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TESTO Il cammino dell'umiltà per vivere l'unità nella carità

diac. Vito Calella

Tutti i Santi (01/11/2017)

Vangelo: Mt 5,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

1: Essere santi giorno dopo giorno
Il testo delle beatitudini nella versione di San Matteo è una bellissima sintesi sul senso più vero e profondo della vita cristiana, della vita nello Spirito Santo, una vita di santità da vivere oggi, nella complessità e frenesia della vita quotidiana. Si può stare nel “Regno di Dio” ora. Mentre camminiamo come pellegrini in questo mondo si può gustare l'esperienza del Regno di Dio, sapendo che è un già, ma non ancora. Ma come si fa? Gesù ci insegna il cammino dell'umiltà (essere poveri in Spirito perché di essi è oggi il Regno dei cieli) e ci dà coraggio ad essere perseveranti nell'espandere l'Amore tra molte persecuzioni (essere perseguitati a causa della giustizia perché di essi è oggi il Regno dei cieli).

2: Il cammino dell'umiltà (essere poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli)
Il cammino dell'umiltà è un'esperienza mistica che si impara contemplando la vita. Il primo atteggiamento, che comincia ad accompagnare i nostri passi pellegrini, è quello del riconoscere la radicale povertà della nostra condizione umana, attraverso l'accoglienza dolorosa, ma al tempo stesso consolante (se vissuta nello Spirito, nel silenzio della preghiera), di tutti i “lutti” che, inevitabilmente, si succedono nella nostra breve esistenza. “Beati gli “inluttati” perché saranno consolati. “Lutto” non è solo quello radicale della morte fisica. “Lutto” è qualsiasi “perdita significativa” che sperimentiamo nella nostra vita e che ci fa tanto piangere. Ma da ogni lutto accettato possiamo imparare a consegnare nelle mani del Signore la radicale povertà della nostra condizione umana. Quando riusciamo a fare questo, il nostro cuore comincia a svuotarsi di tante preoccupazioni e desideri inutili che ci legano alla frenesia della vita quotidiana, si libera degli idoli delle nostre sicurezze di questa terra, diventa un cuore libero, slegato dalla sete di possesso e di potere, un cuore manso che sa riempirsi della vera eredità che darà possesso della “terra del Regno di Dio”: lo Spirito Santo che abita in noi e attende da sempre una breccia aperta del nostro cuore per prendere possesso del vuoto interiore del nostro cuore.
Beati i miti perché possederanno la terra. Vita assunta nella povertà e cuore vuoto per accogliere lo Spirito. Tutto è pronto per l'esperienza unitiva con il mistero della morte di Gesù, che, prima o poi arriverà nel cammino della nostra vita, e potrà ripetersi ancora, perché non siamo soli in questo mondo e dobbiamo accettare la sfida del male prodotto dalle conseguenze negative di tutte le scelte umane dettate dal potere dell'egoismo e dalle forze demoniache che ostacolano l'epifania del Regno di Dio, nonostante la nostra fede, la nostra consegna fiduciosa e quella di tanti altri nostri fratelli. Il culmine del cammino dell'umiltà è la croce, è la fame e sete di giustizia: quando saremo chiamati, come Gesù, a essere perseveranti fino in fondo nella prova, senza vedere attorno a noi segni evidenti del Regno di Dio, ma solo segni di morte, di peccato, tenebre: l'apparente sconfitta della “giustizia” di Dio che è l'Amore gratuito.
Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati.

3: Per vivere l'unità nella carità
(essere perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il Regno dei cieli)

