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TESTO Commento su Marco 1,7-11

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Battesimo del Signore (Anno B) (07/01/2018)

Vangelo: Mc 1,7-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni 7proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di don Eduard Patrascu

„Tu sei il mio figlio prediletto, in cui mi sono compiaciuto”

Immagino non esista alcuna persona umana su questa terra la quale non abbia mai visto un bimbo da poco nato. Davanti a tale bimbo, normalmente, tutti proviamo tenerezza, ammirazione nei suoi confronti, ma anche nei confronti dei suoi genitori. E molte volte, magari tutti cerchiamo di scoprire sul suo corpicino i tratti che potrebbero fare riferimento ad uno o all'altro dei genitori. Non accade forse che diciamo: “assomiglia tutto al padre” o “è tutto sua madre”? Sono reazioni assolutamente normali, visto che i figli sono figli proprio perché provengono dai loro genitori ed è assolutamente normale che assomiglino alla mamma o al papà... o meglio, un po' alla mamma, un po' a papà. Inoltre, sappiamo che le somiglianze non sono solo di tipo fisico; moltissime volte troviamo somiglianze a livello caratteriale, morale, di attitudini, di modi di fare o pensare la vita.

Oggi celebriamo il Battesimo di Gesù. É una festa che celebra NON il perdono del peccato originale di Gesù o di tutti gli altri peccati commessi prima del battesimo - così come recitava l'ottimo catechismo di Pio X - anche se Gesù riceve il battesimo di s. Giovanni Battista, battesimo chiamato dall'evangelista Marco “di conversione”. Gli autori del Nuovo Testamento narrano il battesimo di Gesù con molta semplicità e senza paura di confondere i lettori perché avevano capito bene che Gesù “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio ma spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso”. In altre parole, gli evangelisti vogliono mettere in risalto attraverso l'episodio del battesimo di Gesù il fatto che il Figlio di Dio si è fatto carne realmente, è diventato uomo in maniera profonda, non a rifiutato nulla di ciò che significa l'essere uomo in tutta la sua autenticità voluta da Dio (ovviamente, il peccato non è stato e non è voluto da Dio, quindi non “ha toccato” Gesù). In questo senso, non abbiamo alcun problema nel dire che, dal punto di vista umano, Gesù assomigliava ai suoi genitori, a Maria e Giuseppe, dai quali ha imparato tutto ciò che un ebreo poteva o doveva imparare. Sappiamo che Gesù veniva chiamato “figlio del carpentiere”, dunque aveva imparato il mestiere di suo padre. Tuttavia, lo stesso battesimo di Gesù mette in risalto anche un'altra dimensione della persona di Gesù, dimensione rivelata dall'espressione celeste: “tu sei il mio figlio prediletto, in cui mi sono compiaciuto”. È la stessa frase che verrà sentita più tardi, sul Tabor durante la Trasfigurazione.

Il battesimo di Gesù è una “fotografia” su ciò che significa il nostro battesimo, certo, fisicamente anche noi assomigliamo ai nostri genitori, ma sappiamo che ogni uomo e donna che viene al mondo non solo somigliante ai suoi genitori, ma anche secondo “l'immagine e somiglianza di Dio”, così come recitano le prime pagine della Scrittura. Dunque, non somigliamo solo ai nostri genitori ma anche e soprattutto a Dio. Sappiamo inoltre che la nostra somiglianza con i genitori cambia lungo la nostra vita: diventiamo magari più alti fisicamente, o più “robusti”, e non di rado arriviamo a sapere molto di più dei nostri genitori; per non dire che moralmente si cresce diversamente o, purtroppo, in alcuni casi si dimenticano anche le cose essenziali, di buon senso. Certo, rimarranno sempre alcuni tratti simili, ma ci saranno sempre più modifiche. La stessa cosa avviene o deve avvenire anche per quanto riguarda la nostra somiglianza con Dio, ovviamente sperando di crescere sempre di più nell'assomigliare a Dio. Rimane anche vero che il peccato originale non ha cancellato tutto ciò che di divino c'è in noi (c'è nella Bibbia una bellissima metafora per dire la presenza di Dio in noi: “Dio ha messo nel nostro cuore la scintilla dell'eternità”, la quale non sparisce mai: è la voce della coscienza, il sacrario di Dio), ma il peccato originale lo ha diluito, ha alterato molto la nostra somiglianza con Dio, quella genuina somiglianza che dava ad Adamo la possibilità di passeggiare con Dio, di sentire concretamente e immediatamente la presenza di Dio. Il peccato porterà l'uomo addirittura a rifiutare di vedere il volto di Dio perché - dice il libro dell'Esodo - “chi può vedere Dio e rimanere vivo?”.

Ora, sappiamo tutti che questa presenza la sentiamo abbastanza difficilmente. La realtà è che tutto è dovuto al peccato originale e ai peccati che ogni giorno commettiamo con tanta leggerezza e naturalezza. Ebbene, il battesimo e, successivamente, la confessione, ci danno la possibilità di ricostruire la nostra somiglianza con Dio, di avvicinarci sempre di più a lui, di sentire la sua presenza. D'altronde, ogni sacramento ha questo scopo: portare Dio in noi, modificare le nostre crepe e, riempiendole di grazia, di rifare la somiglianza con lui. Come è bello il Natale è quanto rapidamente si perde il suo fascino. Molti cristiani a Natale, confessandosi e facendo la comunione con devozione, hanno ricuperato per un po' - giusto per un po' - la somiglianza con Dio. Purtroppo, passato il Natale di Gesù, quello vero, si scende nuovamente nella banalità secolarizzata di tutti i giorni, dove si dimentica di nuovo quasi tutto o semplicemente si vive in indifferenza rispetto a “queste cose”.

Non basterà mai il contemplare i miracoli che avvengono in noi tutte le volte che partecipiamo alla celebrazione di un sacramento, qualsiasi esso sia. Non capiremo mai per intero la dinamica della grazia che avviene celebrando un sacramento. Non capiremo mai ciò che Dio opera nel cuore di una persona che viene battezzata: a tutti, al battesimo, Dio dice: “tu sei il mio figlio prediletto”. La vita dell'uomo dimostrerà se Dio troverà il suo compiacimento o, al contrario, troverà un altro motivo di sofferenza per l'attesa del ritorno.

In questa festa del Battesimo di Gesù dovremmo cercare di ricordare (vale a dire: portare a cuore) il momento quando il Signore ci ha detto: “tu sei il mio figlio”, cioè contemplare tanto quanto Dio ci permette quel mistero che è avvenuto in noi, in ognuno di noi, nel momento del nostro Battesimo. Quanti si ricordano la data del proprio battesimo? Grande è la nostra dignità ricevuta al battesimo! Grande è la grazia che riceviamo ogni volta che ci confessiamo e quando facciamo la comunione! Stupenda è la grazia di Dio la quale nell'uomo Gesù ha compiuto e compie permanentemente la nostra salvezza, vale a dire la nostra ri-somiglianza con Dio! Questo significa ritornare in paradiso: diventare simile a Dio.

Ora, guardando il nostro cuore, guardando la nostra vita: a chi assomigliamo?

 

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