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TESTO Commento su Luca 18,9-14

don Michele Cerutti

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Ultima domenica dopo l'Epifania (Anno B) (11/02/2018)

Vangelo: Lc 18,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Con la parabola che viene sottoposta alla nostra attenzione Gesù mette in evidenza il contrasto tra una fede legalista tipica del mondo farisaico con una fede profonda, che passa dal riconoscersi sempre bisognosi di misericordia, come quella espressa dal pubblicano.
Il fariseo si sente nel giusto perché compie quelle azioni richieste dalla osservanza: digiuna due volte la settimana e paga le decime di quanto possiede. Nel sentirsi giusto, il fariseo, pensa di essere migliore di tutto il mondo che lo circonda.
L'atteggiamento del fariseo non è diverso da quello che abita in molti di noi. Viviamo la fede credendo di essere modelli solo perché i nostri precetti li viviamo con fedeltà e presentiamo al Signore questi meriti quasi come delle medaglie.
Mi lascia perplesso nel confessionale, non lo nascondo, quando si confessa il fatto di non essere andati a Messa la domenica, anche giustamente, ma poi non si riesce a riconoscere i peccati della quotidianità. C'è in alcuni l'idea che il peccato ormai si limiti all'ambito del precetto. Questo succede quando la fede si limiti all'ambito degli obblighi e non si comprende che questi sono la risposta a un Dio amore e quindi l'andare a Messa la domenica è alimentare questa risposta. Non saremo giudicati sulle tante Messe che abbiamo partecipato, ma dall'amore che avremo provato per i fratelli. Dobbiamo vincere la nostra fede impregnata di fariseismo con un rispetto ossessivo dei precetti.
Gesù indica un pubblicano come modello. I pubblicani erano lontani dalla considerazione dei Giudei perché a nome dell'Impero romano riscuotevano le tasse e sappiamo che era una categoria corrotta perché dietro qualche pagamento si chiudeva qualche occhio. Questa categoria era considerata schiava di Roma e quindi traditrice. Gesù lo indica come modello perché il pubblicano mostra umiltà. Il pubblicano nel Tempio non si mette in prima fila sta indietro ed esprime parole di pentimento: “abbi pietà di me peccatore”.
Nessuna categoria è esclusa dallo sguardo di Gesù.
Qualche passo più avanti Zaccheo capo dei pubblicani si impegna a restituire ciò che ha rubato.
Un samaritano, in qualche passo prima del Vangelo di Luca, viene additato come esempio di attenzione.
Questo ci dimostra che per Gesù non ci sono differenze. Alla base ci deve essere l'umiltà che ti fa comprendere che nella nostra vita c'è bisogno di un Altro che sappia guarire le nostre ferite.
Questa domenica si pone prima del tempo forte della Quaresima che inizierà Domenica prossima. Domenica del perdono viene chiamato perché comprendiamo che nel Tempo di riconciliazione della Quaresima dobbiamo riconoscerci bisognosi della misericordia. Questo brano ha funzione pedagogica che mira ad avere un cuore umile che è la condizione per capire la necessità del perdono.

 

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