L'essere poveri in spirito è la nostra veste di cristiani per camminare in questo mondo come figli della luce, accesi dalla speranza che ci viene dalla nostra fede in Gesù risuscitato dalla forza dello stesso Spirito Santo che ora abita nel nostro cuore. L'esperienza unitiva con il mistero della morte di Gesù, che possiamo aver già vissuto in qualche momento della nostra vita, vivendo sulla nostra pelle l'esperienza più forte del cammino dell'umiltà non ci ha abbattuti nella disperazione, al contrario, ci ha saziati della certezza che Dio Trinità Santa, Pellegrina provvidenza, è con noi, è in noi, e non ci abbandona mai, soprattutto nell'ora della prova più grande della “fame e sete di giustizia”. Allora, sostenuti dalla speranza in Gesù risuscitato una volta per tutte, viviamo nel tempo dello Spirito Santo, e crediamo con tutto noi stessi che è possibile espandere l'Amore di Dio nel mondo, a partire dal nostro cuore purificato dall'esperienza del dolore della nostra morte con Cristo. E l'amore di Dio che si espande nel mondo si chiama misericordia, purezza di cuore e pace. Faremo questo con una consapevolezza chiara dentro di noi: l'unità nella carità, cioè l'Amore da espandere nel mondo con la testimonianza della nostra vita, sarà costantemente perseguitato, giorno dopo giorno, perché ciascuno di noi vivrà in atteggiamento continuo di lotta interiore.
Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è oggi il regno dei cieli.
È la lotta con la certezza della vittoria per espandere misericordia nelle nostre relazioni. Lo Spirito Santo, amore materno di Dio in noi, fa diventare il nostro cuore “con risorto con Cristo” uguale ad un utero materno che sa accogliere e rispettare tutti e tutto il creato, con la tenerezza e la compassione, perché l'amore vero che crea unità è rispetto e accoglienza reciproca, senza giudizio di condanna, perché tutti siamo radicalmente poveri e peccatori. Saremo sempre perseguitati quando vorremo essere misericordiosi, perseguitati dal demonio del potere e del dominio, a causa del nostro egoismo, che ci sospinge a relazioni di uso e consumo, crea la cultura dello scarto e rende il nostro cuore infecondo di amore con l'indifferenza verso la sofferenza dei poveri. Il dominio presente in noi sempre reclamerà la sua rivincita sullo Spirito Santo che ci vuole tutti in una relazione di uguaglianza e rispetto reciproco con gli altri e di contemplazione del “tutto è dono” della natura che ci circonda.
Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia.
È la lotta con la certezza della vittoria per mantenere il nostro cuore puro e vedere Dio nell'esperienza del silenzio e del contatto con lo Spirito Santo che abita in noi. Ma dobbiamo riconoscere che siamo peccatori e che i nostri istinti egoistici ci fanno vivere la lotta interiore giorno dopo giorno tra vita secondo lo Spirito e vita secondo gli impulsi della carne, tra vita nello Spirito Santo, che crea comunione, e vita nel nostro egoismo, che crea rapporti di separazione, per l'esplosione improvvisa delle emozioni negative che affiorano dal nostro intimo, portatore delle memorie di storie dure e tristi da superare, e ci rendono persone con ferite ancora aperte o con cicatrici indelebili per sempre. L'istinto del piacere egoistico ci sospinge continuamente a vivere per soddisfare desideri e saturare il cuore di necessità. Ma siamo nel tempo dello Spirito e siamo tempio dello Spirito Santo con il nostro “sacro corpo” e siamo forti nel sapere che siamo peccatori già perdonati per la risurrezione di Gesù. Quei pochi momenti mistici di comunione vera nello Spirito ci danno la forza di andare avanti consegnandoci al Padre come legno secco da ardere per Amore.
Beati i puri di cuore perché vedranno Dio.
È la lotta con la certezza della vittoria per essere artigiani di pace nell'ideale di arrivare al cuore di tutti con il messaggio più bello che possiamo donare a chi incontriamo nel nostro cammino: tu sei figlio amato di Dio! Essere artigiani di pace è trasmettere quello che abbiamo sperimentato nel momento culminante del nostro cammino dell'umiltà: siamo figli amati nella radicale povertà della nostra condizione umana e nella radicale esperienza della prova, quando il dolore è diventato davvero croce. Ma siamo costantemente perseguitati dall'istinto egoistico della paura, perché non ci fidiamo di tirare i paletti delle nostre sicurezze, quelli che delimitano il nostro territorio vitale, contro i potenziali nemici, che sono gli altri, soprattutto i più diversi da noi per razza, cultura e genere. Per cui, in nome delle nostre conquiste, in nome dei nostri beni da salvaguardare, in nome dei nostri interessi da difendere a tutti i costi, l'altro non è più “il mio fratello”. Ma lo Spirito Santo, che abita dentro di noi, come dono pasquale del Cristo risuscitato, geme e soffre nel nostro cuore perché possiamo realizzare questa pienezza di vita, la pace, lo shalom, nelle nostre relazioni tra fratelli, perché tutti siamo già figli amati dell'unico Padre.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

 

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