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TESTO Domenica dell'Incarnazione

don Walter Magni  

VI domenica T. Avvento (Anno B) (17/12/2017)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Già il titolo di quest'ultima domenica di Avvento: dell'Incarnazione o della Divina maternità di Maria, dice con chiarezza che noi crediamo in un Dio che non è rimasto chiuso nel Suo cielo, in una spiritualità astratta. Noi crediamo in un Dio che nella carne Si è compromesso. Prendendo corpo come noi abbiamo un corpo. Caro cardo salutis, scriveva Tertulliano (scrittore del II° sec. d.C.): cioè la carne - non lo spirito o l'anima - sta a fondamento della nostra salvezza.

Et verbum caro
L'espressione del Prologo di Giovanni: “la Parola si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi” (1,14) dice già il cominciare di Dio nel corpo di una donna. Perché Dio agisce così? Forse Luca registra solo alcune parole che sono intercorse tra l'angelo e Maria. Ma ci atteniamo alle parole che il Vangelo ci ha regalato, lasciando che la teologia avanzi domande e ragionamenti. Come Anselmo d'Aosta (1098) che si domandava: Cur Deus homo? Perché Dio si è fatto uomo? Perché un Dio uomo? E Gesù durante l'ultima cena risponderà: se sei un uomo e hai un corpo, questo va semplicemente regalato. “Prendete, questo è il mio corpo”: non vi regalo la mia mente o l'anima. No: mangiate questo mio corpo, bevete questo mio sangue. Quello Spirito che, stando alla Genesi, Dio aveva insufflato nel corpo di ogni uomo, in Maria giunge a compimento, generando al mondo Gesù. Perché ci insegnasse il Vangelo del dono di sé, senza prescindere dal corpo. In un tempo che sfrutta e commercializza il corpo sino al disprezzo, perché troppo magro o grasso, troppo basso o brutto, la divina maternità di Maria semplicemente riabilita il corpo. Ridisegnandolo come spazio capace di accogliere, capace del dono estremo di sé. Come ha fatto Gesù: “Non c'è amore più grande di questo: dare la vita” (Gv 15,13). Direbbe ancora Paolo: “non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo (...), e che voi non appartenete più a voi stessi?” (I Cor 6,19).

Ridire l'amore
E tutto questo i Vangeli non ce lo dicono elencandoci dei principi astratti, facendone un trattato, ma semplicemente narrandoci il tutto come un evento: “l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria”. Luca racconta dei fatti, con luoghi e persone che hanno un nome, un volto. Non racconta qualcosa per dire altro (midrash) e neppure una bella parola come la sa raccontare Gesù. Soprattutto ci sta narrando di un intreccio semplice e complesso ad un tempo: tra l'amore di Dio e l'amore di due fidanzati. Come qualcosa che s'innesta in qualcos'altro. Come farà Gesù, quando accetta di partecipare alle nozze di Cana. Era sì invitata Sua madre, ma “fu invitato alle nozze anche Gesù” (Gv 2,1-2). Su questo inserirsi di Dio in questioni tanto intime e delicate, forse abbiamo glissato un po'. Eppure Luca registra il turbamento di Maria: “a queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo”. E anche Matteo indugia non poco sulle incertezze di Giuseppe, che non volendo denunciare pubblicamente Maria, era pronto a “lasciarla segretamente” (1,19). L'incarnazione di Dio non è innocua e indolore. Ci provoca a rivedere tutto. Così Maria e Giuseppe, senza rinunciare al loro amore, ridisegnano i loro progetti d'amore. Cos'è mai il sacramento del Matrimonio cristiano? È Dio che S'innesta nel nostro amore, quando ci amiamo davvero e l'accogliamo.

“Secondo la tua Parola”
La storia di una famiglia allargata, con un figlio da mantenere con tutte le conseguenze che sappiamo dai Vangeli, non è lontano dal disagio di tante situazioni famigliari che si stanno diffondendo tra noi. La famiglia di Nazaret, che si costituisce attorno a questo figlio inatteso ci aiuta a fissare lo sguardo su ciò che conta. Come si avviasse una rivoluzione. Individuando in un bimbo appena concepito, la ragione per la quale continuare a restare insieme. Senza interrompere la bellezza della relazione avviata. I Vangeli non indugiano sull'amore di Maria e di Giuseppe. Semplicemente annotano la cura e la dedizione mostrata nei confronti di quel figlio che scaturisce inatteso dal corpo di Maria. Disposti ad attraversare la Palestina per preservarLo dalle chiacchiere indiscrete dei paesani di Nazaret. Trovando riparo nell'urgenza di un censimento voluto da Roma. E poi la fuga in Egitto, appena sentono che Erode faceva strage di bambini per poterLo ammazzare prima della Sua ora. Cura e custodia nei confronti del bambino Gesù che trova fondamento evangelico nel ‘sì' di Maria al cospetto dell'angelo Gabriele: “avvenga per me secondo la tua parola”. Se la Parola di Dio mi vuole abitare, eccomi: avvenga come Tu vuoi. La singolare docilità di Gesù al Padre Suo (“Sia fatta la tua volontà”), tanto attestata dai vangeli, nel ‘sì' di Maria trova la sua radice e il suo inizio. Maria “non è una statua immobile di cera, ma una sorella, seduta sulla sabbia del mondo, con i suoi sandali logori, come i nostri” (Ch. De Foucauld).

 

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