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TESTO Commento su Marco 1,7-11

Omelie.org (bambini)  

Battesimo del Signore (Anno B) (07/01/2018)

Vangelo: Mc 1,7-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni 7proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Buongiorno ragazzi e buona domenica!

Il Vangelo che oggi la liturgia ci presenta è davvero interessante. Il racconto è semplice. Ci viene raccontato che Gesù, un giorno, decide di andare al fiume Giordano dove Giovanni battezzava le persone che avevano deciso di cambiare vita e di ritornare a Dio. Se però ci fermiamo solo al racconto dei fatti, rischiamo di non capire bene il messaggio che l'evangelista Marco vuole offrirci, e vi posso assicurare che quanto ci racconta non solo è interessante, ma è davvero importante per noi!

Il Vangelo, ormai lo avete capito bene, è come una mappa di viaggio. È una specie di navigatore che ci aiuta a camminare sulla strada giusta verso la piena realizzazione di noi stessi.

Vi sarà capitato che qualcuno vi abbia fatto questa domanda: “Cosa vuoi fare da grande?”.

Certamente ognuno di voi ha risposto a seconda del desiderio, del sogno che ha per la propria vita: medico, astronauta, infermiera, ballerina, presentatore, cantante, avvocato... ecc. Tutti lavori belli e importanti... ma dietro a questi mestieri ci deve essere una persona non solo capace di esercitarli, ma anche responsabile, buona, generosa, disponibile, attenta agli altri, capace di rispetto, di accoglienza, di perdono, di giustizia, di verità.

Questo perché un lavoro vale a seconda del modo in cui lo pratichi. Se lo vivi da persona egoista pensando solo ai tuoi interessi, allora la professione che eserciti diventa un brutto lavoro, sbagliato, perché non aiuta la società, non la fa crescere, non costruisce qualcosa di bello non solo per se stessi ma nemmeno per gli altri.

Il Vangelo ci insegna ad aprire il cuore. Afferma che Dio, nel pensare a noi, nel crearci, ha voluto donare alla storia e al mondo intero persone che lo potessero rendere migliore, che lo potessero colorare di pace, di bontà, di gioia, di perdono, di misericordia di giustizia, di tenerezza, di felicità, di attenzione e di accoglienza. Tu, io siamo questo dono. Noi possiamo fare il lavoro più importante o anche quello più umile, ma se abbiamo la coscienza di essere qui su questa terra per mostrare Dio e il suo amore, abbiamo una missione importante, unica, che solo ciascuno di noi è capace di realizzare.

Il Vangelo di oggi, con questo racconto, ci parla dell'inizio della missione di Gesù. Il battesimo che riceve non è certamente un battesimo che lava il peccato, come per gli altri uomini, ma la sua immersione nell'acqua del Giordano significa qualcosa di molto più forte e importante, significa che Gesù ci offrirà tutto il suo amore morendo per noi sulla croce. Il segno dell'immersione nell'acqua del Giordano dice proprio questo: Gesù muore e poi risorge.

Il suo dono di amore senza condizioni è ammirato dal Padre il quale squarcia i cieli e parla dicendo: “Questo è il mio figlio, l'amato, ascoltatelo”.
Sono parole e gesti importanti.

In quel momento si aprirono i cieli, anzi l'evangelista Marco usa un termine molto più forte, usa la parola “squarciare”. Perché, se tu apri una cosa, la puoi anche richiudere... Marco invece dice che i cieli si squarciano, cioè si aprono e non c'è più possibilità di chiuderli. Questo è davvero importante perché ci dice che, con Gesù, il cielo e la terra sono in comunione, non c'è più chiusura: Dio si rivela e ci rivela tutto il suo amore in Gesù.

Pensate che l'evangelista Marco, da scrittore premio nobel, collega i gesti e le parole di questa pagina con un'altra pagina del suo Vangelo: il brano dove Gesù muore sulla croce.

Anche lì c'‘è qualcosa che si squarcia proprio nel momento della morte di Gesù. Si squarcia, si rompe definitivamente il telo del tempio. Quel telo, per gli ebrei, era qualcosa di molto importante, stava davanti al così detto “Santo dei Santi”, il luogo più interno del tempio. Era il luogo accessibile solo al sommo sacerdote, una specie di capo di tutto l'ordine sacerdotale, una specie di papa. Nel Santo dei Santi veniva custodita l'Arca dell'Alleanza, un grande contenitore che aveva camminato con il popolo nel deserto e che conteneva i segni della presenza dell'amore di Dio durante il viaggio nel deserto: le tavole della legge con le dieci parole di libertà, un vasetto di manna che aveva nutrito il popolo, la verga di Aronne con cui Mosè aveva battuto la roccia nel deserto facendo scaturire l'acqua e dando vita al popolo assetato.

Segni che raccontano l'amore, la tenerezza, la cura di Dio per il suo popolo e che erano gelosamente custoditi e coperti da questo “velo”, meglio dire da questa coperta pesantissima, alta quasi 10 metri e molto spessa: pensate che per arrotolarla ci volevano molte persone forti.

Con la morte di Gesù, si squarcia questo “velo”, si rompe definitivamente senza possibilità di essere ricucito, ricomposto, perché il segno dell'amore di Dio è ormai evidente a tutti con la morte di Gesù!

Anche in questo momento c'è una “voce” che fa un annuncio importante. Ma questa volta la voce non viene dal cielo come ci saremmo aspettati. L'evangelista Marco dice che questa voce viene dalla terra: è la voce di un uomo pagano, un soldato romano che assiste alla morte di Gesù. Vedendolo morire riconosce in lui il figlio di Dio. Dice infatti: “Veramente questo uomo è il figlio di Dio!”.

Con la morte di Gesù tutti, anche i pagani, possono riconoscere l'amore di Dio.
È davvero bello tutto questo non è vero?
Anche a noi è possibile riconoscere questo amore.

Gesù, che oggi con questo gesto di immersione ci mostra quanto è grande l'amore di Dio per noi, vuole che tutti possano conoscere questo dono, perché sapersi amati è la gioia più grande e più importante. E tutti tutti gli uomini sono amati da Dio, nessuno è escluso dal suo amore.

Neppure la persona più malvagia. Dio non ama il male, ma distingue il male dalla persona. Condanna il male, ma è disposto sempre a salvare l'uomo.

Dio ci ama non per i nostri meriti, ma per i nostri bisogni, questo ce lo dobbiamo sempre ricordare: più siamo bisognosi, più Dio ci ama.

Ecco l'impegno che dobbiamo vivere noi tutti credenti in Gesù.

Essere battezzati in Gesù vuol dire camminare con lui, dietro a lui. Egli è la via che ci guida nel cammino di amore. Il battesimo, il dono ricevuto da bambini, ci abilita a questo.

Siamo inviati dal Padre per essere, come Gesù, figli e fratelli di tutti gli uomini. Capaci di portare gioia dove c'è tristezza e amore dove c'è odio, capaci di far risplendere la luce dove c'è il buio. Ho visto che qualcuno di voi conosce queste parole: sono la preghiera che san Francesco rivolgeva a Dio. “Fammi essere strumento del tuo amore e della tua pace”.

Il tempo del Natale è terminato. Gesù non termina la sua missione e, insieme a noi, vuole portarla a compimento.

Impegniamoci a camminare insieme e a portare questo amore a tutti quelli che incontriamo a scuola, a casa, nello sport, nella piazza, per aiutarci ad essere, come Lui, figli.
Buon cammino!
Commento a cura di Sr. Piera Cori

 

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