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TESTO Condotti dolcemente

dom Luigi Gioia  

II Domenica di Avvento (Anno B) (10/12/2017)

Vangelo: Is 40,1-5; 9-11; 2 Pt 3,8-14; Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

La tonalità che caratterizza l'avvento è all'insegna della pace e della consolazione. Il Signore chiede: Consolate, consolate il mio popolo (Is 40,1). La sua venuta non può non essere fonte di consolazione perché tale è la missione dello Spirito che ci ha mandato, anzi tale è il suo stesso nome, il Consolatore (Gv 14,16).

Poche altre forme di nutrimento ci sono così necessarie quanto quello della consolazione. Quanto povera, però, quanto inefficace e inaffidabile è la consolazione che riusciamo ad offrirci gli uni gli altri. La comprensione reciproca, soprattutto nei momenti di dolore e di difficoltà, arriva solo fino ad un certo punto, raramente diventa una capacità di accoglienza, di ascolto e di solidarietà tali da infondere speranza e rimarginare le ferite di chi soffre. Solo la consolazione del Signore ci raggiunge laddove ogni altra comprensione umana viene meno.

A questo si riferisce Isaia quando ingiunge: Parlate al cuore di Gerusalemme (Is 40,2). La sola consolazione è quella che sa parlare al cuore - un'idea che si ritrova nel motto del cardinal Newman: Cor ad cor loquitur, “Solo il cuore parla al cuore”. Solo ciò che sgorga dal cuore ha il potere di apportare all'altra persona un sollievo credibile ed efficace. Attraverso le letture odierne Dio vuole parlare al nostro cuore per consolarci con la promessa della sua misericordia e del suo perdono: Gridate, gridate al mio popolo che la sua tribolazione è compiuta (Is 40,2). E' finita la sua sofferenza. La sua colpa è scontata.

Dovremmo gioire di essere raggiunti da una tale consolazione, ma percepirla non è sempre facile. Ci sembra lontana ed astratta. Protestiamo contro il Signore perché non interviene per ristabilire la giustizia, perché non punisce quelli che a nostro avviso andrebbero puniti, perché ritarda ad agire - la sua consolazione sembra restare solo a parole.

Pietro, nella seconda lettura, ci assicura che il Signore non è in ritardo: Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni lo accusano di lentezza. Egli invece è magnanimo, cioè ha un animo grande, nel quale c'è spazio per tutti, per ognuno di noi. Non vuole - continua- che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi (2Pt 3,9). Questo è il messaggio di consolazione che Dio grida al nostro cuore: “Voglio il pentimento di ognuno e per esso sono disposto ad attendere tutto il tempo necessario”. Ciò che ci consola è proprio questo messaggio di pazienza, di tenerezza, di magnanimità, di ‘grandezza d'animo' del Signore.

Isaia fa eco a quanto dice Pietro, ma con un linguaggio più poetico, quando dice: Il Signore è come un pastore, egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le sue pecore (Is 40,11). Ci consola sapere che il Signore non esita a rallentare, ad avanzare dolcemente, o ‘pian piano' come dicono altre traduzioni, per adattarsi alla nostra andatura. Siamo spesso tentati di rimpiangere la lentezza, l'indolenza con la quale rispondiamo al Signore. Lui non solo non se ne affligge, ma è fiero di darci una prova della sua amorevole pazienza nei nostri riguardi, è contento di attenderci. Ecco la sorgente della nostra consolazione: il Signore è paziente, ci attende, ci prende nelle sue braccia e ci conduce dolcemente.

Questa consolazione continua poi a parlare al nostro cuore nel salmo invitandoci ad ascoltare cosa dice Dio, il Signore: Egli annuncia la pace (Sal 85,9). Ci è detto ancora che amore e verità si incontreranno. Giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo (Sal 85,11-12). A causa del peccato la terra e il cielo, l'uomo e Dio, non comunicavano più. Il cielo era chiuso. La salvezza ha ristabilito nuovamente questa comunicazione: i cieli si sono aperti nel momento in cui Gesù è stato battezzato (Mt 3,16). Lo Spirito Santo, il Consolatore, è disceso sotto la forma di una colomba. Sotto la sua guida Gesù ha potuto corrispondere all'amore del Padre e ci ha reso possibile di fare altrettanto. Dalla terra, cioè dal nostro cuore, finalmente germoglia una risposta d'amore a Dio e dal cielo il Signore si affaccia per gioire di questa reciprocità: Verità germoglierà dalla terra, giustizia si affaccerà dal cielo (Sal 85,12). Cielo e terra dialogano, si rispondono, sono di nuovo riconciliati.

Infine il Signore ci consola assicurandoci che è vicino. Ce lo conferma ancora il profeta Isaia: Alza la voce, non temere, annuncia alle città di Giuda: ‘Ecco il vostro Dio. La sua salvezza è vicina' (Is 40,9). Il Signore ci ha raggiunti, è con noi, ci prende con lui, ci riconduce al Padre.

Se questa pace è già stata ristabilita con la venuta di Gesù, Pietro attesta che lo sarà pienamente solo nel giorno di Dio che attendiamo: Aspettiamo -dice - nuovi cieli e una terra nuova nei quali abita la giustizia (2Pt 3,13). In Cristo già possiamo cominciare a rispondere con amore all'amore del Padre, già abbiamo ricevuto un cuore che può dialogare con Dio. Ma la giustizia piena, la risposta totalmente libera a questo amore del Signore, potrà prodursi solo con l'avvento di questi cieli nuovi e di questa terra nuova (2Pt 3,13). La buona novella, la buona notizia, è che questi cieli nuovi e questa terra nuova sono vicini, stanno venendo. Per quanto lunga possa sembrare la nostra attesa, per quanto lento sembri l'agire del Signore, lo sguardo della fede riconosce i segni di questa sua venuta già ora, già oggi e si lascia consolare da questa presa di coscienza. Egli vuole parlare al nostro cuore. Ascoltiamo allora cosa ci dice Dio, il Signore. Accogliamo la sua pace.

Il testo dell'omelia si trova in Luigi Gioia, “Educati alla fiducia. Omelie sui vangeli domenicali. Anno B” ed. Dehoniane. Clicca Clicca qui

 

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