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TESTO Re pastore, fatto agnello per amore

don Luca Garbinetto  

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) - Cristo Re (26/11/2017)

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Quando si legge il testo prezioso di Matteo sul ‘giudizio universale', o si incrocia lo sguardo con una delle sue imponenti rappresentazioni artistiche visitate dal vivo o riprodotte in fotografia, nasce spontanea la domanda, più o meno camuffata nel segreto della nostra coscienza: e io, da che parte starò?

Un tribunale così solenne può davvero spaventare... se lo si guarda dalla parte sbagliata: quella del domani!

La vera domanda che Gesù ci pone, infatti, non riguarda il posto in cui ci troveremo a stare il giorno in cui la morte ci metterà di fronte a Lui, Re e Pastore del gregge. Di fatto, a quel punto la questione riguarda soltanto Lui: sarà Lui a indicarci da che parte stare. Ma lo farà semplicemente constatando... dove stiamo adesso!

Questa è la domanda più seria, quella che conta veramente: da che parte sto oggi? Dove scelgo di dimorare? Con chi cammino nella mia vita di ogni giorno?

Se ci lasciamo avvinghiare dalla paura di essere spiazzati nell'ultimo giorno e piazzati nel fuoco eterno, potremmo al massimo impegnarci a collezionare qualche opera buona in più per presentarci con un curriculum di ‘punti paradiso' più consistente. Il che non sembra interessi molto al Giudice supremo. Piuttosto Egli è molto sensibile ai nostri luoghi di frequentazione ordinari e alle amicizie che decidiamo di coltivare nella nostra esistenza terrena.

È oggi che si compie il giudizio. Nella scelta di parteggiare - cioè stare dalla parte - per coloro che il Re e Pastore preferisce frequentare, nella confusione del suo gregge che è la Chiesa.

Per favorirci, proprio Lui, il Re dell'Universo, il Pastore supremo, ha scelto di scendere e starci accanto, mettendosi in movimento perché il Suo gregge non solo trovasse la via da percorrere, ma scegliesse anche di farlo. Per questo, ci ha amati! È l'amore la Legge del Regno. Per amore e con amore siamo e saremo giudicati.

Così potrebbe accadere che ci accorgiamo che noi, oggi, in mezzo a questo gregge stiamo come pecore pasciute e sicure di noi stessi, oppure azzoppate e malaticce per le traversie della vita. Nell'uno e nell'altro caso Egli si prende cura di noi. Qualche volta ci capita di provare a scappare dall'ovile, e di cercare altri pascoli. Lì, come pecorelle smarrite, ci viene a cercare il Pastore buono, per riportarci a casa.

Ma succede anche di incaponirsi e rifiutare non solo l'invito, ma anche la premura del cercarci, volendoci affermare nella nostra autonomia e indipendenza. Così il Re sceglie una strategia nuova, Lui che non si arrende pur di far straripare in tutti il Suo amore. E così da guida e capo del gregge si fa Agnello, chiedendo umilmente di farsi portare in spalla, Lui che sulle Sue spalle troppe volte si è fatto carico dei nostri pesi e delle nostre vergogne. L'Agnello innocente si rende prossimo a tal punto da rivelarsi Lui tanto indifeso e inerme da spogliare ogni nostra presunzione e competitività. Non c'è nulla da temere di fronte all'Amore! Non c'è nessuno da cui fuggire, se ad accostarci è la tenerezza tenace di un Figlio fatto carne... persino carne da macello, per noi e al posto nostro!

L'Amore è dirompente nella sua disarmante fragilità. Ci rimane allora solo di riconoscerlo, presente e vivo nella carne ferita dei nostri fratelli poveri. Gli ultimi e i diseredati sono la Sua presenza fra noi. Accostarci a loro è compiere un passo deciso per ritrovarci abbracciati e sorretti, nuovamente dentro al gregge. Non un gregge di perfetti, ma una moltitudine di bisognosi, mendicanti di amore.

È così che ci prepariamo al giudizio. Strano tribunale, quello che sul seggio vede seduto un Agnello immolato. Strano regno, quello che sul trono vede ergersi un Servo cinto di grembiule. Eppure è proprio lì che il nostro cuore incerto può smettere di correre a destra e a sinistra, affannandosi di conquistare un posto migliore e onorevole. Lì infatti ci si lascia andare, e si smette persino di avere paura di se stessi... che poi è il più profondo terrore che ci allontana dall'Amore, l'idea malsana di non esserne degni per la semplice ragione di non sapercelo conquistare.

Potremmo mai conquistare l'Innocenza? Eppure Egli l'ha consegnata per noi. Scegliere di stare oggi accanto ai malandati ed esclusi è accettare il dono di sentirsi avvolti gratis dall'Amore. Chissà che così Egli non torni veramente a regnare nell'intimo del nostro cuore.

 

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