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TESTO Commento su Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18

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Natale del Signore - Messa del Giorno (25/12/2017)

Vangelo: Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio.”... “...E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria come del Figlio unigenito che viene dal padre, pieno di grazia e verità.
Principiamo breve commento con quel “in principio” che ricorre spesso nelle parole di Cristo a chiarimento verso i farisei, scribi e anziani del popolo israelita, dell'origine dell'azione divina, e per la quale non dovremmo mai dimenticarla e mistificarla con stravolgimenti umani.
Sant'Agostino afferma che “...è nato per noi “oggi” nel tempo liberamente, per introdurci eternamente alla vita del Padre. Dio si è fatto uomo, perché l'uomo diventasse Dio.”
Bellissima esternazione per la quale però dobbiamo chiederci: “come è possibile questo scambio Dio-uomo-Dio?".
Semplicemente attraverso questi passaggi: dalla Storia alla Parola, dalla Parola ai Sacramenti, dai Sacramenti alla nostra storia individuale e collettiva.
Egli era in principio, egli era, è e sarà la Storia da cui dobbiamo partire considerando lo spartiacque tra il a.C. e il d.C., con la linea demarcatrice convenzionale della data di nascita di Cristo (e poco importa se non la conosciamo esattamente, se è per quello non conosciamo neanche quella di Giulio Cesare, di Carlo Magno, di Francesco d'Assisi, di Cristoforo Colombo, ma sappiamo con certezza che sono esistiti nella Storia) perché le fonti letterarie evangeliche non sono una favoletta o elementi mitologici; se così non fosse e non accettassimo questo spartiacque non si capirebbe perché gran parte dell'umanità di ieri e oggi continui a contare i periodi della Storia da .C. e d.C..
L'evento “carnale” si fa “Parola” per un'altra carne ossia “per noi uomini”, perché da uomini diventassimo “figli di Dio” nella pienezza dei tempi.
Quindi il passaggio dalla Parola ai “Sacramenti” - che non sono puri riti, ma “memoriali” che dalla rinascita battesimale passano attraverso la nostra intima storia per giungere alla incarnazione eucaristica - in un continuo rinnovamento della nostra nascita-morte-resurrezione sacramentale nella nostra vita terrena.
E qui abbiamo l'ultimo passaggio, quello dell'incarnazione nella nostra storia di umani, mia, tua, sua, nostra, di tutti, singoli, coppie, famiglie, comunità, e per la quale la sua Presenza ne illumina il passato, presente e futuro.
Purtroppo rammarica che ancora oggi viviamo il Natale in una forma troppo rituale e devozionale, commerciale e sentimentale, percependo con fatica che il Natale è un incontro, è l'instaurarsi di una “relazione salvifica”, che trova compimento nella liturgia sacramentale.
Tempo fa lessi questa delicata storia di Natale che vi lascio come “dono” meditativo:
“Tra i tanti pastori che accorsero a vedere l'eccezionale evento annunciato dagli angeli, e che facevano a gara per donare quanto potevano a Maria e al santo Bambino, ce n'era uno tanto povero che non aveva proprio nulla da offrire e si vergognava molto, stando in disparte con le mani vuote. Maria non sapeva come fare per accettare quanto veniva offerto poiché teneva in braccio Gesù. Allora vedendo questo pastorello in disparte, ma con le mani vuote, gli affida il suo Bambino. Avere le mani “vuote” fu la sua fortuna.
Pensiamoci, potrebbe essere anche la nostra fortuna farci trovare con le mani “vuote”, per riempirle di “amore” verso Dio e il prossimo?
Sereno santo Natale a tutti in N.S.G.C..

Domande
- Per me come singolo, il Natale è un rito o una “rinascita spirituale”?
-Per me come famiglia, il rinnovarsi del mistero della nascita di Cristo nella carne umana è stimolo per riscoprire e migliorare la relazione interna familiare?
- Per me come comunità, celebrare il Natale è segno di una rinnovata vita liturgica sacramentale che trova compimento nell'attenzione concreta verso i più “piccoli”?

Mariagrazia e Claudio Righi - Pisa

 

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