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TESTO Commento su 2Sam 7,1-5.8-12.14.16; Sal 88; Rm 16,25-27; Lc 1,26-38

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IV Domenica di Avvento (Anno B) (24/12/2017)

Vangelo: 2Sam 7,1-5.8-12.14.16; Sal 88; Rm 16,25-27; Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

A colui che ha il potere di confermarvi nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell'eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all'obbedienza della fede, a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen.

E' la dossologia paolina con cui si conclude la lettera ai Romani, la seconda lettura di questa IV domenica d'Avvento che precede la festa del Santo Natale.
Non importa chi annuncia, ma cosa annuncia, e il Vangelo paolino annuncia che Gesù Cristo verrà come predetto dalle scritture profetiche, come dire che tutto l'antico testamento è una progressiva “pedagogia” profetica della venuta dell'Emmanuele, dell'adventus Domini.
E' davvero mistero insondabile vedere Dio che condiziona la salvezza ad un “Sì”.
E mi sia permesso porre qui una riflessione sull'atteggiamento Zaccaria-Maria di fronte al mistero di una nascita “inattesa”, la cui conclusione mi ha sempre lasciato alquanto perplesso.

Zaccaria: Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali... Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.
Maria: Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nàzareth, ad una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te.”

Zaccaria: Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.
Maria: A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.

Zaccaria: Ma l'angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni....
Maria: L'angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù....”

Zaccaria: Zaccaria disse all'angelo: “Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni”.
Maria: Allora Maria disse all'angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”

Zaccaria: L'angelo gli rispose: “Io sono Gabriele, che sto dinnanzi a Dio de sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sari muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo.”
Maria: Le rispose l'angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio.”

Alcune semplici riflessioni:
a) ambedue pongono un interrogativo di fronte a quanto annunciato dall'angelo;
b) a Maria viene fornita una ulteriore “prova” della volontà divina per la quale poi Maria dirà il suo “Sì”;
c) Zaccaria non ha possibilità di replica.

E mi fermo qui lasciando a ciascuno le proprie “valutazioni”, in considerazione delle insondabili logiche di Dio, per le quali Dio chiede obbedienza senza “timore e dubbio”.
Chiusa questa “riflessione”, riprendiamo il commento alle letture di questa domenica, letture tutte ispirate all'attesa, come momento difficile da vivere, ma che offre sempre la speranza, anche di fronte alla disillusione della vita.
Evitiamo tutti gli sdolcinamenti prenatalizi, e chiediamoci cosa è l'attesa?, cosa rappresenta l'attesa?, quanto siamo ancora disponibili ad attendere? Sembra che la nostra epoca abbia perso il senso dell'attesa, poiché tutto deve essere soddisfatto subito, senza problemi, senza sofferenza, senza “stress”.
Eppure è lì la magia dell'evento che a da venire: l'attesa. Non è forse nell'attesa la tensione per un incontro? per il piacere di avere qualcosa o qualcuno di aspettato/inaspettato? Non è forse una subdola tecnica commerciale quella di instillare nelle persone una falsa aspettativa verso dei bisogni creati ad hoc?
E che attesa ci poniamo come famiglia nei confronti dei nostri figli? attese, aspettative, desideri, dubbi, scelte, sogni, delusioni verso quell'evento condizionante che è la “vita”? Non ha forse Cristo continuamente annunciato il regno di Dio, chiedendo alla gente di saperlo attendere cercandolo qui sulla terra?
Anche noi, come Zaccaria e Maria, possiamo legittimamente e umanamente porci dei dubbi,, dei interrogativi, nei confronti di un progetto divino che spesso non collima con i nostri obiettivi umani come singolo, come coppia/famiglia e come comunità.
Al termine di tutto comunque, come cristiani/cattolici, rimane una certezza rassicurante, ossia che “nulla è impossibile a Dio”, e questo ci è di consolazione e conforto nella unica certezza che non siamo destinati a questa terra ma a qualcosa di ben più importante e sovrannaturale, che per tutta la nostra vita passa dall'accoglienza con fede di un bambino che sarà santo e chiamato Figlio di Dio, nato per la salvezza di tutto il genere umano.

Domande
- Per me come singolo, questo Avvento è stato motivo di una rigenerante attesa spirituale o di dubbiosità umana?
- Per me come famiglia, come ho vissuto l'attesa di Cristo nella reciproca vita spirituale coniugale?
- Per me come comunità, durante tutto l'Avvento che gesti di concreta speranza ho rivolto verso gli ultimi nella certezza salvifica di NSGC?

MARIA GRAZIA e CLAUDIO RIGHI DI PISA

 

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