TESTO Commento su Luca 1,46-55
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22 Dicembre (22/12/2015)
Vangelo: Lc 1,46-55
Da duemila anni questa preghiera è il saluto dei discepoli al tramonto del sole, un modo per rileggere la giornata alla luce della salvezza. E per chiudere il giorno nella gioia, non nella tristezza, per sottolineare, ogni giorno, ciò che di positivo abbiamo vissuto. La conosciamo bene, questa preghiera. Lo cantiamo coralmente, il Magnificat, alla fine della preghiera dei Vespri. Faremmo bene a riprenderlo in mano, a rileggerlo con lo stupore della prima volta. È un'adolescente che lo canta. Che intreccia salmi e citazioni, rimandi biblici e salvifici. Chi studia la Scrittura ci dice che, con ogni probabilità, quel canto è opera delle prime comunità cristiane che Luca riprende, attribuendolo a Maria; alcune copie del vangelo lo attribuiscono, invece, ad Elisabetta. Mi piace pensare, però, che sia il canto dell'intera Chiesa che riconosce l'opera di Dio. E nella Chiesa c'è anche Maria. Non so se Maria ha pronunciato precisamente queste parole. So per certo che le ha vissute. Dio ha realizzato la sua promessa, canta. Sempre la realizza. Senza scoraggiarsi, anche quando passano i secoli.