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TESTO Un vento gagliardo che ci ricrea

mons. Antonio Riboldi

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Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (23/05/1999)

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

La solennità della Pentecoste potremmo anche definirla "il Natale della Chiesa". Sembra di assistere al racconto biblico della stessa creazione dell'uomo. Quando Dio, dopo aver composto con il fango questo incredibile frutto della Sua fantasia che è l'uomo, lo rese partecipe della sua vita divina, infondendogli il Suo Spirito. L'uomo non può stare da solo. L'uomo "da solo" è come morto. Ha bisogno di essere profondamente amato. Ed ha bisogno di amare. Senza questo, si sente come paralizzato. Lo dirà espressamente Gesù ai suoi discepoli: "Senza di Me non potete fare nulla... Io sono la vite e voi i tralci".

E per dare una immagine quasi visibile, che sia capibile dalle nostre menti, ci definisce "dimore", ossia "case", in cui sceglie di abitare lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo diventa così l'anima della nostra vita.

Lo straordinario fatto della discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa, delle "lingue di fuoco" che si posano sugli uomini che "sono la sua Chiesa", ossia i suoi discepoli ieri, e su di noi oggi, così lo raccontano gli Atti degli Apostoli: "Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso un rombo dal cielo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro: ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi" (At 2, 1-3).

Ed immediatamente, come "nati da nuova creazione", gli Apostoli non solo sentono tutto chiaro in loro quanto era accaduto a Gesù, finalmente confermati che Lui era veramente il Figlio di Dio, ma questa manifestazione si accompagna ad una straordinaria potenza, loro sconosciuta, che li porta a proclamarla con coraggio, sulle stesse piazze da cui pochi giorni prima erano fuggiti per la paura. Lo Spirito Santo era in loro "come di casa", le loro voci erano la voce dello Spirito che diffondeva agli uomini la buona Novella; le loro mani erano le mani dello Spirito che compiva prodigi per confermare quanto la voce proclamava. Ed in breve "tutta la terra si riempì delle opere dello Spirito Santo". La Chiesa così si muoveva non più come povertà dell'uomo incapace di "fare di un capello bianco un capello nero", ma come "forza e potenza di Dio".

Ed è questa una presenza che non potrà. più mancare fino alla fine dei tempi. Lo Spirito Santo "dimorerà" in quelli che Lui sceglie e chiama nel tempo, e questi diventeranno, se docili strumenti nelle sue mani, la sola penna che nelle mani di Dio scrive la storia di salvezza dell'umanità. Anche ai nostri giorni.

Lo possiamo contemplare con tutta. tranquillità, leggendo i grandi fatti del nostro tempo o i piccoli fatti del nostro territorio. Quante volte viene da esclamare ripetendo le parole del Salmista: "Quanto è grande Signore il tuo nome su tutta la terra!". Oppure: "Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra". Soprattutto oggi, quando tanta gente si affanna a

descrivere "i funerali dell'umanità", come se la morte di questa fosse imminente, si impone sempre più la potenza e la presenza di una Chiesa che prende sempre più l'aspetto del cenacolo dove avvenne la Pentecoste. Mai come oggi il mondo tutto guarda alla Chiesa che sa parlare a tutti gli uomini come fosse tornata in possesso di tutte le lingue, certo di trovare il senso e la verità della vita, che altrove viene negato.

E chi di noi non dovrebbe conoscere la presenza dello Spirito nella sua vita? Quante volte le mani del sacerdote si sono posate sulla nostra testa per invocare la discesa dello Spirito Santo o la Sua Parola! Solennemente nel giorno della nostra Confermazione o Cresima: e lo Spirito è venuto con i suoi santi doni, rendendoci abili non solo alla santità, ma all'esercizio delle varie forme di carità; con i suoi carismi "a ciascuno è data – afferma san Paolo – una particolare manifestazione dello Spirito per l'utilità di tutti".

Tutti quindi abbiamo conosciuto la nostra Pentecoste. La conosciamo noi sacerdoti in modo particolare nella ordinazione sacerdotale; ed in modo irripetibile e pieno noi vescovi nella nostra ordinazione episcopale. E fanno sempre effetto quelle mani che si stendono perché su ogni creatura scenda lo Spirito. E' come se nelle nostre mani venisse messo il bandolo della storia della salvezza, incaricati di portarlo avanti.

Che meraviglia! E che responsabilità! E' come un grande fiume, lo Spirito, che scendendo a valle, si divide in tanti rigagnoli che poi vanno ad irrigare tutta la campagna che così torna a vivere. E questi rigagnoli siamo tutti noi battezzati che abbiamo ricevuto lo Spirito.

Vivere la nostra fede, soprattutto vivere la pienezza della carità, con l'esercizio dei carismi datici dallo Spirito, e alimentare il rigagnolo della salvezza del mondo.

Non avere coscienza di ciò, condannarsi al nostro egoismo e far seccare un rivolo di acqua; morendo e facendo morire. Per questo oggi viene spontaneo pregare per me e voi: "vieni, Spirito e riempimi di Te".

 

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