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TESTO Cristo Verbo e Sapienza di Dio

don Walter Magni  

Domenica nell'Ottava del Natale (31/12/2017)

Vangelo: Gv 1,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

I cristiani oggi rischiano di disfare il viaggio che Dio ha fatto venendo ad abitare in mezzo a noi. Mentre la Parola di Dio si fa carne, noi facciamo diventare parole vuote e astratte la carne di Gesù. Riduciamo la Parola (di Dio) alle nostre parole. Dicendo spesso un Gesù che non è mai quello del Vangelo. Un Gesù che ha scelto di nascere come è nato e ha vissuto come ha vissuto. Questo rischio risuona in me mentre riascolto con voi il testo del Prologo di Giovanni, proposto in questa domenica di fine anno (nell'Ottava del Natale del Signore)

“In principio la Parola”
Giovanni comincia il suo Vangelo come una poesia, come un canto. Un volo d'aquila che proietta Gesù di Nazareth nell'in principio di Dio. E mentre ascolti stupito di questo inizio supremo, dell'iniziare proprio di ogni cosa, la prima sensazione potrebbe anche essere di un certo smarrimento. Come fossimo stati portati prima del tempo e prima dello spazio. Al punto che qualcuno potrebbe affermare che stiamo sforando nel vuoto, nell'indicibile appunto. In una astrattezza che non ammette parole, perché: “di ciò di cui non si può parlare si deve tacere” (L. Wittgenstein, Tractatus, VII). Ma proprio Giovanni scrive all'inizio del suo Vangelo che “in principio sta la Parola”. E questo ci tocca il cuore e ci consola. È infatti una gioia profonda quella che ci viene donata nel sapere che in principio non c'è affatto il caos. Non c'è il nulla, il non senso o l'indicibile. Al principio sta, piuttosto, la Parola. È vero che noi abbiamo preferito tradurre dal latino Verbo, non Parola, pur sapendo che in greco c'è addirittura il termine così forte e pregnante di Logos. Come a dire che in principio sta un senso, un significato. Un grandioso disegno spiegato da una Parola che, mentre dice, fa, che ciò che afferma semplicemente è. Come anche il Siracide afferma quando ci ricorda che l'inizio del mondo è già carico di Sapienza. E questa Parola giunge a pienezza nel diventare carne della nostra carne. Uomo come noi, accanto a noi: “e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità”.

“Tutto è stato fatto per mezzo di lui”
Che carica ci viene da una Parola così pregnante e così vera. Soprattutto in questi giorni, nei quali facilmente veniamo attraversati dalla paura d'essere sovrastati dal non senso. Come fossimo su di una barca alla deriva, senza timoniere. Poter, invece, dire a noi stessi: “forse il senso del mondo ci sfugge e molte cose non le comprendiamo, ma ci possiamo sempre riferire a una Parola affidabile, capace di risignificare anche le parole più vuote. Importa solo resistere un poco, senza perdersi d'animo”.
E il cuore s'allarga e l'intelligenza respira quando il Prologo proclama con una chiarezza estrema che “tutto è stato fatto per mezzo di lui. E senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”. E sai che sta già parlando di Gesù, il Figlio del Dio vivente. Di Lui presente all'atto della creazione e come Architetto presiedere al suo compimento. Così che ogni cosa creata si porti incisa la Sua impronta. E qui dobbiamo riconoscere di avere a che fare con una visione della creazione del mondo che noi,, cristiani d'Occidente, avevamo dimenticato. Tanto c'eravamo abituati a pensare che Gesù si fa presente nel mondo a un certo punto della storia, ma come in seconda battuta. Quando, bisognosi di salvezza, Dio ci è venuto incontro per riparare al male che avevamo commesso. Ma Lui, la Parola, Cristo Signore, era presente sin da principio. Come diceva s. Ireneo: “sprofondato nella creazione intera come Verbo di Dio che governa e dirige ogni cosa”. O come direbbe anche Paolo ai Colossesi: “Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono”.

“E il Verbo si fece carne...”
Ma l'amore di Dio non era sazio. Proprio come non bastano le parole all'amore. Certo, l'amore ha pure le sue parole, ma queste a un certo punto tacciono. Ed è silenzio ed è sguardo che diventa incontro appassionato senza più alcun trattenimento. E “il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. E qui la sorpresa: proprio quella Luce che risplendeva nei cieli di Dio, creatrice e incontenibile diventa velata. Quella stessa Parola che danzava felice nel cuore di Dio, entrando nel mondo è inascoltata. Passibile di fraintendimenti e travisamenti: “Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non la ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”. Persino la Luce del mondo, questa Parola che Si fa carne, ha bisogno di testimoni che L'indichino ancora, che La dimostrino con le loro parole. E questa possibilità di non ascolto e di annientamento ci potrebbe confondere ancora. Come si resta attoniti davanti a un amore che non s'arresta perché incompreso. Anzi Si offre ancora in un supremo affidamento: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati”. Sta a me, sta a noi accoglierLa e allora ci apriamo alla Parola che illumina, sia pure velatamente, sia pure gradualmente, il senso delle cose. Ci accompagni in questo anno, che a breve va a cominciare, la calda e consolante luce di questa Parola.

 

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