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TESTO Commento su Sapienza 6,12-16; Matteo 25,1-13

Carla Sprinzeles  

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (12/11/2017)

Vangelo: Mt 25,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

Amici, oggi la liturgia ci parla della sapienza da acquisire: non nasciamo sapienti, ma possiamo diventarlo.
La prima lettura ricorda che chi cerca la sapienza sa anche vegliare per acquistarla. La sapienza ci consente di discernere i tempi e di vegliare per scorgere quando viene il Signore. “Voi non sapete né il giorno né l'ora. Vegliate perciò”.
Quello che qui è detto per il compimento finale vale anche per il dono di Dio lungo lo svolgersi del tempo. Non si tratta della vigilanza relativa ad un singolo evento finale, bensì anche della vigilanza necessaria in tutto lo svolgersi del tempo.
Sono due gli aspetti si cui dobbiamo riflettere: il primo si riferisce al compimento del cammino di cui non conosciamo “né il giorno né l'ora”, il secondo riguarda la vigilanza quotidiana necessaria per discernere il dono di vita che continuamente ci viene offerto.
Sono due aspetti sempre messi in luce nelle parabole del Regno. Il Regno, infatti, ha due dimensioni fondamentali: conclusiva e quotidiana. Della conclusiva non conosciamo né il giorno né l'ora, della quotidiana non conosciamo l'entità né la modalità di offerta. Spesso abbiamo lo sguardo fisso sulla superficie e non riusciamo a cogliere l'azione di Dio nel profondo.

SAPIENZA 6, 12-16
La prima lettura di oggi è tratta dal libro della Sapienza, scritto verso la metà del 1° secolo a.C. da un giudeo di Alessandria d'Egitto. L'autore, che scrive in greco, è un saggio che preferisce far parlare Salomone perché la tradizione di Israele lo considerava il sapiente per eccellenza.
In questo libro egli si preoccupa di insegnare la vera Sapienza, quella necessaria per condurre una retta vita; non quella scienza che si può acquisire vivendo e pensando, ma una Sapienza che viene da Dio e che porta a Dio. Una sapienza che persuade ad una visione delle cose che si oppone alla mentalità pagana, che spinge chi la riceve a cercare la felicità senza lasciarsi sedurre dalle false apparenze e dalla facilità delle cose. Questa Sapienza divina ha rivelato che la vera felicità appartiene agli amici di Dio.
La Sapienza è sorgente di vita e di gioia ed è pronta a concedersi a chiunque la cerchi con profondo desiderio e con amore. Non è il potere che fa i re e i governanti, bensì la Sapienza: quella che essi hanno cercato e con il quale si sono incontrati. Dal momento che fonte del potere sul mondo è il Signore, è presso di lui che va cercata e richiesta la Sapienza, che guida e legittima colui che governa. Né tale Sapienza va considerata introvabile o irragiungibile perché essa è disponibile e reperibile non appena se ne avverta la necessità e la si richieda al Signore.
Cercare e invocare la Sapienza equivale a riconoscere il proprio limite, soprattutto nel governare con giustizia, in difesa dei piccoli e dei poveri. Ma l'uomo è grande e sapiente quando è umile e si considera a servizio di Dio e degli uomini.

MATTEO 25, 1-13
Il Vangelo ci presenta un matrimonio importante in un villaggio palestinese: 10 damigelle d'onore arrivano per scortare lo sposo verso la casa della sposa, ma solo 5 di loro sono degne di entrare nella sala del banchetto.
Perché questa intransigenza? Perché quando si è deciso di accompagnare lo sposo, Cristo, cioè di essere cristiani, bisogna orientare tutto verso Cristo, senza distrarsi. Scegliere è una cosa, ma adottare tutti i mezzi necessari per restare fedeli alla propria scelta e condurla a buon fine, è ben più importante.
La vigilanza infatti non è solo attesa della venuta ultima del Signore, è anche lotta quotidiana contro il male e la tentazione. E' un invito ad essere pronti ad ogni evenienza: l'attesa del cristiano, cioè il modo cristiano di vivere nel tempo presente, deve coniugare assieme prontezza (non sapete né il tempo, né l'ora) e costanza nella vigilanza (il protrarsi dell'attesa). Se lo sposo dice: “Non vi conosco!” è perché le fanciulle vivono la separazione tra il dire e il fare.
Cristo non è mai moralista, anzi! La sua predicazione mira a rivelare l'amore incredibilmente gratuito del Padre, che tuttavia può raggiungere l'uomo solo se il suo cuore è umile. Il Maestro ha sempre cercato di sconfiggere la pretesa di poter raggiungere con le proprie forze, a furia di pratiche meritorie, la partecipazione alla vita di Dio.
Le vergini sagge di questo brano non sono premiate per la loro prudenza. Hanno avuto - secondo il senso della parola greca - l'intelligenza che viene dall'interiorità, l'accortezza di fare spazio nella loro vita allo Spirito, raffigurato dall'olio, e hanno attinto a questa fonte per trovare il senso della loro esistenza. Anche nella notte della prova, anche se si sono addormentate nella fragilità dei loro limiti, hanno saputo fidarsi della presenza di Dio e del suo amore gratuito: le loro lampade non si sono spente.
Le vergini stolte, invece, sono insensate, non hanno capito che la loro vita è offerta e quindi non si conquista. La loro corsa per comprare l'olio fuori, nell'esteriorità, fa pensare a chi vuole sedurre l'amato anziché ammirarlo e rallegrarsi della sua esistenza.
Non la verginità è messa in risalto bensì la capacità di fidarsi dello sposo. Non la veglia è lodata bensì la vigilanza di chi resta attento ad essere se stesso, senza pretendere di gonfiare la propria facciata con inutili sforzi.
Ogni essere umano è immagine di Dio e deve soltanto essere fedele a quest'identità unica che, come dice Cristo in un brano del Vangelo, cresce anche di notte, come il seme che, una volta gettato in terra, non ha più bisogno di cure incessanti.
La vita di Dio in noi cresce, come l'amore verso l'amato si approfondisce anche quando la fidanzata non lo pensa: tutto ciò che lei fa, lo fa in funzione di lui, persino quando dorme. Da quando lei lo ama, non è più la stessa ma non se ne rende conto. Lo stesso dicasi per chi è saggio, per chi sa accogliere l'offerta di Amore infinito che c'invita a condividere la sua vita. Non si tratta di sforzi né di apparenza ma di un amore - raffigurato dall'olio - che rende somiglianti all'Amore nella piena dimensione di qualcuno. Più uno ama, più diventa se stesso e più entra in connaturalità con Dio; solo allora non rischia di sentirsi dire: “Non vi conosco”.

Amici, la nostra esistenza è percorsa da un'attesa, teniamo le lampade dell'amore accese! Teniamo gli occhi ben aperti perché sono tanti gli incontri, che Dio ci riserva per sostenerci lungo il cammino.
Ecco perché non deve venir meno l'olio della fiducia, che ci fa discernere la presenza dello Spirito in mezzo a noi! l'olio della speranza, che ci fa affrontare gli ostacoli e le difficoltà; l'olio dell'amore che fa fiorire mille gesti e parole di fraternità e di misericordia, di pace e di giustizia.

 

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