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TESTO Abbiamo vissuto la Pentecoste

mons. Antonio Riboldi

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (15/05/2005)

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Dobbiamo dirci davvero fortunati noi cristiani, anche per essere stati testimoni di una Pentecoste, in cui lo Spirito Santo ha mostrato di essere con noi e di svegliarci dalla paura di essere rimasti soli, dopo la morte di Giovanni Paolo II.

Con un colpo "d'ala", come è nella natura dello Spirito Santo, ha dissipato le paure e aperto il cielo alla speranza, come fossero spuntati giorni nuovi tutti da vivere.

A tanti sarà rimasta impressa l'immagine della comparsa del Santo Padre il giorno delle Palme. Stava veramente ma1e...ma non voleva mancare all'appuntamento con il mondo, che lo voleva vedere.

Come consuetudine ha cercato di fare vo1are la colomba, e questa non ne volle sapere di abbandonare la sua casa, la Chiesa.

Si affacciava alla mia mente l'immagine della Chiesa al suo nascere. I giorni dopo la morte e resurrezione del Maestro, gli apostoli si sentirono soli, incapaci, come se le ali della grazia, la forza di Dio, fossero saldamente legate, impedendo di "andare per tutto il mondo ad annunciare la Buona Novella", che era la loro missione. Sentivano tutta intera la loro debolezza di poveri uomini ed erano raccolti nel Cenacolo, come aveva comandato Gesù, in attesa dello Spirito Santo.

E raccontano gli Atti: "Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro: ed essi furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi" (At. 2, l-11)

Difficile dimenticare i giorni tristi della morte e del funerale di Giovanni Paolo II. Faceva impressione quella interminabile processione di fedeli di ogni lingua, popolo e nazione, che riconoscevano in Giovanni Paolo II il padre di cui ora si sentivano orfani.

Non importava se per poterlo almeno vedere da morto, in quella semplice e solenne cassa comune, segno di semplicità e povertà, dovevano fare ore di attesa, fino a 12 ore.
Un vero miracolo di amore irrepetibile.

Per ciascuno bastava almeno per un attimo solo contemplare il viso di un papà tanto amato, a cui ci si sentiva legati come da cordone ombelicale.

Ed è impossibile anche solo tentare di descrivere il giorno dei funerali.

Pareva di vivere in altri tempi, in altri spazi, che sano di eternità, di grandezza che nulla ha di terreno. C'era tutta l'umanità, rappresentata dai Capi di Stato, che forse misuravano la loro pochezza di fronte al gigante dello Spirito. La piazza traboccava di un amore che era come un manto che avvolgeva il mondo e che sembrava avere nulla a che fare con questa terra avara di eternità. Lo descrive bene l'attuale Pontefice, Benedetto XVI, nel suo discorso di inizio di pontificato. "Quanto ci siamo sentiti abbandonati dopo la dipartita di Giovanni Paolo II, il Papa che per ben 26 anni è stato il nostro pastore e guida attraverso questo tempo. Egli varcava la soglia verso l'altra vita - entrando nel mistero di Dio. Ma non compiva questo passo da solo. Chi crede non è mai solo – non lo è nella vita e neanche nella morte. In quel momento noi abbiamo potuto invocare i santi di tutti i secoli - i suoi amici, i suoi fratelli nella fede, sapendo che sarebbero stati il corteo vivente che lo avrebbe accompagnato nell'aldilà fino alla gloria di Dio. Noi sapevamo che il suo arrivo era atteso. Ora sappiamo che egli è tra i suoi ed è veramente a casa sua".

Ma Dio non lascia mai sola la sua Chiesa. Mi veniva sovente alla memoria quella colomba della domenica delle Palme, che non volle andarsene sola verso chissà dove, ma volle restare nella casa del Padre. E ora quella colomba, lo Spirito, doveva tornare per posarsi sul capo di Chi Dio aveva, nella sua infinita sapienza ed amore, dalla eternità scelto, per essere "Pietro", che doveva condurre la barca della storia verso l'alto, sempre verso l'alto, non concedendosi mai di sostare a riva o di fuggire.

E "Di nuovo -continua Benedetto XVI - siamo stati consolati compiendo il solenne ingresso in Conclave per eleggere colui che il Signore aveva scelto. Come potevamo riconoscere il suo nome? Come potevano 115 vescovi, provenienti da tutte le culture e Paesi, trovare colui a cui il Signore desiderava conferire la missione di legare e sciogliere?

