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TESTO Commento su At 28,30-31

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della VII settimana di Pasqua (29/05/2004)

Brano biblico: At 28,30-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 21,20-25

20Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». 21Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». 22Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». 23Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».

24Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. 25Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Dalla Parola del giorno

Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui, annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.

Come vivere questa parola?

Giunto a Roma per appellarsi a Cesare, dopo essere stato arrestato a Gerusalemme, san Paolo trascorre ben due anni agli arresti domiciliari, sotto stretta custodia di una guardia militare. Gli era stato imposto infatti il cosiddetto sistema di custodia militaris, secondo il quale, colui che vi era sottoposto, pur potendo vivere in casa, doveva esservi trattenuto con il polso destro sempre legato a quello sinistro del soldato di guardia. Un particolare tutt'altro che irrilevante, se teniamo conto che, pur in catene, segnato dall'amarezza e dalla tribolazione, l'Apostolo continuerà ad annunziare il regno di Dio e a insegnare le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, sapendo scorgere in questa sua condizione un'opportunità nuova: far giungere il Vangelo al cuore dell'Impero Romano.

"E' a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena" – dirà ai Giudei residenti a Roma, dopo averli convocati per vederli e parlare loro. Ma alcuni – annota il testo sacro – "non vollero credere". E Paolo, vedendoli andar via scettici e discordi tra loro, "diceva questa sola frase: "Va' da questo popolo e dì loro: il cuore di questo popolo si è indurito...".

Con questa immagine, quasi di sconfitta se non fosse per l'audacia indomita di Paolo, si chiude il Libro degli Atti. Ed è per noi come una consegna. Meglio, come il passaggio del testimone. Paolo ha compiuto la sua corsa. Ora tocca a me e a te. Annunciare e insegnare, sapendo trasformare le nostre catene in opportunità, i problemi in risorse, le tribolazioni in occasione per rendere testimonianza a Cristo.

Oggi nella mia pausa contemplativa guarderò queste mie catene che, a primo acchito, sembrano essermi d'inciampo: chi non ne ha?! E trarrò spunto dall'esperienza dell'Apostolo per saper scorgere in esse la possibilità di dare gloria a Dio, custodendo nel cuore fiducia e speranza, bandendo ogni scoraggiamento o pessimismo.

Eccomi, Signore, stretto nelle catene della mia fragilità. Fammi comprendere che in questa mia impotenza c'è sempre, se la so trovare nella fede-fiducia, un'opportunità di bene, per me e per i miei fratelli, che mi rende libero d'amarti con tutto me stesso.

La voce di un perseguitato per amore della giustizia

La libertà è il respiro della vita. Noi siamo qui, seduti in cantine che sanno di muffa e in carceri anguste, e ci lamentiamo per i colpi del destino che si abbattono su di noi e ci annientano. E' ora che cominciamo a smetterla di attribuire alle cose un falso splendore e una falsa dignità, ma le prendiamo per quello che sono: vita irredenta.
Dietrich Bonhoeffer

 

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