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TESTO I Sì che contano

mons. Antonio Riboldi

IV Domenica di Avvento (Anno B) (22/12/2002)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Certamente tanti dei miei lettori avranno avuto la grazie di farsi pellegrini almeno una volta nella Terra di Gesù. Io ho avuto la fortuna di andarci tante volte: ed ogni volta è come fosse la prima, tanta è la meraviglia che provo nell'essere là dove Gesù il Figlio di Dio, è voluto nascere e vivere, per compiere quello che è bello definire il secondo ed importante momento della creazione, ossia la redenzione.

Ogni luogo che visito è come sentissi la voce di chi fu protagonista della vita di Dio in terra, da Gesù, a Maria, agli Apostoli. E' incredibile, almeno per chi crede, "sentire" la presenza di Dio nella terra santa.

Uno dei primi luoghi che si visitano è Nazareth, la patria di Gesù. E' là che iniziò il Suo stare in mezzo a noi, incominciando la sua vita proprio come uno di noi. E il suo ingresso nel mondo avviene proprio a Nazareth, con l'annuncio dell'Angelo a Maria.

Ce lo racconta il Vangelo di oggi, in un modo tanto semplice che, contemplato, è come assistere al silenzioso momento in cui Dio creò cielo e terra e disse: "E' buono".

Nazareth, allora, era un povero villaggio, da nessuno stimato per la sua povertà, tanto che quasi tutti vivevano in grotte che si possono ancora oggi visitare, compresa quella in cui viveva Maria SS. ma, la donna che Dio aveva preservata dal peccato originale perché fosse Sua Madre.

L'Angelo la trova certamente nel silenzio, che è tipico di chi non viene distratto dalle sciocchezze del mondo che sono come i colori delle farfalle: colori che spariscono appena si toccano. Come è tutto ciò che è effimero.

Il saluto è di quelli che portano il timbro della voce di Dio: semplice, meraviglioso. "Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te".

Inevitabile il turbamento della giovane donna non abituata a sognare incontri che contengano grandezze umane. Maria è l'umiltà in persona: quella umiltà, che ti dà la gioia di essere una creatura che deve tutto al suo Creatore e Signore, in cui pone ogni gioia.

Non sapeva quello che l'attendeva. E si confonde quando l'Angelo le dice: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.

Sarà grande e chiamato figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà più fine. "Alla incertezza di Maria, che si chiede come sia possibile che addirittura Dio si faccia carne della sua carne, ossia che lei possa essere madre addirittura di Dio, l'Angelo la rasserena: lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio". E' grande la vocazione che Dio propone a Maria: una grandezza che spaventerebbe chiunque.

Ma come sempre - fece così anche con Adamo ed Eva - Dio rispetta la sua libertà ed attende un sì o un no. E' nella natura dell'amore. Quella libertà che noi difficilmente sappiamo apprezzare, conoscere e usare. Maria sa di accettare il disegno di Dio o rifiutarlo.

Il suo "Sì" o il suo "no" coinvolgeva addirittura il futuro della intera umanità. Ma poteva mai negarsi la "piena di grazia", la donna che non era capace di dire no a chi amava di tutto cuore ed in cui aveva posto la sua fiducia? E venne il suo "Sì". "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga in me quello che hai detto". (Lc.1,26-38).

Questo meraviglioso, necessario "Sì", che determinò la nuova creazione, di cui noi siamo partecipi o chiamati a partecipare, i fedeli lo cantano con gioia tre volte il giorno con l'Angelus. Quell'Angelus che il Santo Padre recita ogni domenica a mezzogiorno, come volesse essere la gioia ed il grazie per quel "sì compia in me quello che hai detto".

Un Angelus che ha tutta la dolcezza della gioia per avere ritrovato il senso della sua esistenza.

Ogni volta visito la basilica dell'Annunciazione a Nazareth e mi soffermo a pregare nella grotta, dove ha veramente avuto inizio il concepimento di Maria, provo una grande confusione e gioia. Mi confonde quel "Sì", la parola più semplice si possa pronunciare, ma che contiene la forza di una storia infinita di felicità per tutti: come il fiat della creazione.

Noi uomini diciamo tanti "sì" e tanti "no"; ma difficilmente sappiamo dare ai nostri "sì" il significato grande che possono contenere: così come a volte diciamo "no" a disegni di bellezza condannandoci alla tristezza.

E' bello il "sì" di due che all'altare, con verità di amore e fedeltà, accettano di unirsi in matrimonio, insieme alla Grazia che li accompagna. Un "sì" che mette in gioco tuta la vita.

E' bello il "sì" che dice la mamma, quando sa di avere concepito un figlio: un "sì"alla vita un "sì ad un figlio" che, comunque è sempre il segno che Dio è tra di noi e continua la sua storia tra gli uomini.

E' bello il "sì" che diciamo alla carità, al perdono, al fratello che ha bisogno di noi, perché sappiamo che quel "sì" ridà vita a chi, forse, come nella parabola del buon samaritano, credeva di essere condannato a morire.

Ricordo i miei "sì": il giorno che entrai in seminario. Più ancora il giorno che mi donai totalmente a Dio nella vita consacrata.

E' stato meraviglioso il "sì" al sacerdozio. Come Maria, mi sentii come smarrito il giorno in cui Paolo VI mi chiamò alla responsabilità di Vescovo. Era forte la tentazione di dire "no": ma non mi sarei mai perdonato questo rifiuto.
E ho sempre pianto di gioia.

Lacrime che sono belle come le stelle che ornano il firmamento e ti fanno tanto caro a Dio.

Ma quanti "no" ci sono: a volte per paura, a volte per ignoranza; a volte per scelte che portano lontano dalla felicità vera. E sono i "no" che ci fanno sentire "nudi", davanti a Dio ed alla felicità, come si sentirono nudi i nostri progenitori.

A volte ci sono dei "no" che fanno soffrire: come quello di cui mi scrivono alcuni genitori ed insegnanti per il fatto che in alcune scuole d'Italia, per un malinteso rispetto della libertà, si proibisce addirittura che nelle scuole si conosca e gusti il Natale, allestendo il presepio.

Quelle pareti nude di tutto, possono solo dirla lunga sul vuoto della pedagogia. Perché rubare i sogni di cielo ai piccoli? Certi. "no" fanno soffrire e ci si chiede se sono un rispetto alla missione di educatori.

Così come ci sono tanti "no" a scelte di vita che invece sono la strada della non felicità e non santità. Come avvenne per il giovane ricco che disse "no" a Gesù, che lo invitava a lasciare tutto e seguirLo.

Sono troppi i "no" alla vita negli aborti, ai matrimoni con il divorzio, all'impegno nella carità, al perdono, alla giustizia e ad altro che non possono costruire la storia della civiltà, che Gesù ci ha donato.

Dovremmo ogni giorno andare alla scuola di Maria, nostra diletta Mamma e Maestra per essere capaci dei "sì" che sono la vita alla felicità.

La mia preghiera oggi la rubo a Padre Turoldo:
"Viviamo ogni anno nell'antica attesa
sperando ogni anno di crescere ancora,
di darti sangue e voce che da ogni corpo Tu possa risplendere,
per contemplarti negli occhi di un bimbo
riscoprirti nell'ultimo povero
vederti piangere le lacrime nostre
oppure sorridere come nessuno.


A te che sveli le sacre Scritture
ed ogni storia nell'uomo di sempre
a te che sciogli l'enigma del mondo
il nostro canto di grazia e di lode.

 

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