Ancora una volta noi sapevamo che non siamo soli, che siamo circondati, condotti e guidati dagli amici di Dio. Ed ora in questo momento, io debole servitore di Dio, devo compiere, devo assumere questo compito inaudito, che realmente supera ogni capacità umana. Come posso fare questo? Voi cari amici avete appena invocato la schiera dei Santi. In tal modo, si ravviva anche in me la consapevolezza: non sono solo. Ecco, lo vedete, non sono solo. Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta. E la vostra preghiera, cari amici, la vostra indulgenza, il vostro amore, la vostra fede e la vostra speranza mi accompagnano".

E quella domenica nella incoronazione del nuovo Papa, sembrò che su tutto il mondo scendesse ancora una volta lo Spirito Santo a infondere non solo speranza, ma a darci voglia di farsi trasportare da lui.

Fu grande festa di nuova Pentecoste che tutta l'Umanità visse: questa volta non tinta di tristezza, ma di immensa gioia, come se Dio fosse tornato a camminare con noi, in questa difficile storia dei nostri giorni: una storia che sembra più interessata a demolire che a costruire...a differenza dello Spirito.

Con una fede, che dovrebbe essere la nostra nei confronti delle nostre vocazioni o vite, il Santo Padre, con disarmante semplicità, dirà, stupendo certamente tutti: "In questo momento non ho bisogno di presentare un programma di governo. (Ricordate il grande battimani che sembrava un giusto ammonimento agli uomini di governo, che fanno e disfano programmi, che tante volte sono parole vuote di senso o di fatti?)

Il mio vero programma è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa".

Le sue semplici parole, piene di abbandono fiducioso in Dio, sembrava fossero l'eco del salmo 131: "Signore, il mio cuore non ha pretese, non è superbo il mio sguardo, non desidero cose grandi superiori alle mie forze: io resto tranquillo e sereno. Come un bimbo in braccio a sua madre è quieto il mio cuore dentro di me".

Se in quei giorni abbiamo davvero "visto" la meraviglia che Dio sa compiere con il Suo Spirito nella Chiesa, viene spontaneo chiederci se anche in noi possiamo trovare le stesse meraviglie dopo la discesa dello Spirito Santo su di noi, nel giorno della nostra Pentecoste, ossia della nostra Cresima. Da quel momento, con semplicità, lasciandosi condurre per mano dallo Spirito, avrebbe dovuto iniziare il nostro cammino di autenticità cristiana.

Dovrebbe avere avuto inizio quel cammino di santità e di testimonianza della fede che fu negli Apostoli, nei santi e che abbiamo ammirato in Giovanni Paolo II e in questo nostro Papa. Ma è davvero così?

Dovremmo oggi davvero interrogarci sulla nostra Cresima: che cosa ha rappresentato nella nostra vita? E questa è guidata dallo Spirito di Dio o siamo vagabondi in un cammino senza meta, senza fine, senza speranza?

Ricordo il giorno in cui Dio mi scelse come vescovo e l'ordinazione episcopale fatta in piazza a S. Ninfa. Su quell'altare, prostrato a terra, mi sentivo come schiacciato dalla mia povertà. Ma avevo fiducia che lo Spirito Santo proprio di questa mia povertà si sarebbe servito per fare le Sue opere. Ed è così.

Dovremmo oggi tornare alla nostra Pentecoste, senza paura, anzi con gioia. Il mondo ha bisogno del fuoco dello Spirito per rinnovarsi. Ha bisogno di testimoni, come sono i tanti martiri del nostro tempo, di tanti cristiani che siano il ripetersi di quello spettacolo, anche se in piccolo, che abbiamo vissuto nella morte di Giovanni Paolo II, il grande e della scelta di Benedetto XVI. Le mezze figure, quell'essere cristiani di facciata, non aprono alcuna strada alla speranza ed alla gioia.

Con il Papa anche a voi dico: "Oggi, io vorrei con grande forza e grande convinzione, a partire da una lunga esperienza personale, dire a voi, giovani, non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla e dona tutto. Chi si dona a lui riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo e troverete la vera vita".

Torno a ricordare la colomba del giorno delle Palme, che preferì stare con il Papa e dire a me, a voi, che lo Spirito, questa "divina colomba", non fugge mai da noi, ma sta sempre con tutti noi.
Con Madre Teresa prego:

"Spirito Santo, Spirito di conoscenza, Spirito di Sapienza, Spirito di amore, Tu solo conosci la verità. Tu solo puoi scrutare l'essenza e il vero significato di ogni realtà.

Spirito di Dio, io mi abbandono in te: Non voglio sapere più di quello che devo sapere. Non voglio dire più di quello che devo dire. Non voglio nulla più di quello che hai deciso per me. Tu mi ami e mi conosci bene.

Spirito di amore effondi su di me tutto quello che posso ricevere da te".

 

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