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TESTO Commento su Giovanni 20,19-31

fr. Massimo Rossi  

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II Domenica di Pasqua (Anno B) (08/04/2018)

Vangelo: Gv 20,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Il racconto dell'apparizione del Risorto a Tommaso risente di una modalità letteraria tipica del quarto evangelista: l'utilizzo di un personaggio, come figura collettiva, per presentare cioè un atteggiamento non solo individuale, ma diffuso... L'apostolo incredulo è la personificazione del dubbio dei discepoli - oggi parliamo del dubbio dei fedeli - riguardo alla risurrezione di Cristo.

Caratteristica identificativa di Tommaso è l'assenza: Tommaso - Tomà in aramaico -, Didimo in greco, Gemello in italiano, non era con gli Undici, quando il Signore apparve nel cenacolo a porte chiuse la sera della sua risurrezione; non avendo visto di persona, Tommaso dubita.

Sapete quanta gente ritiene che dubitare su articoli di fede sia un peccato, e se ne confessa?

Dubitare non è affatto un peccato! è naturale, è umano... quando un fatto non è evidente, il rischio è sempre quello di temere che il fatto non sia vero, o, se è vero, non sia proprio proprio come ce lo hanno presentato. C'è di buono che il dubbio può risvegliare la voglia di cercare: che senso ha avere dei dubbi e tenerseli senza fare niente?...sempre che i nostri dubbi di fede siano veri dubbi, cioè che lascino inquieti e tengano desta l'attenzione, attivino la volontà,...non lascino tranquilli.

Forse è proprio questo il motivo per il quale molti cristiani si sentono in colpa nel nutrire dubbi di fede, e lo dichiarano nella confessione sacramentale... In realtà, non fanno nulla per chiarire il dubbio, cioè non camminano nella via della fede. E questo, sì, è un peccato!

Ma noi lo sappiamo che cosa significa camminare secondo la fede?
Far del bene? certo, ma non solo!...

Il mondo è pieno - beh, non esageriamo!! - di uomini e di donne che fanno del bene, ma che non credono nel Dio di Gesù Cristo...

La lezione di Tommaso è dunque la lezione più grande che il gruppo degli apostoli ci ha lasciato. Tommaso rappresenta perfettamente la nostra condizione attuale.

Ma Giovanni, vuole sottolineare un altro particolare: l'evangelista dell'aquila relaziona il dubbio all'assenza e vuole ricordare che il dubbio della fede si può aggravare - e fatalmente si aggrava! - quando si è assenti dalla chiesa, lontani dalla comunità dei credenti.

Vedete, quando si parla di dubbio di fede, non si intende solo il classico dubbio intellettuale: questo si può certo gestire individualmente; basta studiare, basta aggiornarsi, basta cercare...

Il dubbio di fede non è prima di tutto un dubbio intellettuale! è un dubbio che può sorgere solo se e quando la fede la si vive, quando la fede non è solo un concetto (astratto), sul quale si può fare tutt'al più dell'accademia, o una conversazione da salotto... ma quando (la fede) è stata scelta come stile di vita, criterio di discernimento del bene, metodologia di approccio al prossimo senza pregiudizio e in tutta verità...

Parlavamo di fede autentica vissuta cioè nella comunità... Per questo il Signore non appare privatamente al discepolo incredulo, ma nel cenacolo, a tutto il gruppo, otto giorni dopo - cioè di domenica -. La fede non è dunque un fatto meramente individuale, ma solo e sempre ecclesiale. La fede è personale, in quanto è della Chiesa. Ecco perché al termine della preghiera eucaristica, il sacerdote prega Dio affinché non guardi ai nostri peccati, ma alla fede della Chiesa.

È dunque nella Chiesa che possiamo trovare e riconoscere i segni della presenza del Cristo.

Ma Tommaso non rappresenta soltanto l'icona, il modello del credente in crisi.

Tommaso è anche colui che pronuncia la più alta e sublime professione di fede di tutti e quattro i Vangeli: “Mio Signore e mio Dio!”.

Possiamo tradurla più o meno così: Sei proprio Tu, Gesù! sei proprio il Signore! sei proprio Dio!

La gioia di credere - e sottolineo l'elemento della “gioia”! - esplode nel cuore del discepolo che si lascia incontrare da Cristo e sa vivere la fraternità di essere in gruppo, un cuore solo e un'anima sola, come racconta san Luca nei suoi Atti degli Apostoli.

Toccando il tema della comunità e della gioia, so di toccare due nervi scoperti...

La percezione del senso di comunità non è proprio così immediata nella nostra esperienza di fedeli. Quanto poi alla gioia, beh, neppure di questo è facile fare esperienza, al contrario di quanto Luca ci vorrebbe far credere, descrivendo la comunità delle origini...

Dall'indagine compiuta tra la gente che frequenta le nostre chiese, più che di gioia, si sente parlare di noia... soprattutto tra i giovani.

E la noia è quanto di più lontano ci possa essere dalla gioia... ancora più del dolore: ci sono dolori che sono vicinissimi alla gioia, al piacere - non l'hanno soltanto cantato i Queen!... -; dolori che sono preludio alla gioia, come i dolori del parto.

Ma la noia... non ha niente a che vedere con la gioia, tantomeno può esserne preludio!

Che dire a conclusione di questa omelia? (dico che) la fede è una continua conquista!

Per questo il Signore proclama beati coloro che, pur non avendo visto, pur non avendo raggiunto l'evidenza dei fatti, crederanno in Cristo e nella sua risurrezione.

Come spesso ripeto quando parlo di argomenti di fede, tutto ciò che poteva fare il Signore per noi, il Signore l'ha fatto. Ora tocca a noi dirgli di sì, oppure di no, credere oppure no.

E non è detto, non è sicuro che il ‘sì' pronunciato la prima volta, resti lo stesso anche dopo...

I sacramenti che celebriamo solo nella Chiesa, costituiscono il nutrimento necessario - non possiamo cioè farne a meno! - a quel ‘sì' pronunciato un giorno, davanti a Dio e alla comunità, ma che non è in grado di bastare a se stesso, non può vivere di vita propria... come, del resto, nulla e nessuno sotto il sole.

 

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