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TESTO Dio risveglia fede e sentimento

padre Gian Franco Scarpitta  

Epifania del Signore (06/01/2018)

Vangelo: Mt 2,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

6E tu, Betlemme, terra di Giuda,

non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda:

da te infatti uscirà un capo

che sarà il pastore del mio popolo, Israele».

7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Osservando la postura presepiale di Gesù Bambino raggiunto prima dai pastori e adesso dai Magi provenienti dall'Oriente, mi viene in mente la poetica di Giovanni Pascoli: ciascuno di noi possiede un Fanciullino interiore, capace di farci meravigliare delle cose che ci circondano, di suscitare emozioni, sentimenti e fascino in noi a motivo di tutto quello che ci troviamo attorno. Solo il poeta tuttavia è capace di vivere appieno questa “fanciullezza” che ci caratterizza tutti. Una sensibilità propria dei bambini, insomma, che solo alcuni sanno mettere a frutto, a differenza di tutti gli altri che si lasciano sorprendere dalla superficialità della vita mondana. Sembrerebbe anche adesso, a Betlemme, questo fanciullino interiore si risvegli in tante persone, che sono in grado di notare la Grandezza in un piccolo bambino appena nato e pasciuto in una grotta. Non tanto per la capacità propriamente personale di suscitare sentimenti ed emozioni, quanto soprattutto per la rivelazione. Dio si è rivelato in questo Bambino a Betlemme, ha reso manifesto se stesso nella piccolezza di un Fanciullo e adesso suscita in parecchie persone la meraviglia commista alla gioia mentre si recano davanti all'ingresso della greppia. Si notavano giorni fa i pastori che, abbandonato il gregge correvano al Bambino una volta ricevuto l'annuncio dell'angelo e adesso si notano “alcuni Magi” provenire dall'Oriente. Questa volta si tratta di persone tutt'altro che rozze, becere e incolte come i pastori: sono al contrario raffinati sapienti, filosofi e astronomi intenti a osservare gli astri e ad interpretare ogni evento sulla base della manifestazione dei fenomeni astrali. Un po' come i nostri fautori di oroscopi. Proprio in questi sconosciuti personaggi si placa l'attitudine tronfia e sostenuta e il fascino del “fanciullino” interiore ha la prevalenza sulla speculazione e sulla raffinatezza intellettuale, perché viene motivato dalla presenza del divino Fanciullo. Mentre osservano un fenomeno astrale fra i più rari quale l'arrivo di una stella cometa, vengono catturati dalla Verità, comprendono che essa non risiede nella materia, nell'esperienza diretta, nella sola scienza empirica, insomma in tutto ciò che è propriamente umano e che si tocca con mano o si sente o si vede: la Verità trascende questo mondo, prevarica le nostre illusioni, smentisce le nostre certezze e non riguarda il solo limitare del cosmo o del mondo. La verità sta al sopra di noi, al di fuori e consiste in un Dio che è Amore e che si umilia al punto da farsi bambino. E allora accorrono dall'Oriente non già per indagare sulla volta celeste della Giudea o per verificare che connessione possa esserci fra questo Bambino e le relative percezioni cosmiche e astrali, ma semplicemente per (appunto) stupirsi, strabiliare e adorare. E per esternare un fondamentale atto di fede in loro insita.

Protagonista di tutto è però (come prima dicevamo) la libera manifestazione di Dio che, fattosi bambino, si mostra al mondo: l'epifania. La manifestazione del Bambino nato che è capace di sedurre, coinvolgere e risvegliare i sentimenti interiori e soprattutto la fede, cioè l'adesione a cuore aperto al suo mistero affascinante.

Proprio questa è la caratteristica dell'Epifania di Dio: richiamarci all'attenzione invitandoci ad abbandonare l'esasperata razionalità e il consueto bizantineggiare che ci rende insoddisfatti e che non ci porta a trovare la verità nelle sole cose materiali. Diceva Pascal: “La natura ha tante perfezioni per dimostrare che essa è l'immagine di Dio; ma ha anche tanti difetti per dimostrare che ne è solo un'immagine.” Quindi la verità va ben oltre quelle che potrebbero essere le sole nostre aspettative e richiede sottomissione e fede anziché recalcitrazioni. Ma soprattutto essa nel Dio fatto uomo ci viene incontro come verità assoluta e quello che è ancora più esaltante ci invita alla comunione con sé e fra di noi, come avviene adesso attorno alla casa del Bambino. L'epifania infatti crea coesione fra uomini e condizioni differenti, facendo interagire culture ed etnie anche fra le più lontane e raccogliendo in unità uomini dispersi. E' riprovevole considerare che al giorno d'oggi la religione intesa in senso lato abbia notorietà per essere stata (ed essere tuttora) causa di divisione e di scontri anziché di interazione fra gli uomini; il cristianesimo che nel Crocifisso è di per sé emblema di raduno universale e di comunione fra varie etnie e culture, è diventato per tanti occasione di scontro e di inconciliabilità, nonostante gli sforzi continui dei pontefici di incoraggiare il dialogo e il confronto. Eppure l'epifania di Dio, che anche in tempi recenti è stata capace di attrarre alla fede uomini refrattari per esasperato scientismo e razionalismo sulla scia dei Magi, si propone come espressione di condivisione e di comunicazione nella “casa del pane” che è Betlemme.

 

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