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TESTO Commento su 1Ts 2,7-9.13

Monastero Domenicano Matris Domini  

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/11/2017)

Brano biblico: 1Ts 2,7-9.13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 23,1-12

In quel tempo, 1Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.

Collocazione del brano
Lo scopo della lettera ai Tessalonicesi è quello di rinsaldare i cristiani nella loro fede. Essi stanno subendo difficoltà a causa della comunità giudaica che non voleva accogliere questa nuova religione. In questo secondo capitolo Paolo descrive il proprio operato contrapponendolo a quello a quello dei giudei che si imponevano di autorità e a quello dei predicatori itineranti che pretendevano di vivere a spese della comunità.

Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli.
Paolo e i suoi collaboratori hanno trattato i Tessalonicesi con la tenerezza propria di una madre che riscalda con il suo affetto e nutre i figli.

8Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Sotto la forza evocatrice della figura materna Paolo ricorda che essi erano pronti a dare persino la propria vita per i Tessalonicesi. Un amore senza misura. Davvero Paolo si era affezionato ai cristiani di Tessalonica.

9Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.
L'apostolo ricorda ai Tessalonicesi la concretezza di questo amore. Egli lavorava di giorno e anche di notte, ha faticato duramente per non dipendere economicamente da nessuno e non gravare sui cristiani. Sottolinea così il proprio disinteresse di predicatore del Vangelo ma anche la sua delicatezza nei confronti dei Tessalonicesi. Seguono alcuni versetti (10-12), omessi dalla lettura di questa domenica, in cui Paolo paragona il proprio operato a quello di un padre, che dà ai figli una testimonianza di rettitudine e li sprona a camminare nelle vie del bene.

13Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l'avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.
Paolo termina questo brano con un ringraziamento per i risultati ottenuti. Gli sforzi di Paolo e dei suoi collaboratori non sono stati vani, perché i tessalonicesi hanno accolto il loro messaggio come se Dio stesso parlasse per mezzo loro. La predicazione cristiana non è soltanto una parola su Dio, ma una parola detta da lui. Ecco perché questa predicazione ha avuto successo e ha fatto nascere la fede nei Tessalonicesi.

Meditiamo
- Di chi mi sono preso cura come fa una madre?
- Riesco a riconoscere nella parola di chi predica la Parola di Dio?

 

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