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TESTO Signore, tu solo hai parole di vita eterna

don Walter Magni  

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II domenica di Quaresima (Anno B) (25/02/2018)

Vangelo: Gv 4,5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 4,5-42

5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Ci risuonano dentro tante parole in questo inizio di Quaresima - penitenza, digiuno, conversione. Una le raccoglie tutte: la libertà. La libertà di Gesù nel metterSi in relazione, nel comunicarSi; la libertà di una donna di Samaria - stando al Vangelo di lasciarsi guardare da Lui in un modo diverso. Oltre la scontatezza di tante relazioni, comprate a poco prezzo. Assaporando la gioia e la bellezza di un amore per il quale vale la pena rischiare.

Sconfinare
Gesù comincia prendendoSi la libertà di andare per la Sua strada. Già stava andando dalla Giudea in Galilea, mentre sta scritto che “doveva perciò attraversare la Samaria” (4,4). Doveva o voleva? Avrebbe potuto fare la via più breve lungo il Giordano. Sceglie, invece, quella più lunga: attraversare la Samaria abitata da una popolazione bastarda ed eretica. Che aveva tradito il Tempio di Gerusalemme per adorare Dio sul monte Garizim. Un primo sconfinamento che stupisce. Che fosse già sicuro che avrebbe incontrato una donna esperta negli sconfinamenti del cuore? La bellezza che salva il mondo sta tutto in questo sconfinare di Gesù negli sconfinamenti del nostro cuore. “il Figlio dell'uomo, infatti, è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10). Madeleine Delbrel (Noi delle strade) scriveva: “Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione, prenderei proprio quel catino colmo d'acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente e ad ogni piede cingermi dell'asciugatoio e curvarmi giù in basso, non alzando mai la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici, e lavare i piedi”. Gesù riesce a raggiungere il cuore di questa donna perché già lei L'aveva ferito. Forse la religione non sa catturare la profondità di questo incontro. Conta lo sguardo, una parola sussurrata, anche la posizione del corpo. Per incontrarla Gesù supera qualsiasi regola e convenzione legale. E mentre sembra che solo la sete li accomuni, è ancora Lui, Gesù, che sconfina, domandandole con tono accorato: “dammi da bere”.

“In spirito e verità”
Guardi alla scena e t'immagini due innamorati che, superati i primi ammiccamenti, cominciano a parlare all'infinito. Incuranti delle più elementari regole del buon senso, se ne vanno piuttosto per la loro strada, sconfinando oltre ogni misura. Tra Gesù e questa donna samaritana - solo per fare qualche accenno - è anzitutto una questione di sete. Quale acqua l'avrebbe potuta soddisfare pienamente? Lei parla dell'acqua del pozzo, mentre Lui allude ad “un'acqua viva che zampilla per la vita eterna”. Così, tra ironia e sottili allusioni Gesù scava nel suo cuore e si finisce a parlare della sete d'amore che lei aveva sperimentato a lungo: “hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito”. E la questione cruciale esplode: dove conviene adorare Dio oltre le nostre differenze? Né a Gerusalemme né sul Garizim, perché “viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”. Siamo allo sconfinamento estremo, quello che dice appieno la rivelazione: adorare Dio “in spirito e verità”. Senza più ostacoli, senza barriere, senza più l'insieme di quegli infingimenti che ancora potrebbero trattenere Gesù dal dire a quella donna che domandava del Messia, ecco: “Sono io, che parlo con te”. Poter dire anche noi a Gesù, con la stessa esuberanza ed esultanza del cuore di questa donna, come di tante altre donne del Vangelo: “Sei tu il mio tutto, sei tu il mio solo amore. Con te io voglio vivere, con te voglio danzare”.

La Sua e la nostra sete
Ed ecco sopraggiungere i discepoli. Ed è come se il cuore si dovesse frenare, mentre le parole si fanno più misurate. Confusi e meravigliati che proprio Lui stesse parlando con quella donna. Così ci si assesta su una questione del cibo da mangiare. E Lui che, invece, resta fermo al Suo livello, parlando di ben altro cibo, invitandoli a sognare: “alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura”. Imparare, dunque, la sete di Gesù, mettendo i nostri piedi dentro le orme dei Suoi sconfinamenti. Lui, sicuro che in ogni uomo e in ogni donna non c'è che “un crepaccio assetato di Infinito” (S. Kierkegaard). E, come d'istinto, non può che farSi accanto “a chi ha il cuore ferito” (sl 33,19). “La sete di Gesù è una sete d'amore per le persone prese così come sono, con le loro povertà e le loro ferite, con le loro maschere e i loro meccanismi di difesa e anche con tutta la loro bellezza” (J. Vanier). Il Suo desiderio più grande è che tutti possano tornare a vivere in pienezza, ricolmi di un po' di gioia, di un attimo di consolazione. La Sua sete sta tutta nel pretendere di liberare le energie più profonde nascoste in ciascuno di noi perché anche noi possiamo diventare come Lui, viandanti stanchi e assetati; uomini e donne capaci di compassione, generatori di speranza. Dentro una chiesa “che è come la vecchia fontana del villaggio, che disseta le varie generazioni. Noi cambiamo, la fontana resta” (s. Giovanni XXIII). Mai stanca di incontrare gli uomini che spesso solo anelano - pur senza saperlo, talvolta - di poterLo incontrare ancora.

 

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