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TESTO Commento su Eb 11,8.11-12.17-19

Monastero Domenicano Matris Domini  

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno B) (31/12/2017)

Brano biblico: Eb 11,8.11-12.17-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,22-40

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

31preparata da te davanti a tutti i popoli:

32luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Collocazione del brano
Per l'anno B la seconda lettura è tratta dalla lettera agli Ebrei, un testo che per secoli è stato attribuito all'apostolo Paolo ma che ora si è scoperto più recente. Probabilmente è stata scritta da un discepolo di Paolo che si trovava in Asia Minore (l'attuale Turchia) e che aveva mandato un discorso scritto a una comunità già consolidata che viveva le crisi dell'età adulta (perdita di entusiasmo, stanchezza...) e alcune persecuzioni esterne. Il testo ricorda i fondamenti della fede cristiana, soprattutto la centralità di Cristo e il senso della sua morte violenta e poi si rivolge ai suoi destinatari esortandoli a rinvigorire la propria fede.
Il capitolo 11, da cui è tratto il brano di oggi passa in rassegna i principali personaggi dell'Antico Testamento e ricorda le difficoltà che hanno saputo superare grazie alla loro fede. In particolare sono ricordati qui gli esempi di Abramo, Sara e Isacco, personaggi che prefigurano i componenti della Santa Famiglia, Giuseppe, Maria e Gesù.

Lectio
8Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Abramo nella tradizione giudaica è considerato il giusto per eccellenza e nella tradizione cristiana primitiva invece è il padre della fede (vedi anche Rm 4; Gal 3,6-18). Il cammino di fede di Abramo inizia con la “partenza”, l'uscita da una situazione sicura, per andare verso un futuro che egli non conosceva, ma che gli era stato promesso come eredità, cioè un bene da trasmettere alla propria discendenza (che ancora non aveva, e che dovrà attendere ancora a lungo). All'origine di questa partenza c'è la chiamata di Dio alla quale Abramo aderisce prontamente.

11Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso.
Anche Sara si vide messa alla prova nella sua fede. Il vero erede di Abramo non poteva nascere che da lei. Qui risalta il contrasto tra l'impossibilità di Sara di diventare madre, poiché avanti negli anni, e la sconvolgente realizzazione della promessa. Ciò però passò attraverso la sofferenza e i tentativi di sistemare le cose alla maniera umana: una prima assegnazione dell'eredità al nipote Lot, poi al domestico Eliezer la nascita di Ismaele dalla schiava Agar.

12Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Eppure la fede di Abramo ebbe la meglio: anche se anziano fu il capostipite di una discendenza numerosa. L'autore di Ebrei la ricorda con le stesse espressioni usate dal Signore nel formulare ad Abramo la sua promessa (cf. Gn 15,5; 22,17).

17Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, 18del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza».
Ma ritorniamo ad Abramo. La sua fede dovette superare un'altra prova. Dio gli chiese di sacrificare suo figlio Isacco. Qui raggiungiamo il momento di maggiore tensione perché sembra che Dio stesso voglia distruggere il pegno del futuro che egli stesso aveva donato ad Abramo ed annullare così tutte le sue promesse.

19Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.
Il superamento della crisi avviene in forza della fede di Abramo che si fida della “potenza” di Dio che risuscita i morti. La conclusione di questa sequenza fa intuire uno scorcio cristiano della fede di Abramo: egli per la fede ritrova non solo il figlio della promessa, ma il figlio “risuscitato” da Dio. In questo l'autore cristiano suggerisce una specie di anticipazione profetica della vicenda di Gesù, che si trova anche nell'indicazione di Isacco come di figlio unigenito.

Meditiamo
- Mi sono mai sentito fare da Dio una promessa che mi sembrava impossibile? Si è mai realizzata?
- Mi è mai capitato di avere fede davanti alle difficoltà e averla avuta a ragione?

 

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