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TESTO Vegliare nella comunione

don Luciano Cantini  

I Domenica di Avvento (Anno B) (03/12/2017)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

La propria casa
Il tempo di Avvento di questo anno ci mette davanti alla conclusione del Cap. 13 di Marco tutto incentrato sulla fine dei tempi, posto immediatamente prima del racconto della Passione.
La stessa immagine del padrone di casa che si allontana per un lungo viaggio la ritroviamo anche in Matteo e Luca, ma nella sua brevità è ricca di particolarità significative che la rendono sostanzialmente differente.
La prima particolarità è data dal fatto che lascia la propria casa. Non è lasciato solo un potere, o della ricchezza, o delle cose da fare, ma un luogo comune, una casa che diventa di tutti, vivace della operosità di ciascuno, un luogo di comunione in cui tutti vivono la medesima attesa: Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento.
Alla comunità cristiana è affidato uno spazio e un tempo, nello spazio e nel tempo vive la propria esperienza; dello spazio e del tempo ha la responsabilità: se l'operosità permette la conoscenza e l'acquisizione dello spazio, è la vigilanza che permette la conoscenza e l'acquisizione del tempo. Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina (Mc 13,28).

Al portiere
L'altra particolarità è data dalla figura del portiere a cui è stato ordinato di vegliare. Se di giorno stiamo naturalmente svegli il problema si pone di notte in cui è chiesto di “cacciare il sonno”.
La moda di oggi, specie nel mondo giovanile, è vivere la notte e se questo chiede di cacciare il sonno le motivazioni lasciano un po' di perplessità. Si vive la notte per se stessi, per il proprio piacere, anche la relazione con gli altri è in funzione di se stessi, sto con gli altri perché mi fanno stare bene.
Il vegliare del portiere ha invece la funzione di non chiudere la porta, lasciare che questa rimanga sempre aperta perché nessuno sia costretto a bussare, ognuno sia libero di entrare e uscire, per questo egli veglia ed è vigilante per gli altri, perché ognuno possa assolvere il compito che gli è stato affidato.
Vegliare è vivere nella notte senza appartenere alla notte. La sua vigilanza è essenziale alla operosa comunione nella casa, non permette che si tramuti in una chiusura, un ghetto o in un luogo di privilegio. Non possiamo e non dobbiamo tenere le porte chiuse, rifugiarsi nel piccolo e nel privato...per non dare noia a nessuno. La porta aperta è il dialogo col mondo circostante, con la storia che cambia, con le realtà diverse su cui la casa si affaccia.

Non sapete quando
Pur non sapendo quando sarà il ritorno, la parabola accenna alla divisione che i romani facevano della notte: alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino. Forse non è a caso che Marco usa gli stessi momenti per raccontare la Passione del Signore: l'arresto (Mc 14, 17), l'interrogatorio del sommo sacerdote (14, 60-62), il rinnegamento di Pietro (14, 72) l'interrogatorio di Pilato (15,1) a cui fa da contrasto l'incapacità dei discepoli di vegliare (14, 37-39).
Vegliare ha anche il senso di prendere consapevolezza del tempo che sopravanza con il suo carico di ignoto; essere coscienti del tempo presente, partecipi della propria storia che non è solo ricca di memoria quanto carica di speranza. Il tempo è un dono sempre nuovo, ogni istante porta con sé un momento favorevole, una novità che apre orizzonti nuovi di infinito.
Sappiamo di operare in una situazione che è già vincente; Cristo, primizia dei risorti, è già sulla strada del ritorno. La nostra speranza ha il fondamento di questa certezza e noi cristiani dobbiamo credere alla storia e impegnarsi in questo nostro tempo che è destinato all'eterno.

Lo dico a tutti
Se il primo invito a vegliare era rivolto a portiere e con lui alla comunità dei discepoli, questo secondo invito è rivolto a tutti. A tutti è chiesto di mettersi in sintonia con colui che si attende, come una madre che aspetta che il figlio rientri quando è uscito con gli amici. La distanza non conta, né il prolungarsi dell'attesa... quello che conta davvero è la comunione col Signore.
Sembra che la nostra società abbia perso il senso del futuro, del divenire della storia; il sostanziale calo delle nascite è un segnale forte di come ci siamo chiusi in una apparente autosufficienza. È ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. (Rm 13,11-12).

 

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