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TESTO Il Signore fece uscire il suo popolo fra canti di gioia

don Walter Magni  

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V domenica di Quaresima (Anno B) (18/03/2018)

Vangelo: Gv 11,1-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.

47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». 49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

La resurrezione di Lazzaro è un segno, un indice puntato verso la resurrezione di Gesù che celebreremo a Pasqua. Mentre la parola resurrezione al mondo non dice nulla (“Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”, L. Wittgenstein); molti che dicono di credere in Gesù morto e risorto faticano a testimoniare la verità ultima della propria fede.

L'orizzonte degli affetti
Il segno della resurrezione che Gesù compie su Lazzaro avviene a Betania. Un villaggio fuori Gerusalemme, dove Gesù si recava spesso. Nella casa di Marta e Maria Gesù si rifugiava volentieri. Lì Si confidava con scioltezza, senza doverSi difendere o temere fraintendimenti. Faremmo una lettura superficiale dell'episodio della resurrezione di Lazzaro se prescindiamo dall'orizzonte dei sentimenti profondi e delle relazioni intense che l'attraversano. Cominciano le due sorelle che fanno sapere a Gesù: “colui che tu ami è malato”. Così l'evangelista Giovanni trova modo di annotare che “Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro”. Poi è Gesù stesso che dichiara che Lazzaro è “nostro amico”. Entrano ancora in scena Marta e Maria che, andandoGli incontro, con tono accorato Gli dicono: “se tu fossi stato qui”. Infine Gesù, vedendo Maria “piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente (...) scoppiò in pianto”. Tanto che anche i Giudei giungono a dire: ma “guarda come lo amava!”. Se si vuole almeno guadagnare la soglia, un'introduzione corretta a questo episodio di resurrezione, va almeno accolto questo orizzonte del cuore. L'intensità dei sentimenti, la dinamica esigente e insondabile di certe relazioni. Gesù, che si compromette coi sentimenti più profondi e complessi del nostro cuore, non ha nulla da spartire con certe espressioni della fede. Formalmente corrette, forse, ma senza pathos, anaffettive.

Fede e pianto
Anzi, stando a questo episodio, ci è dato di capire che resurrezione e pianto stanno insieme, si combinano. Piangono, infatti, Marta e Maria, pur dichiarandosi fiduciose nei confronti di Gesù che chiamano Maestro. Piangono i giudei. Ma piange anche Gesù, vedendole piangere. Come volendo condividere fino infondo il loro dolore, mentre Si recava alla tomba di Lazzaro. Soffrendo con loro, per loro. Eppure - come nota l'Evangelista - Gesù sapeva che la malattia di Lazzaro non l'avrebbe portato soltanto alla morte, perché tutto era in vista della “gloria di Dio”. Inoltre, stando davanti alla tomba dell'amico, era certo che il Padre L'avrebbe esaudito: “sapevo che mi dai sempre ascolto”. Nonostante questa consapevolezza Gesù piange e Si compromette col dolore di chi Gli è vicino. Anche nel contesto della Sua resurrezione Maria di Magdala viene presa da un pianto inconsolabile, non trovando il corpo del Signore nella tomba. Allora Gesù che le domanda: “perché piangi? Chi cerchi” (Gv 20,15). Appunto: chi sta cercando Maria? Chi cerchiamo noi quando piangiamo? In quel momento potremmo assomigliare a un bambino appena nato, che piangendo s'inoltra nella vita. Una cosa è certa: a partire da questo Vangelo non possiamo più scindere il pianto dal fatto che crediamo in una vita dopo la morte. Piangere per la morte di una persona cara non è più segno di una fede debole, senza speranza. Fede e pianto semplicemente s'abbracciano. Come l'una aiutasse l'altro ad essere se stesso, mentre ci inoltriamo nell'orizzonte della vita di Dio.

“Io sono la resurrezione e la vita”
Si comprende così che nel segno della resurrezione di Lazzaro c'è anche tutta la resurrezione di Gesù. Lo rivela il dialogo tra Gesù e Marta. “Gesù le disse: ‘Tuo fratello risorgerà'. Gli rispose Marta: ‘So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno'. Gesù le disse: ‘Io sono la risurrezione e la vita '”. Marta dice “risorgerà”, al futuro e Gesù al presente afferma: "io sono la resurrezione”. È giusto ritenere che prima sta il fatto di Gesù risorto e che solo dopo la morte anche noi risorgeremo. Ma tra il passato di Gesù risorto e quel futuro nel quale anche noi risorgeremo, sta una distanza, un vuoto di resurrezione e di vita, che dice quanto è povero il nostro presente senza la Sua resurrezione. Eppure Gesù diceva a Marta, ripetendolo anche a ciascuno di noi: Io sono per te risorto, resurrezione, oggi. In questo tuo presente. Conosco la tua stanchezza, le tue paure e anche il tuo pianto. Fidati, affidati a me: Io sono per te oggi resurrezione e vita! Non dire parole troppo alte, mentre dentro ti senti vuoto, senza speranza. Lascia che oggi il vento della mia resurrezione ti avvolga! Per questo gridava davanti alla tomba: “Lazzaro, vieni fuori!”, dicendo poi: “scioglietelo e lasciatelo andare”. Sciogliti pure tu - ti prego -, lasciati andare! E. Hillesum scriveva nell'inferno di Auschwitz, che proprio stando lì poteva “contribuire a disseppellire Dio dai cuori devastati degli uomini”. Che ancora oggi si sprigioni in ciascuno di noi la forza dirompente della Sua resurrezione.

 

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