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TESTO Commento su Luca 6,20-26

Paolo Curtaz  

Mercoledì della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (09/09/2015)

Vangelo: Lc 6,20-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,

perché vostro è il regno di Dio.

21Beati voi, che ora avete fame,

perché sarete saziati.

Beati voi, che ora piangete,

perché riderete.

22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

24Ma guai a voi, ricchi,

perché avete già ricevuto la vostra consolazione.

25Guai a voi, che ora siete sazi,

perché avrete fame.

Guai a voi, che ora ridete,

perché sarete nel dolore e piangerete.

26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

L'evangelista Luca riprende in mano la splendida pagina delle Beatitudini in Matteo e la semplifica, aggiungendo alle quattro beatitudini quattro “guai”. Luca contrappone due stili di vita ribaltando le nostre prospettive. Nella logica del mondo sono beati e fortunati quanti vivono la vita che, invece, Luca vede come disastrosa e foriera di tanti guai. Non parliamo, ovviamente, di una specie di vendetta da parte di Dio, geloso della riuscita di alcune persone, ma del fatto che, spesso, chi vive in questa vita un'esperienza di sazietà, di benessere, di soddisfazione rischia di spegnere il desiderio, di sedersi sulle proprie conquiste, di sentirsi arrivato. Non è così: il benessere, dono di Dio e cosa positiva, sia chiaro!, rischia di anestetizzare il nostro bisogno di assoluto. Chi invece vive una situazione di disagio, di persecuzione può cadere nella disperazione e nello sconforto. Oppure fare della propria pena un trampolino per guardare oltre, altrove, più avanti. Luca sembra descrivere la propria esperienza, sembra guardare all'uditorio di Gesù e alla sua comunità e a noi. Facciamo in modo che le negatività diventino l'occasione di aprirci alla fede!

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