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TESTO Commento su Lc 2, 21-22

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Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno B) (31/12/2017)

Vangelo: Lc 2,22-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,22-40

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

31preparata da te davanti a tutti i popoli:

32luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

«E quando furono compiuti otto giorni per circonciderlo, allora fu chiamato il nome suo Gesù, come chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo...Secondo la legge di Mosè lo condussero su a Gerusalemme per presentarlo al Signore».
Lc 2, 21-22

Come vivere questa Parola?
Nella liturgia di oggi, ultimo giorno dell'anno, Luca, più che alla circoncisione pone attenzione al nome, quel nome che non ha mai potuto essere pronunciato prima della venuta di Gesù. “Ora possiamo nominare Dio perché lui si è fatto concepire e si è donato a noi. Quello che è il più grande desiderio dell'uomo, trova ora soddisfazione”. Per la cultura ebraica la realtà del nome è fondamentale per l'esistenza. “Chiamare per nome una persona significa che essa esiste per me e io per lei: è l'esistere uno per l'altro, entrare in comunione”. E il nome di Dio per l'uomo non può essere che Gesù, cioè “Dio salva”. Così identificato, Dio non fa più paura. Mostra, attraverso il suo nome, la dolcezza, la tenerezza di chi ci accoglie come siamo ed è per tutti il Salvatore.

Nella giornata, ripetiamo spesso: “ Mia forza e mio canto è Gesù”. E ripetiamolo per tutto l'anno, per sempre.
La voce del cardinale Martini
Quella di questo bambino è una voce capace di dire a ciascuno e personalmente: “Ti amo, ti perdono, ti stimo, sei grande, sei importante per me, ti rilancio nella vita, ho bisogno di te”.

Sr Graziella Curti - direttice@fmamelzo.com

 

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