TESTO Commento su Matteo 10,7-13
Paolo Curtaz Ti racconto la Parola
S. Barnaba (11/06/2014)
Vangelo: Mt 10,7-13

«7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, 10né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
11In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».
Due scuole di pensiero teologico si affrontavano, al tempo di Gesù: da una parte i conservatori, i sadducei, che osservavano solo i precetti scritti da Mosè, le famose dieci parole, la Legge scritta; dall'altra i farisei, i perushim, che ritenevano ugualmente vincolante e stringente la selva di prescrizioni orali, oltre seicento precetti, le cosiddette miztvoth, la Legge orale. In diverse occasioni Gesù se la prende contro un'equiparazione delle due Leggi considerando, a ragione, “leggi degli uomini” molti dei precetti che finivano con lo smentire l'ampiezza di veduta della rivelazione sul Sinai. Dopo avere consegnato ai discepoli le beatitudini e prima di contestare una serie di norme della Legge orale, cosa che vedremo da domani, Gesù si preoccupa di dare una corretta interpretazione al suo agire: non è venuto per abolire le norme, non è venuto per cancellare tutto. Gesù non è un anarchico, non pensa che la norma, in sé, sia un male ma che, se ben compresa, aiuti a dare una forma al precetto dell'amore. Gesù intende riportare alla propria origine le norme degli uomini, allora come oggi.