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TESTO Bisogno di Speranza

mons. Antonio Riboldi

V Domenica di Pasqua (Anno A) (24/04/2005)

Vangelo: Gv 14,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via».

5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.

Non ci nascondiamo la gioia di vedere come la nostra Chiesa, che è la "famiglia di Dio, sposa dello Spirito", continui la sua via con la elezione del nuovo Papa, ossia di chi Dio, da sempre aveva nel cuore, per essere il "grande pastore delle anime". Viene in mente, da una parte, la immensa debolezza dell'uomo, mostrata dal primo Papa, S. Pietro, che sembrava sicuro di sé, o meglio fondava la sua fiducia su quello che si sentiva dentro.

Alla professione di fede come risposta alla domanda di Gesù: "E voi chi dite che io sia?" rispose: "Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio", Gesù subito lo designò come primo Papa, "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno mai". Nel momento della prova, quando catturarono Gesù nell'Orto: del Getsemani, mostrò tutta la sua debolezza o povertà umana, prima fuggendo ed abbandonando il Maestro, obbedendo al suo affetto grande, cercò di seguirne la sorte, ma messo alla prova lo rinnegò platealmente tre volte, fino al canto del gallo...E "pianse amaramente".

Gesù, dopo la resurrezione, non viene meno alla parola data, e il Vangelo narra lo stupendo dialogo tra Lui e Pietro: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di costoro?" E la risposta: "Sì, Signore, tu sai che io ti voglio bene". E Gesù dà il mandato che si ripeterà in tutti i Papi: "Pasci (abbi cura) le mie pecore".

Quello che può offrire l'uomo è la sua piena disponibilità ai disegni di Dio, per la sua Chiesa, divenendo, come direbbe Madre Teresa di Calcutta "matita che usa per scrivere la sua storia". La gente ha discusso sulle origini, sulle qualità, sui percorsi del nuovo Papa, che è il Pastore che Dio ci dona per questo nostro difficile tempo. Tutto questo è cercare di conoscere chi è: ed è giusto. Quanto occorre ora è pregare perché "Pietro" sappia vivere, come il primo Papa, nella totalità dell'amore e abbandono al Padre, alla Sua volontà, espressa nelle parole: "Tu sai, Signore che ti voglio bene". Abbiamo ancora nella mente - e non dobbiamo cancellarlo - il ricordo del meraviglioso cammino che i Papa ultimamente hanno fatto, attraversando difficoltà che avrebbero sicuramente demolito regni terreni. A cominciare, per essere vicini a noi, da Pio XII, a Giovanni XXIII, il "papa buono", il Papa del Concilio Vaticano II, che davvero tracciò la svolta della Chiesa, al mite Giovanni Paolo I, a Giovanni Paolo II, che fu subito chiamato "il grande". Lo Spirito Santo ci ha mostrato che Lui non ha paura degli uomini, degli sconvolgimenti o di altro. Lui, lo Spirito non conosce la paura. Gli uomini sì. Dio no.

Vi ricordate come la Chiesa di Dio si manifestò nella sua grandezza proprio nei giorni della debolezza fisica e nella morte del caro Giovanni Paolo II? Non ci eravamo forse accorti che lui, nel tempo, era entrato profondamente nel cuore del mondo, cercando di fare di Cristo "il cuore del mondo". Gli ultimi suoi giorni sono stati giorni simili a quelli che gli apostoli vissero prima della Pentecoste. Lui offriva tutto se stesso a Dio per amore. Tutta la vita di Papa Giovanni Paolo II, e sopratutto il suo ultimo tempo, sembrava avesse sposato quanto Rosmini, che voleva presto beato, aveva risposto al Manzoni, che aveva espresso la sua paura e quella di tanti uomini di cultura di allora: "Cosa faremo senza di lei?" Rosmini: "Adorare, tacere, godere". E chi non ha visto la gloria del Signore i giorni che precedettero la sepoltura ed il grande giorno delle esequie in Piazza S. Pietro? Era davvero una rinnovata Pentecoste vedere come tutto il mondo "fosse con tutto il cuore e spiritualmente" in Piazza S. Pietro: come a dichiarare quello che la Chiesa dice dalla Pentecoste: "Dio è Padre di tutti e tutti sono una famiglia". Colpiva vedere come capi di stato di fede, razza e nazioni diverse, si fossero dati appuntamento per rendere onore a chi aveva guidato la Chiesa con sacrificio. E la Chiesa così divenne "luce del mondo e sale della terra". A noi non resta che seguire lo Spirito, che guida i passi del Santo Padre, di cui ci ha fatto dono.

Giovanni Paolo II, che amava tanto i giovani, e ne sono testimone nelle giornate mondiali, all'ultimo della sua vita, estrasse dal suo cuore un grazie ed un invito che dovrebbe incidersi nel cuore di tutti e per sempre. Sentendoli cantare e pregare sotto la sua stanza, disse al Segretario, con la fatica di un testamento da conservare e vivere: "Vi ho cercato e siete venuti a trovarmi. Vi ringrazio". Ai giovani raccomando di non tradire questo testamento e viverlo con il suo successore.

Meditando il Vangelo, che la Chiesa offre a noi oggi, colpisce quando Gesù, sentendo l'imminenza del suo ritorno al Padre, disse: "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto: quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, tornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.

Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?" Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità, la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre". (Gv. 14,1-12).

Certamente una delle grandi sfide che oggi il mondo offre alla Chiesa è proprio quella di conoscere Dio, e quindi Gesù, senza la quale è impossibile accedere al Padre.

Fa impressione l'ignoranza o la superficialità nei confronti della conoscenza di Gesù che vi è oggi. Se da una parte c'è chi fa di Gesù "il centro della propria esistenza, il cuore della vita", - e sono tanti anche in mezzo a noi – dall'altra c'è uno spaventoso vuoto di conoscenza: tanto da parlare di eclissi di Dio. Eppure Gesù è la via, la verità, la vita.

Viene da chiederci quale è la via che noi seguiamo, dove andiamo. E certamente se non è Gesù, saranno altri "idoli" di terracotta, che nulla possono offrire e che alla fine si riveleranno quel fallimento della vita che tanti conoscono. Se abbiamo fatto caso, ogni giorno, la cronaca ci parla di suicidi che non riusciamo a capire. Dall'altra parte non c'è chi non ami tanto la vita da fare tutto il possibile per custodirla.

Ma di quale vita parliamo, in questi casi? Viene da pensare che troppe volte la cura della vita si fermi a quella del corpo, che certamente è un bene, ma è poca cosa, che ha poca durata. Ed allora assistiamo a tante iniziative per rendere "bella, sicura" questa vita, spendendo veri patrimoni, ma anche vediamo una ingente massa che la vita la disprezza con vizi che svuotano l'animo, fino a rifugiarsi nelle droghe o negli psicofarmaci, per riempire il vuoto insopportabile che si è creato.

Lo stesso potremmo dire della verità. Gesù si proclama "la verità".

E tutti, se davvero vogliamo capire il senso della vita, siamo assetati di verità: sapere perché viviamo, quali "maestri scegliere di vita", quali modelli, quale filosofia. C'era un filosofo che così definiva l'uomo: "Penso quindi sono". Ed è quello che purtroppo non avviene. Ricordo un incontro privato, anni fa, con il defunto Pontefice. Un dialogo durato a lungo, quasi un'ora, sguardo fisso nello sguardo, come a leggerci reciprocamente, come quando Gesù "fissava qualcuno e lo amava e lo invitava". Mi fece tra le altre una domanda: "Quale è la povertà più vistosa e diffusa che vi è in Italia?" Gli risposi: "L'Italia ora sta abbastanza bene...anche se non tutti. Ma la grande povertà degli italiani è quella della cultura. Ossia la gente non pensa più, manca di verità e si svende ai ciarlatani, che sono molti, troppi". Ricordo che batté forte il pugno sulla scrivania, come a esprimere una convinzione e mi disse: "E' quello di cui sono convinto. Ci vorrebbe una Madre Teresa della cultura. La vita è una lotta, soggiunse, come quella dei pugili, chiamati sempre a combattere sul ring. Ma l'uomo moderno, per i tanti colpi subiti, è finito all'angolo, come battuto. Noi cristiani, noi Chiesa, dobbiamo riportare, con la cultura e la santità, l'uomo al centro del ring ed invitarlo a riprendere la lotta. Non può stare sempre all'angolo come a confermare che la vita è una sconfitta senza verdetto".

Aveva ben presente Giovanni Paolo II, "il grande", la "paura" di tanti oggi. Così la definisce nella sua enciclica "Ecclesia in Europa". "Nel continente europeo non mancano certo i prestigiosi simboli della presenza cristiana, ma con l'affermarsi lento e progressivo del secolarismo, essi rischiano di diventare pura vestigia del passato. Molti non riescono più ad integrare il messaggio evangelico nell'esperienza quotidiana, cresce la difficoltà di vivere la propria fede in Gesù in un contesto sociale e culturale in cui il progetto di vita cristiana viene continuamente sfidato e minacciato; in non pochi ambiti pubblici è più facile dirsi agnostici che credenti; si ha l'impressione vada da sé mentre il credere abbia bisogno di una legittimazione sociale né ovvia, né scontata. A questo smarrimento della memoria cristiana si accompagna una sorta di paura nell'affrontare il futuro" (E. in E. n.7).

Sarà compito del nuovo Pontefice, guidato dallo Spirito Santo, sostenuto dalle nostre preghiere e sopratutto dalla nostra fede cristallina, "prendere il largo", con la serenità di chi ha scritto nel cuore le parole di Gesù oggi: "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me". Risponde a quanto continuamente affermava Giovanni Paolo II: "Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo". Con Madre Teresa oggi prego per il Papa e la Chiesa:
"O Signore, ti prego per la Chiesa.

Ci sono tante chiese, eppure tu sai, o Signore, che siamo solo una Chiesa.

Mandaci amore e misericordia, solo così un giorno tutte le chiese potranno essere "una".
Tu stesso hai detto: come io e il Padre siamo una cosa sola,
così la Chiesa diventi una sola.
Uniscici tutti, o Signore, in forza, amore e gioia.
E dà pace a noi e alla Chiesa".

Antonio Riboldi – Vescovo –
E-Mail: riboldi@tin.it
Internet: www.vescovoriboldi.it

 

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