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don Walter Magni  

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno B) (28/01/2018)

Vangelo: Lc 2,41-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,41-52

41I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

51Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

In occasione della Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe ci domandiamo: perché questa famiglia è santa? Una famiglia che sin dagli inizi non è detto che abbia passato giorni così “operosi e sereni”, come afferma il prefazio della nostra liturgia ambrosiana. I Vangeli parlano piuttosto di fughe, di smarrimenti, di sogni e di fatiche alle quali questa famiglia è stata a lungo sottoposta. C'è forse spazio solo per qualche considerazione.

Famiglia atipica
Piuttosto: la santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe molto assomiglia a tante famiglie dei nostri giorni, attraversate spesso da prove e fatiche non indifferenti. La famiglia non è il primo pensiero dei potenti di oggi, così come non lo era nella mente di Erode. Uno sfasciafamiglie di allora che decide di far uccidere tutti i bambini da due anni in giù nei dintorni di Betlemme, pur di riuscire a far fuori Gesù bambino. Anche solo volendo andare alla radice di questa santa famiglia perseguitata e atipica, ci si accorge che qualcosa non va per un verso normale. Stando alla genealogia di Gesù che racconta il Vangelo di Matteo, tra i Suoi antenati è possibile scorgere alcuni personaggi, e soprattutto quattro donne, che non è difficile definire dalla vita piuttosto turbolenta. Soprattutto irregolari dal punto di vista della legge ebraica. E anche Maria, Sua Madre, che s‘era trovata incinta per opera dello Spirito Santo, è certo che aveva pur causato qualche perplessità al suo promesso sposo Giuseppe, quando s'era trovata a giustificare quella gravidanza. Per fortuna Maria s'era innamorata di un uomo giusto, che senza esporla al rischio della lapidazione, la voleva ripudiare segretamente. Più che una famiglia da imitare, come una certa spiritualità del passato ci aveva indotto a pensare, la santità di questa famiglia è tutta da scoprire. Individuando in essa tracce di una santità possibile e disponibile, a partire dalle sue fatiche e dalle sue apparenti contraddizioni.

“Ma essi non compresero”
Attenendoci all'episodio evangelico odierno, Maria e Giuseppe si trovano davanti un dodicenne che ha voglia di farsi capire. ServendoSi di uno stratagemma, l'affermazione di una propria autonomia. Come ogni anno i Suoi si recavano a Gerusalemme per la Pasqua; in tale contesto Gesù sparisce al loro controllo. Dopo tre giorni, stupiti, Lo ritrovano nel tempio, “seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava”. Il Vangelo registra anzitutto la loro angoscia. La sensazione di tanti genitori davanti a un figlio adolescente che comincia a dare segni di insofferenza e di disagio. Prendendo le distanze dalle loro premure. Maria e Giuseppe s'accorgono che Gesù non è più un bambino mentre li sta introducendo nel Suo mondo. Come dovessero già intuire che proprio guardando a Lui avrebbero potuto scorgere i tratti veri della paternità di Dio. Nonostante la Sua risposta alla domanda accorata di Maria, potesse apparire un poco impertinente: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Tanto che l'evangelista conclude dicendo che “essi non compresero ciò che aveva detto loro”. Saper ripartire da certe incomprensioni e turbamenti, per imparare a ritrovare il volto di Dio. Come ha sempre cercato di fare Maria, sin dal giorno nel quale un Angelo le aveva parlato, annunciandole un figlio che avrebbe chiamato Gesù. Intuendo con infinita pazienza che dietro tante incomprensioni e fatiche è ancora possibile scorgere il mistero di Dio che avanza, allargando cuore e intelligenza.

Custodire il mistero
Di Gesù Si dice comunque che scese “con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso” e, inoltre, che “cresceva in sapienza, età e grazia”. Tra queste due notazioni, l'evangelista precisa che “Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. Come se tra l'obbedienza e la crescita di Gesù, a Maria spettasse ancora un compito prezioso. L'impegno materno di custodire il cammino di Gesù Suo figlio verso una piena realizzazione. Quand'era ancora un bambino di pochi mesi Maria Gli aveva certamente insegnato a pronunciare qualche parola. E una sera, vedendo Giuseppe comparire sulla porta, piena di tenerezza, volendo accompagnare con la voce il movimento delle labbra di Gesù bambino, Gli aveva sussurrato qualcosa del genere: “coraggio bambino mio, cerca di dire A-b-b-à; ripeti: ab-bà (babbino mio)”. Così anche Gesù ha cominciato a balbettare la preghiera del Padre nostro. Ora per Maria non è più tempo di parole suggerite appena. Si apre per lei il tempo di un lungo e paziente ascolto interiore. Continuando a custodire tutto nel suo cuore. Anche nel silenzio si cresce un figlio. Facendo in modo che i Suoi passi rimangano saldi e diritti nel solco della parola dell'Annunciazione. Quanta fede sta dentro il silenzio di tante madri, che senza mai perdere la speranza, forti e sicure sanno attendere ancora, sanno semplicemente amare.

 

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