PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO La cattedra del servo

don Luca Garbinetto  

don Luca Garbinetto è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/11/2017)

Vangelo: Mt 23,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 23,1-12

In quel tempo, 1Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.

La cattedra di Mosè, nella sinagoga, rimane vuota durante la preghiera. È il posto riservato al profeta, a Colui che tornerà a dare compimento alla Legge di Mosè. È il trono - una seggiola - su cui siederà il Messia atteso. Fino ad allora, la presenza è significata dall'assenza: nessun uomo può sostituirsi a Dio, e nessuno può pretendere di spiegare o di possedere Dio.

Il peccato degli scribi e dei farisei, dunque, è ben più grave che una semplice incoerenza morale. Non si tratta soltanto di ‘predicare bene e razzolare male': chi, in fondo, non cede qualche volta a questa tentazione, mossi un po' dalla vergogna, un po' dalla pigrizia? Essi, piuttosto, hanno preteso di sedersi al posto dell'inviato di Dio, al posto - quindi - di Dio.

Così facendo, hanno preteso di mettere in bocca a Dio le loro parole, anziché lasciare che la Parola, custodita nei rotoli della Scrittura, illuminasse il loro parlare. Non è l'incoerenza la tragedia dell'uomo che si ripercuote sulla comunità, ma la subdola e micidiale superbia di chi presume di conoscere tanto bene Dio da acquisirne per sé le prerogative, l'agire, e il Nome.

È proprio di chi esercita potere scivolare facilmente nella melma di questa tentazione. Ma non è il caso di puntare troppo il dito, poiché ognuno di noi occupa il suo pur piccolo spazio di potere; o perché forse, se più potere avessimo, non saremmo nemmeno noi esenti da questo rischio. Il potere deformato veste la persona dell'arroganza di stare in alto e di pretendere che gli altri pieghino le proprie ginocchia a venerarne il lustro. D'altro canto, è davanti al Nome che ‘ogni ginocchio si piega, in cielo, sulla terra e sotto terra' (Fil. 2,10).

Ma il Nome non appartiene a nessuna classe di uomini. Nessuna categoria, nessuna casta, nessuna razza o nazione può presumere di possedere, tanto meno meritare di arruolare Dio per i propri interessi. Oggi più che mai va ribadito, in un mondo mai stanco di dividere, di aggredire, di contrapporre. Va ribadito anche per non cadere nella sottile seduzione di benedire una qualche cultura o un qualche sistema sociale come l'assoluto della presenza di Dio nel mondo.

No: il Nome è di Gesù, vero Dio e vero uomo. Ma Dio è presente perché rimane assente, e in questo indefettibile mistero, che sfugge alle liste di norme e ai sistemi minuziosi di giustizia, è garantita la continuità salvifica del suo agire nel mondo. E Dio sta silenzioso in cattedra perché ha parlato definitivamente con il corpo vivente del Figlio, il Messia che è già venuto e che molti non hanno riconosciuto. La cattedra di Dio è il pavimento su cui si curva il servo. I suoi strumenti di predicazione sono il grembiule e il catino. La sua predica più efficace è la lavanda dei piedi.

Lì riconosciamo il Maestro, che può pronunciare un insegnamento perché la già impregnato di sudore. Lì abbracciamo il Padre, che ha preferito svuotare tutti i troni celesti e terrestri per potersi fare prossimo ai suoi figli. Lì scegliamo la nostra Guida, che indica il cammino nella spogliazione e nell'amore reciproco.

Di misericordia è impregnata la Legge di Dio, l'agire del Servo. Così Egli lega a sé coloro che Egli ama. Chi invece lega fardelli, come gli scribi e i farisei, attraverso pratiche di controllo e di imposizione, non si accorge di diventare troppo goffo e pesante per sapersi chinare a servire. Chi alza troppo la fronte in altezzoso atteggiamento di dominio, non riesce a incrociare lo sguardo tenero del Servo amante che desidera poter lavare i piedi anche a lui. E così si perdono, uomini e donne troppo pieni di sé per essere felici, nell'incessante frenesia di chi deve difendere diritti, sistemi, concetti pur di non lasciarsi denudare dalla disarmante pedagogia del Signore.

Chiunque desideri, dunque, percorrere il cammino che conduce a salire in alto, preferisca abbassare lo sguardo per cercare gli occhi di chi conosce la strada e ha scelto di condividerci il segreto per farla nostra. Che in fondo, ciò che davvero ci mette in sintonia con la gioia è l'ardita decisione di rimanere per sempre discepoli anche quando ci è chiesto di piegare le ginocchia e di farci strumenti del Maestro, Guida e Pastore.

 

Ricerca avanzata  (54001 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: