quello stesso giorno, quasi in punta di piedi, S'accosta con delicatezza a Maria che piangeva; Si fa compagno discreto di due discepoli delusi che uscivano da Gerusalemme; infine, attraversate le porte sbarrate del Cenacolo, raggiunge gli Undici, regalando loro la pace. E ancora ripete a ciascuno di noi: “perché piangi? Chi cerchi?”. Non è decisivo che tutti se ne accorgano, ma chi L'ha incontrato ci attesta che Gesù è semplicemente risorto e vivo.

Più forte della morte è l'amore
Ma ora vorrei capire: perché Gesù Si avvicina a Maria? Cosa L'ha spinto a parlare? Perché Maria ha percepito in modo nitido che quella era la Sua voce che la chiamava per nome? Nel Cantico ritrovo una parola che mi aiuta e che spiega. Quando l'amato dice all'amata: “forte come la morte è l'amore” (Ct 8,6). Anzi: più forte della morte è l'amore. Perché un amore come quello di Gesù non poteva restare chiuso in una tomba. L'amore di Dio era così intenso e forte in Lui che non poteva che annientare la morte. Correndo là dove l'amore desidera andare. Perché l'amore è come il vento, che viene e va creando, ricreando vita. Come ricorda ancora l'evangelista Giovanni: “noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte” (I Gv 3,14). Gesù è passato dalla morte alla vita perché attraversato per primo dall'amore incandescente di Dio. E anche a noi con la Pasqua è fatto questo dono. Solo ci è chiesto di guardarLo, amando. Senza nulla trattenere, senza inutili calcoli. Qui sta il discrimine per capire cos'è Pasqua di Resurrezione: se amiamo o non amiamo. Con un amore che nulla trattiene, che tutto si consegna come Lui ha insegnato. A Maria che L'avrebbe trattenuto con un abbraccio Gesù dice: “non mi trattenere, (...) ma va' dai miei fratelli”. Perché l'amore sempre corre, semplicemente va. Così “Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: ‘Ho visto il Signore!'”. Più forte della morte è l'amore: “le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo” (Ct 8,7).

“... non sarà la morte”
Il titolo suggestivo di una poesia dice: “Dimmi che non sarà la morte” (D. Doni). Dimmelo Tu Gesù Risorto che non sarà la morte l'ultima parola su questa mia povera esistenza. Tu, che a Marta, confusa e per la morte del fratello Lazzaro, dicevi: “Io sono la resurrezione e la vita” (Gv 11,25). Signore, Ti prego, ripetimi che non sarà la morte l'ultima parola. Che proprio qui sta la nostra fede. Una fede che filtra a poco a poco, stando ai Vangeli. Come i raggi del sole, a partire dal mattino di Pasqua. Prima sul volto di coloro che Ti hanno conosciuto, sino a raggiungere oggi anche noi. Solo ci resta di ascoltare la Tua voce, quella voce che non ha mai smesso di chiamarci per nome.
Don Tonino Bello scriveva questi auguri di Pasqua alla sua gente: “Coraggio, fratelli che siete avviliti, stanchi, sottomessi ai potenti che abusano di voi. Coraggio, disoccupati. Coraggio, giovani senza prospettive, amici che la vita ha costretto ad accorciare sogni a lungo cullati. Coraggio, gente solitaria, turba dolente e senza volto. Coraggio, fratelli che il peccato ha intristito, che la debolezza ha infangato, che la povertà morale ha avvilito. Il Signore è Risorto proprio per dirvi, di fronte a chi decide di ‘amare', che non c'è morte che tenga, non c'è tomba che chiuda, non c'è macigno sepolcrale che non rotoli via. Auguri. La luce e la speranza allarghino le feritoie della vostra prigione”. Cristo Risorto non Lo possiamo solo cantare nelle chiese. Lo dobbiamo annunciare seminando speranza nel cuore della gente. E Lui ci dia la forza e il coraggio di continuare.

 

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