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TESTO L'ansia di Dio per le ansie dell'uomo

don Giacomo Falco Brini  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno B) (11/03/2018)

Vangelo: Gv 3,14-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,14-21

14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Un giorno un bambino chiese a suo papà: “papà, come iniziano le guerre?”. E il padre rispose: “bene, prendiamo ad es. la 1a guerra mondiale; iniziò quando la Germania invase il Belgio e poi...”. La moglie lo interruppe immediatamente: “ma dai! Dì la verità al nostro bimbo: è cominciata perché qualcuno è stato assassinato...”. Il marito allora, tirandosi su con un'aria di superiorità, replicò aspramente: “sei tu che rispondi alla domanda o sbaglio ma nostro figlio ha rivolto a me la domanda?”. La donna uscì dalla stanza sbattendo la porta. Seguì un silenzio pieno di disagio, interrotto solo dalle parole del bimbo: “papà non devi dirmi più come iniziano le guerre, adesso lo so!”.
La Bibbia è come questo bimbo (e viceversa). Non fa ragionamenti complicati per cogliere una verità. Prendiamo il testo della 1a lettura di oggi. Essa ci offre una meditazione sulla storia di Israele, ponendoci davanti a una autentica catastrofe che colpisce il popolo. La fine di un'epoca con la distruzione del Tempio e della città santa, la deportazione e l'esilio (2Cr 36,19-21): un completo sfacelo. L'autore del libro delle Cronache si chiede come è potuto accadere tutto ciò. E ancora una volta, mentre l'uomo che non vuole saperne di Dio osserva il male dilagare incolpando proprio Lui o gli altri, la Bibbia invece ci dice con chiarezza che è il peccato dell'uomo a scatenare tutte quelle nefaste conseguenze, con Dio piuttosto impegnato ad avvertirlo del pericolo, ma inascoltato (2Cr 36,14-16).

Il credente allora non si ferma a dire “il mondo va sempre più male”, o “dove andremo a finire?” oppure “come mai tutto questo male che ci cade addosso?”. Il credente dice: “siamo noi uomini che facciamo andar male il mondo.” Se guerra, violenza, razzismo, intolleranza ecc. si diffondono, egli non dice che dipende tutto dai politici corrotti, dai soprusi della polizia, dalle banche o dai troppi migranti che invadono le nostre strade. Troppo comodo. Il credente sa che queste cose non cominciano con gli altri, bensì da qualcosa che parte dalle mura di casa (cfr. Gc 4,1-4). Proprio come quel bambino della storiella. E quello che sta accadendo nella nostra chiesa? Ci sono numeri e fatti che indicano indubbiamente un crollo della sua presenza o della sua credibilità nel mondo, se non un vero e proprio crollo della fede. Sarà solo colpa dei preti pedofili, dei migranti musulmani, dei cattolici tiepidi, oppure di papa Francesco buonista e pauperista che parla solo e sempre di misericordia? (alcuni cristiani che incontro nel confessionale si lamentano persino di questo!...) O forse quello che sta accadendo anche nel seno della chiesa è il crollo di “una” chiesa in cui Dio non si può riconoscere, la chiesa della religione-manufatto dell'uomo, quella che si crogiola aggrappandosi al potere e alle ricchezze di questo mondo, la chiesa fatta di tanti orpelli che si compiace nelle sue sofisticate liturgie?

Israele, nel tempo dell'esilio, ha saputo sempre tornare al nucleo essenziale della propria fede leggendo dentro gli eventi storici abbattutisi su di lui (2Cr 36,22-24 ma vedi anche Dn 3,34-43). Così anche la chiesa, quando si appresta a vivere un epoca di decadenza, ha la grandissima opportunità di ritornare al cuore della fede che custodisce. Perché quando gli eventi richiamano con evidenza la responsabilità degli uomini, generalmente all'inizio Dio viene percepito lontano dalla vita, come se restasse impassibile a lasciare che l'umanità si distrugga. Ma la verità ce la consegna ancora la Bibbia: Dio è sempre coinvolto nelle vicende umane e non si da mai pace pur di salvare le sue creature. Nel vangelo, l'incontro notturno di Gesù con l'ansia di Nicodemo è una pagina stupenda che rivela l'antidoto di Dio per le paure e le ansie dell'umanità di oggi. Come Nicodemo, anche oggi tanti uomini (magari anch'essi di notte), si pongono interrogativi religiosi che a rigor di logica fanno cercare Gesù solo di nascosto, perché cercarlo vorrebbe dire uscire allo scoperto, e questo fa vergognare nel mondo attuale: come si dice in gergo giovanile, “è da sfigati”. Nella notte in cui il dialogo con il Signore lo mette a contatto con la propria ansia, Nicodemo ode una delle parole più ansiolitiche del vangelo: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna (Gv 3,16). Come si fa a non essere toccati davanti a una tale espressione? Che cosa si potrebbe aggiungere? Qui, in queste parole di Gesù, c'è il concepimento del kerygma che gli apostoli annunceranno dopo la sua resurrezione. Qui c'è tutto il vangelo, tutta la dottrina della chiesa, tutto il senso profondo della Bibbia. E se mai il lettore fosse ancora chiuso nell'ombra del dubbio o preda di fantasmi che si agitano nel proprio cuore, ascolti anche le intenzioni divine: Dio infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui (Gv 3,17). Per la Bibbia, oramai l'uomo non può restare in posizione neutrale davanti a quello che è avvenuto con Gesù. Anche se cercasse una neutralità, finirebbe per scegliere comunque (Gv 3,18-21).

 

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