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TESTO Commento su Matteo 20,20-28

Paolo Curtaz  

S. Giacomo apostolo (25/07/2014)

Vangelo: Mt 20,20-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 20,20-28

20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». 22Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». 23Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».

24Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. 25Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. 26Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore 27e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. 28Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Nel cuore dell'estate celebriamo la festa di Giacomo, fratello di Giovanni, uno dei primi discepoli del Signore e primo fra i Dodici ad essere ucciso per la sua fedeltà al Maestro.

Fa sorridere la scelta liturgica del vangelo che celebra la festa di uno dei grandi apostoli della Chiesa... Fa sorridere perché non è un vangelo edificante, né esalta le grandi qualità di Giacomo, né racconta uno dei momenti particolarmente intensi della sua relazione particolare col Maestro. Di Giacomo oggi leggiamo la pagina più imbarazzante, quella in cui, col fratello Giovanni, chiede una raccomandazione al Signore suscitando l'ira dei compagni. I quali, probabilmente, sono arrabbiati per non averci pensato per primi... Matteo è piuttosto duro con i figli di Zebedeo. Più di Marco, che ne parla per primo, alla fine della vita pubblica del Signore, in cui appare meglio il loro desiderio sincero di fare esperienza di Dio. Qui, invece, pare proprio che i due intraprendenti apostoli, dimostrando di non avere ancora capito in che cosa consista il Regno di Dio, vogliano due posti da primi ministri... La Chiesa, con questo vangelo, ci dice che per essere santi non occorre necessariamente essere perfetti o impeccabili. Che anche nelle nostre piccole o grandi miserie realizziamo il progetto di Dio: nonostante i nostri limiti possiamo diventare santi.

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