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TESTO Quando mani accarezzano occhi...

don Angelo Casati  

IV domenica di Quaresima (Anno B) (11/03/2018)

Vangelo: Gv 9,1-38b Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Forse potrebbe essere un suggerimento: soffermarsi sui volti. Anche sui volti che fanno capolino in questo affascinante, emozionante, racconto del cieco nato. Indugiare sui volti. E dove trovi luce? Non so se succede anche a voi, a me succede. Di cercare luce negli occhi e sui volti. Immagino che accada anche a voi. Pensate, cosa antica. Accadeva ai tempi di Mosé, prima lettura. Fuori dall'accampamento Mosè aveva piantato una tenda, la tenda del Convegno, il convegno con Dio. Mi è rimasta negli occhi l'immagine del popolo, "tutto il popolo": quando Mosè si recava alla tenda, là dove sarebbe scesa la nube della presenza - e Dio avrebbe parlato a lui come uno parla con il proprio amico - "tutto il popolo si alzava in piedi ciascuno all'ingresso della sua tenda e seguivano con lo sguardo Mosè". Lo sguardo su Mosè, a cercare la luce sul suo volto.

Anche noi seguiamo con lo sguardo i volti nel racconto di Giovanni. Ma alla fine, a noi che cerchiamo luce negli occhi e sui visi, rimangono solo loro due, Gesù e il cieco, gli occhi di Gesù e gli occhi del cieco, la luce sul volto di Gesù e la luce sul volto del cieco. Hanno occhi malati e chiusi - leggete - tutti gli altri. I discepoli che passano senza fermarsi e fanno del dramma del cieco un caso teologico: "Chi ha peccato?". I giudei che fanno cronaca e pettegolezzo: "È lui, l'uomo che ora vede o non è lui? E' quello che mendicava?". I giudei e i farisei che forti dei loro dogmi, altro non sanno fare che inquisire il cieco e disprezzare il rabbi di Nazaret. I genitori unicamente preoccupati di quanto potrebbe capitare a loro dopo una loro aperta confessione. Non se ne salva uno nel racconto.

Storie di occhi chiusi, di occhi malati. In assenza di luce. Perché non basta avere occhi e che gli occhi siano fisicamente sani. Pensate, ad eccezione del cieco nato, tutti, nel racconto, hanno occhi fisicamente sani e - lasciatemi dire - nessuno che veda il cieco nel suo dolore prima e poi nella sua gioia. Solo Gesù. Passava con i suoi discepoli, non era dunque solo. Ma l'evangelista usa il singolare, "vide": "passando vide un uomo cieco dalla nascita". Mi sono fermato: passiamo in tanti per le strade, per le strade della vita, della città, ma quanti di noi vedono? Certo Gesù ancora oggi passa. E vede! Ad aprire i suoi occhi è la compassione. La compassione per quel cieco, mendicante senza più voce, tanto gli si era attossicata dentro alla radice ogni speranza, e, certo, non gli davano impulso a sperare i discorsi su colpe e non colpe che sentiva nell'aria.

A lui che gli occhi era come se non li avesse, ma gli orecchi, questi sì, li aveva fini! Dicevamo che ad aprirci gli occhi è la compassione, è l'amore. C'è altro, invece, che ce li chiude e li vela. Io penso che, se avessimo tempo, potremmo nel racconto ritrovare una serie di malattie che velano o chiudono pesantemente gli occhi. Il racconto - e voi lo avete notato - è costruito con una sapienza mirabile. Chiudono gli occhi i dogmatismi, da qualunque parte vengano, dalla religione o dalle ideologie, dogmatismi: "Chi ha peccato?". Dogmatismi che ti fanno adoratore di principi immobili, di tradizioni imbalsamate non ti permettono di posare con un minimo di tenerezza gli occhi su quel caso concreto, su quella storia di vita che ti sta davanti. Chiude gli occhi la superficialità: "E' lui! Non è lui!".

E tutto diventa pettegolezzo, cronaca svagata, i nostri buoni salotti. Parole, il mondo delle parole, pallide o urlate, lontane anni luce da uno sguardo di vera compassione. Chiude gli occhi il pregiudizio. Dicono: "Noi sappiamo che questo uomo è un peccatore. Non osserva il sabato!". Come se dicessimo: "I nostri manuali non lasciano una minima ombra di dubbio al riguardo". Ma tu l'hai guardato negli occhi, hai ascoltato la sua voce, ti sei mai chiesto che cosa spinga un uomo così ad agire in quel modo? Ci chiude gli occhi la difesa, "senza se e senza ma", di noi stessi, di noi stessi e della nostra quiete. I genitori del cieco altro non sanno fare che rispondere: "Ha l'età, chiedetelo a lui". Noi non ci compromettiamo. Sia salvo il nostro bene. Quanto a quello degli altri, ci pensino loro! Ci chiude gli occhi la presunzione: "Noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio, ma costui non sappiamo di dove sia".

Noi "sappiamo", quante volte nel racconto questo verbo supponente: "noi sappiamo". E quante volte nella vita, nella nostra vita, fa ritorno: "Noi sappiamo!". E ora vengo, per gioia del cuore, agli occhi di Gesù, agli occhi del cieco. Il primo ad avere occhi, occhi aperti è Gesù. Dicevamo: "passando vide". E poi - lasciatemi dire - poi, alla fine, andò cercarlo, voleva vederlo. Pensate, alla nostra fede appartiene questa gioia: crediamo in un Dio che, passando, vede, ha occhi per te, non solo per le masse, anche per uno singolo. Uno è già tanto, è tutto per lui, gli basta per fermarsi. E gli occhi, i suoi, sono sempre aperti.

Ho letto di lui nel salmo 121 (3-5): "Non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d'Israele. Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre".

E vengo agli occhi del cieco, che, per grazia, si aprono. Si aprono fuori e dentro. Vede fuori e vede dentro di sé. Con una progressione stupefacente nel racconto. E' meraviglioso vedere come uno, da sempre mendicante, da sempre guidato da altri, eterodiretto da nascita, incontrando Gesù, acquisti in consapevolezza, in franchezza, in scioltezza, in coraggio, in libertà, in ironia - sana ironia -, in fiducia, in un contesto in cui le parole che gli vengono urlate intorno sono per togliergli fiducia nel profeta di Nazaret. Sino a confessare la sua fede, la sua fiducia in lui: "Tu, credi nel Figlio dell'uomo?. "E chi è, Signore, perché io creda in lui?". Gli disse Gesù: "L'hai visto, è colui che parla con te". Ed egli disse: "Credo, Signore". Occhi limpidi, ora, i suoi! E lui li apre, li apre alla luce del mondo.

Come è bella - mi dicevo - la fede che ti apre gli occhi. Niente oscurantismi! "Sono venuto" - diceva- "ad aprire gli occhi ai ciechi". E' meraviglioso. E tu fai altrettanto.

 

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