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TESTO Commento su Giovanni 21,15-19

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Venerdì della VII settimana di Pasqua (28/05/2004)

Vangelo: Gv 21,15-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Dalla Parola del giorno

Quando Gesù si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Pietro, mi ami tu...? E aggiunse: "Seguimi".

Come vivere questa parola?

Nel vangelo di Giovanni ricorre con frequenza – ben 17 volte – il verbo 'seguire', sempre riferito alla sequela di Gesù. "Tu – dirà il Signore risorto a Pietro, sulla riva del lago, – seguimi".

Ma cosa vuol dire veramente 'seguire qualcuno'? Innanzi tutto mettersi in cammino, fuggire l'insidia dell'immobilismo passivo che appiattisce e paralizza l'entusiasmo della ricerca, facendoci rimanere schiavi della pigrizia, goffamente seduti nel già noto che non scomoda. Ma non basta. Significa anche mettere i piedi e il cuore lì dove li ha messi colui che abbiamo scelto di seguire, tenendone il passo con agilità, senza mediocri ritorni o sterili nostalgie. E più ancora, seguire qualcuno vuol dire 'andargli dietro'. Sembrerebbe scontato, ma non lo è. Molto spesso infatti la nostra sequela di Gesù è più un camminare davanti a Lui con l'ingombro dei nostri progetti, giudizi, aspettative, che non uno stargli vicino con cuore semplice, sempre un passo indietro, per accogliere in umile amore la sua Parola che si fa in noi prospettiva di salvezza. Non a caso la Scrittura ci rende avvertiti che Gesù è l'arghē gos, colui che apre la via per seguirlo (Eb 2,10).

Per declinare con autenticità il verbo 'seguire' è dunque necessario consegnarsi totalmente all'intimità con Lui, liberi da se stessi e dalle cose, vuoti di sé per essere pronti a lasciarsi colmare unicamente da Lui. Ecco perché Gesù, rivolgendosi per la seconda volta a Pietro nell'apparizione postsquale, ribadisce: "Tu, seguimi", in ogni caso, a qualunque costo, senza voler conoscere in anticipo le conseguenze del tuo assenso. Ovvero, liberato da tutto ciò che vorresti afferrare, capire, e di cui vorresti poter disporre, vivi con lo sguardo interamente rivolto verso la meta che or ora appena intravedi.

Questo stile d'intima familiarità con Gesù diventi ora preghiera nella mia sosta contemplativa, in cui chiedo che lo Spirito Santo vivifichi e rinnovi in me e nei miei fratelli quell'Alleanza nuziale che ogni giorno cresce nell'ascolto della Parola e matura nella carità, le due ali della sequela. Ripeterò nel ritmo del respiro:

"Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo".

La voce dei Padri del deserto

Gesù porta il fuoco nel nostro cuore... E dice: Abbi fiducia sono io, non aver paura. Cercalo, dunque, seguilo. Amalo.
Gregorio il Sinaita

 

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