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TESTO Commento su Isaia 40,1-5.9-11; Marco 1,1-8

Carla Sprinzeles  

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II Domenica di Avvento (Anno B) (10/12/2017)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Amici, vorrei proprio provare quest'anno a vivere il Natale in verità. Cosa ne pensate, ci proviamo insieme? Come ce lo fanno vivere, la società dei consumi, i centri commerciali e tutto lo zucchero..! È veramente insopportabile! Molti reagiscono diventando isterici, state lontano se possibile dalle strade negli ultimi giorni prima di Natale! Ma chiediamoci cosa significa in verità “natale, avvento“, attesa di chi?
Il Natale non è un evento storico avvenuto 2000 anni fa, ma l'avvento di Dio che avviene nella storia. Per capire la venuta di Dio, consideriamo la storia intera. Natale è un momento di questa storia. Dio viene solo attraverso la creatura. Il dono di Dio è così grande che non possiamo accoglierlo se non in piccoli frammenti. L'amore di Dio non può essere percepito se non diventa l'amore di una persona umana. Questo, non per l'impotenza di Dio, ma per la nostra limitatezza. Facciamo un esempio, nelle nostre case ci sono tante onde sonore e visive, ma noi senza lo strumento della radio o della televisione, non le sentiamo, non le vediamo. La radio riduce alla nostra lunghezza d'onda, le frequenze. Abbiamo bisogno di una radio, per ascoltare la musica che suona altrove; abbiamo bisogno di una persona per ascoltare la parola di Dio. Come posso accogliere Dio che viene? Come posso passare agli altri questo messaggio? Un televisore non ha l'immagine finché non la mostra, prima non ce l'aveva. Possediamo la vita, nel momento che la doniamo. L'Avvento, quindi, indica la venuta di una incarnazione di Dio. Noi a parole diciamo di aspettare l'avvento, ma siamo sinceri, ognuno di noi aspetta l'avvento di se stesso. Ognuno di noi si sente al centro della realtà. Siamo delle radio, dei televisori e invece ci sentiamo noi i produttori della musica, ci sentiamo gli artefici della nostra vita. Se ci venisse a mancare il soffio vitale, ci afflosceremmo al suolo. Ci sentiamo importanti per il lavoro che facciamo o per il conto in banca, ma tutto questo può sparire. Attendiamo sempre situazioni, persone, cose, invece di attendere Dio, il vivente. Dio ci passa accanto ma noi non aspettiamo lui!
Occorre imparare che siamo creature...e attendere il creatore!

ISAIA 40, 1-5. 9-11
Nel 549 a.c. da circa 40 anni gli ebrei deportati di Giuda, si erano installati a Babilonia; nonostante il fascino della grande metropoli, il cuore degli esuli grondava di nostalgia per Gerusalemme lontana: quando il Signore si sarebbe deciso a liberarli? Un giorno, di porta in porta, dei messaggi clandestini circolarono nella colonia ebrea: annunciavano la fine della schiavitù, che Dio avrebbe parlato al cuore di Gerusalemme e l'avrebbe consolata.
Isaia, costretto a vedere per molti anni le processioni, che si svolgevano a Babilonia, similmente annuncia che il popolo dovrà preparare una via sacra, piana, dritta in cui potrà camminare, guidato dal Signore. L'animo del popolo è come un terreno accidentato dalle sofferenze, dalle delusioni, dalle infedeltà. Il Signore potente e premuroso, porta in braccio i piccoli appena nati e procede lentamente per chi non ce la fa a camminare spedito. L'intervento di Dio non sarà sul modello dei trionfatori umani, ma la sua forza si rivelerà nel rispetto profondo della libertà dell'uomo.
Chiediamoci, nella nostra società sofferente, anche noi riusciamo a indicare un cammino di liberazione dalla sofferenza? Isaia si rivolge a un popolo che non ha più fiducia, che constata che le promesse di Dio non si sono realizzate, che nulla è cambiato nella storia, malgrado il Dio di Israele. Non siamo anche noi così? Dio viene, ma noi non ce ne accorgiamo! Occorre che scavalchiamo i burroni dell'indifferenza, che spianiamo le alture dell'arroganza, lasciamoci consolare da Dio, che si mette dalla parte degli sconfitti e dei perdenti, di chi fa fatica: Dio è dalla nostra parte.

MARCO 1, 1-8
Quest'anno leggiamo il Vangelo scritto da Marco. “Vangelo”, nell'uso corrente nel I secolo d.c. indicava la notizia di vittorie militari o la notizia della nascita di un discendente regale o la sua ascesa al trono. Queste notizie incoraggiavano il popolo. Marco circa 70 anni dopo la morte e la resurrezione di Gesù annuncia la lieta notizia che Gesù è figlio di Dio, in un momento storico in cui i romani distruggono Gerusalemme, i giudei perseguitano i cristiani. Marco scrive il vangelo, testimone di una realtà che gli ha cambiato la vita, riempiendola di gioia, nello stesso modo che una notizia di una vittoria militare colma di esultanza i soldati impegnati nella guerra.
Marco non racconta la storia dell'infanzia di Gesù. Cita Isaia. Parla di Giovanni il battista come del profeta annunciato da Isaia 600 anni prima di Cristo, notate la fusione dei testi biblici. Non dice che tutto è iniziato con il Battista, ma con la promessa di Dio. Giovanni è l'incaricato di preparare la via all'incontro con Dio. Marco è molto sobrio, dice che Giovanni battezzava nel deserto presso il fiume Giordano. Battezzare era una prassi diffusa nel giudaismo dell'epoca. Giovanni le conferisce una serietà enorme attraverso l'immersione nell'acqua, segno di una volontà di rinnovamento, di cambiamento. Il Battista si nutriva di quello che il deserto gli offriva senza la preoccupazione di contaminarsi, tipica del giudaimo, era il cibo abituale dei nomadi palestinesi: cavallette e miele selvatico, molto nutriente. Per quanto riguarda il vestito, fatto “di peli di cammello con la cintura di pelle intorno ai fianchi” era l'indumento classico dei profeti. Il testo dice che “accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. Cos'è che fa muovere tutta questa gente? Sicuramente la speranza di fare un'esperienza profonda di Dio. Questa profonda sete ce l'abbiamo ancora oggi, se siamo sinceri con noi stessi.
Giovanni sa comunicare un fortissimo senso di Dio, non è un seduttore di folle, non seduce con promesse di benessere. Faceva immergere le persone nel Giordano, lo stesso fiume che si era aperto per far entrare nella terra promessa. Con questo gesto prefigurava l'ingresso degli uomini nella Vita nuova, di cui la terra promessa era solo l'immagine. Chi doveva annunciare Giovanni?
Colui che avrebbe immerso l'umanità non più nell'acqua, bensì nello Spirito d'AMORE, nella vita stessa di Dio.
Ma noi cosa desideriamo in verità? La ricchezza, il cibo prelibato, il lusso per conquistare l'attenzione, la stima, l'amore degli altri, per compensare il vuoto di relazioni delle nostre esistenze! Sapete cosa vi dico? L'unico evento che può dar senso alla nostra vita è il Dio che sposa la nostra carne, la nostra vicenda umana, per aprirci a una relazione colma di amore. La musica da trasmettere è la musica divina!
Cosa intendeva Giovanni quando asseriva di non essere degno di sciogliere i sandali di chi veniva dopo di lui? “Sandalo” equivaleva a “possesso”: gettare un sandalo su un campo è diventarne proprietario, mentre toglierselo è rinunciare a un diritto su una persona. Il Battista non poteva togliere allo Sposo il suo diritto di unirsi all'umanità che gli appartiene, con la quale vuole condividere la sua gioia. Il potere del misterioso personaggio che lo seguirà è incomparabilmente più grande del suo, colui che verrà, proprio perché possiede lo Spirito potrà “battezzare”, letteralmente”inzuppare”, immergere nella forza dello Spirito le esistenze di coloro che accoglieranno il suo annuncio. Il compito del Battista è di far crescere il desiderio e l'attesa di una Presenza che cambierà intimamente l'umanità, immergendola nello Spirito.
Siamo poveri di certezze, ansiosi per il presente, incapaci di vedere aperture, sommersi da parole vuote, occorre riconoscere chi porta la vita vera. Dio è presente nel profondo del cuore di ogni essere umano.

Amici, oggi dobbiamo essere noi le radio che trasmettono la gioia che Dio vuole tutti felici, vuole condividere lo Spirito d'amore a ogni persona che lo accoglie!

 

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